Il viaggio – The Journey

Nick Hamm

Dopo 40 anni di conflitti in Irlanda del Nord, i partiti politici britannici e irlandesi si incontrano a St. Andrews, in Scozia, per cercare di stabilire un accordo definitivo di pace. Il successo dei colloqui dipende dal focoso leader del Partito Democratico lealista Ian Paisley e l’ex comandante dell’IRA Martin McGuinness. Per una serie di circostanze i due nemici giurati, che dovranno accettare di condividere il potere, si trovano costretti a fare un breve viaggio insieme, nella stessa macchina. Durante il percorso, all’iniziale diffidenza e scambio di battute amare, seguirà una conversazione che farà emergere spiragli nelle rispettive armature. Una commedia per ricordare quanti sforzi richieda la pace, due attori straordinari per per far (ri)vivere un’amicizia che cambierà il corso della Storia.

 

Gran Bretagna 2016 – 94’

Quanto la dinamica raccontata nel film di Nick Hamm Il viaggio – The Journey corrisponda a come le cose sono effettivamente andate in quel giorno di ottobre del 2006 a St. Andrews, Scozia, o quanto invece la libertà narrativa si sia presa la sua parte non lo sappiamo. Ma di certo, fermo restando uno sfondo solidamente documentato e con nomi e cognomi, l’ipotesi è suggestiva e potente…

Paolo D’Agostini – La Repubblica

NickHamm ricostruisce l’ipotetica trattativa privata tra i due acerrimi nemici divenuti poi Primo Ministro e vice Primo Ministro e invita al confronto e al compromesso un mondo che accecato da aggressività, razzismi e pregiudizi ha smesso di dialogare per imbracciare le anni. Una commedia per ricordare quanti sforzi richieda la pace, bene fragile e prezioso oggi minacciato da nuovi atroci conflitti…

Alessandra De Luca – Avvenire

 

Due uomini chiusi in una Mercedes sotto la pioggia scozzese. Hanno poche ore per ultimare un gesto destinato a cambiare la Storia: mettere fine alla guerra civile che da decenni ha insanguinato l’Irlanda del Nord. Nonostante le resistenze politiche e una manifesta avversione reciproca, il reverendo Ian Paisley leader del Partito Unionista Democratico e Martin McGuinnes del Sinn Féin trovano in quella giornata del 2006 un accordo di pace, sofferto ma tuttora duraturo. Si odiano. L’uno provoca e l’altro risponde con grugniti. Troppo sangue sparso nell’Ulster da decenni, impossibile dimenticare, accettare e perdonare. Temono forse di tradire le proprie fazioni politiche, o semplicemente il proprio orgoglio. Di certo l’allora 81enne pastore presbiteriano Paisley e il 56enne attivista cattolico McGuinnes sono figure spigolose, determinate quanto dolenti, portandosi addosso le cicatrici di ferite mai guarite.
Due personaggi chiave per la storia nordirlandese ma rimaste finora pressoché invisibili alla macchina da presa. A colmare la lacuna ha pensato Nick Hamm, nativo di Belfast e dunque ontologicamente sensibile alla causa. Tenendosi a distanza dal dramma politico, il regista sceglie di mescolare il registro della British comedy al road movie, con l’ovvio sfondo storico del caso. Al centro mette semplicemente il viaggio in macchina – The Journey – compiuto dai due protagonisti in Scozia da St Andrews all’aeroporto di Edimburgo, quale confessionale privato di un hic et nunc irripetibile. I due protagonisti pensano di essere invisibili al mondo ma un punto di vista a loro ignoto li sta osservando e, in un certo senso, manipolando.
Si tratta della “ragion di Stato” incarnata dal Primo Ministro britannico Tony Blair, dai suoi colleghi nordirlandese e irlandese, da un responsabile dell’MI5 a scendere in diplomazia e forze di polizia. Li sorvegliano attraverso uno schermo connesso a una cimice posta all’interno dell’automobile, il cui funzionamento è garantito da un agente sotto le mentite spoglie d’autista. La posta in gioco è troppo importante per lasciarla al privato: il meta-sguardo offerto dal cinema si fa, in tal modo, intermediario con la Storia. Ma è chiaro che a Hamm e al suo sceneggiatore Colin Bateman interessava soprattutto la dialettica fra Paisley e McGuinnes, una sorta di ping-pong verbale governato dall’arguzia e dall’indiscusso talento politico dei due contendenti. Per questo appare indispensabile quanto vincente la scelta di due interpreti in grado di replicare il concetto di “bigger than life”: Timothy Spall nelle vesti di Paisley e Colm Meaney in quelle di McGuinnes. Gran parte della riuscita del film è impressa sui loro corpi e volti, capaci di espressioni-versi-sguardi sostitutivi di mille parole, che pur diventano irresistibili pronunciate nello splendido accento (talvolta slang) irlandese. Un piccolo film senza particolari velleità registiche orientato ad intrattenere mentre mette in scena come può concretizzarsi una pace possibile..

Anna Maria Pasetti – mymovies.it

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