Ferrante Fever

Giacomo Durzi

 

Il viaggio di uno straordinario successo che parte dai vicoli di Napoli e arriva in America. L’opera di Elena Ferrante, i luoghi, i protagonisti dei suoi romanzi attraverso lo sguardo di grandi personaggi e testimoni d’eccezione. A scrivere il film insieme a Durzi è stata la giornalista Laura Buffoni, autrice di un lungo articolo su Elena Ferrante su Internazionale.

 

 

 

 

Italia 2017 – 1h 14’

Passeggiando per le strade di New York, può capitare di imbattersi in una libreria dove spiccano, in bella mostra all’interno di una teca speciale, i romanzi di una misteriosa narratrice italiana. Una scritta al neon “molto anni 80”, coloratissima come quelle dei fast food, li illumina di luci cangianti, strillando “Ferrante fever”. Febbre Ferrante, proprio così. Perché a partire dal 2013, quando il severo critico letterario James Wood recensisce in termini entusiastici per il The New Yorker il primo romanzo del ciclo L’amica geniale, il caso Elena Ferrante – una scrittrice napoletana sconosciuta, autrice di romanzi di successo ma che non ha mai voluto rivelare la sua vera identità – travalica i confini nazionali e diventa un fenomeno globale.Alla fine del 2014, nello stilare la sua classifica annuale, la rivista americana Foreign Policy inserisce Ferrante tra le cento personalità e pensatori più influenti del mondo. Gli estimatori sono molti, dalla scrittrice premio Pulitzer Elisabeth Strout a Jonathan Franzen, passando per i critici più esigenti di New York Times, The New Yorker, Boston Globe ed Economist.Il fenomeno sembra inarrestabile: persino Hillary Clinton durante la campagna presidenziale parla dei romanzi della Ferrante: ipnotici, dice agli ascoltatori del suo podcast, non riesco a smettere di leggerli… Insomma, gli americani vanno pazzi per la Ferrante. Ma non solo: nel frattempo i romanzi del ciclo L’amica geniale conquistano la critica e scalano le classifiche di tutta Europa, dal primo posto in Norvegia alle prime posizioni In Inghilterra, Francia, Germania… In Italia, Elena Ferrante si legge in metropolitana, in treno e sotto l’ombrellone, come la vera e la migliore letteratura popolare, che sa coniugare qualità stilistica, contenutistica e universalità tematica, all’intrattenimento per un pubblico vasto ed eterogeneo. Un tipo di narrativa che sembrava essere sparita dalle case degli italiani e dalle classifiche.

Elena Ferrante è ormai diventata un mito. I lettori la premiano, ma tra gli addetti ai lavori infuria la polemica. Per molti anni la scrittrice è rimasta nell’ombra nonostante il successo di romanzi come L’amore molesto e I giorni dell’abbandono e dei film da essi tratti, e ha già partecipato al premio Strega senza clamori né proteste proprio con il suo primo romanzo nel 1992. Di lei non si sa praticamente nulla, al di fuori della sua dichiarata origine napoletana e dei pochissimi elementi biografici che ha rivelato in La frantumaglia (Edizioni E/O, 2003), una specie di Zibaldone che raccoglie tutti i pezzi, le lettere, i pensieri che hanno accompagnato il lavoro della scrittrice a partire dal 1992.  Ma oggi – in un mondo dove l’apparire è tutto – questo negarsi è diventato uno scandalo. Il successo internazionale ha alimentato un’ondata di polemiche, proteste e illazioni sulla sua identità o sulla candidatura al Premio Strega nel 2015 con Storia della bambina perduta, ultimo romanzo del ciclo L’amica geniale, che ha visti contrapposti Roberto Saviano e Nicola Lagioia, poi vincitore.
Ma chi è Elena Ferrante? Solo un nome dietro il quale si celerebbe un altro scrittore? Che siano Salinger o Pynchon, i Daft Punk, Banksy o Ferrante, come dimostra anche uno dei più divertenti dialoghi di The Young Pope (la serie di Paolo Sorrentino) chi sottrae il proprio volto alla ribalta mediatica attira ancora di più la bramosia dei cultori. È però nei suoi libri che la Ferrante va cercata. Dove altro sennò? “I libri non hanno alcun bisogno degli autori, una volta che sono stati scritti”, sostiene, idea esplicitata dalle copertine dei suoi romanzi che raffigurano donne senza volto (senza testa) o di spalle. Libri in cui – in apparente contraddizione – l’autrice sembra voler raccontare molto della propria vita privata. Ferrante Fever si confronta insomma con l’opera di Elena Ferrante, ricercandone l’identità tra le sue righe

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La “Ferrante Fever” (“febbre”) è l’ammirazione sconfinata e quasi universalmente diffusa nei confronti dei romanzi di Elena Ferrante, autrice della tetralogia de L’amica geniale, oltre che de Le Cronache del mal d’amore, di un racconto per bambini e del saggio La frantumaglia. E Ferrante Fever è anche il titolo di un documentario di Giacomo Durzi, che, fra Napoli e New York, parla della scrittrice dall’identità sconosciuta attraverso le voci e i volti di critici letterari, traduttori e dei registi che hanno tratto film dai suoi libri. “Mi è venuta l’idea di realizzare questo film mentre leggevo di romanzi della Ferrante” – racconta il regista alla stampa. “Mi interessava comprendere un modo di narrare lontanissimo dal mio. È stato scritto molto su questa autrice e mi è venuta voglia di provare a comprendere le ragioni del suo successo internazionale”.
A scrivere il film insieme a Durzi è stata la giornalista Laura Buffoni, autrice di un lungo articolo su Elena Ferrante su Internazionale: “Il primo problema che ci siamo posti è stato come affrontare la questione dell’anonimato. Non volevamo cadere in nessuna tentazione scandalistica, ma ci sembrava comunque intrigante cimentarci nell’inchiesta giornalistica. Poi abbiamo capito che l’identità di Elena non era ciò che realmente ci stava a cuore, oltretutto era un’impresa rischiosa, perché all’epoca la Ferrante cominciava a diventare un fenomeno di massa e il suo rimanere nell’ombra stava inasprendo gli animi. Così ci siamo concentrati sul patto fra la scrittrice e i suoi lettori, perfino lettori illustri come Jonathan Franzen”.
In Ferrante Fever, c’è un uso cospicuo e intelligente dell’animazione, che serve a rappresentare sia la Ferrante che alcuni personaggi dei suoi romanzi. “Da un lato non avevamo una persona in carne e ossa a cui fare riferimento” – spiega Durzi – “dall’altro volevamo rendere originali luoghi e facce che, pescando Elena nel calderone del feuilleton e del romanzo popolare, avrebbero potuto risultare stereotipati. Ecco perché l’animazione è diventata fondamentale. Avere una Ferrante animata ci ha consentito di cogliere la sua aura eterea di donna che sfugge”.
A dare la voce alla Elena “non reale” di Ferrante Fever è Anna Bonaiuto, che ha interpretato Delia nella trasposizione cinematografica, diretta da Mario Martone, de L’amore molesto. “Sento che c’è una certa continuità fra il primo romanzo e la tetralogia de L’amica Geniale” – dice. “Elena diventa sempre più brava. Ho letto tutto ciò che ha scritto, anche le sue lettere, le sue email agli ascoltatori di Radio 3. Questa donna ha dentro una grandezza morale che esprime nei suoi libri. Sono sempre più sorpresa e meravigliata da ciò che scrive, secondo me ha raggiunto il massimo nel momento in cui ha rappresentato un rapporto fra due amiche, che ha narrato in maniera sincera, se vogliamo feroce. I suoi sono libri sulla scrittura, sull’arte, parlano di qualcosa che ogni artista sente particolarmente vicino. Ogni autore si chiede: Cosa scrivo? Come scrivo? A chi scrivo? Dove voglio arrivare? Voglio rivolgermi a tante persone o voglio essere uno scrittore di nicchia?”.
Durante il processo di scrittura, Giacomo Durzi e Laura Buffoni hanno chiesto aiuto agli editori della Ferrante. “Sono stati estremamente collaborativi” – spiega il primo – “perché ci hanno dato molti contatti. A film finito ci hanno fatto sapere che Elena aveva gradito il documentario”. “In realtà” – aggiunge la Buffoni – “le avevamo scritto una lunga lettera, che poi era il nostro diario di viaggio in America. Non ci ha mai risposto”.
Prodotto da Malìa con Rai Cinema in collaborazione con Sky Arte HD e QMI, Ferrante Fever sarà al cinema il 2,3 e 4 ottobre. Dai libri della scrittrice sono stati tratti il sopracitato L’amore molesto e I giorni dell’abbandono di Roberto Faenza. Saverio Costanzo ha invece “messo le mani” sulla tetralogia de L’amica geniale, che trasformerà in una serie tv HBO-Rai composta da 8 episodi..

Carola Proto – comingsoon.it

Il fenomeno mondiale esploso con la tetralogia de L’amica geniale, venduta in 48 Paesi, arrivando nella top ten delle vendite in una dozzina e al primo posto in almeno sei, creato da una scrittrice (o uno scrittore?), capace di coinvolgere milioni di lettori, che fa del suo anonimato una condizione sine qua non per continuare a scrivere. A sondare il mistero e il fascino del personaggio Elena Ferrante ci prova un documentario, Ferrante Fever di Giacomo Durzi, al debutto in sala con un’uscita evento dal 2 al 4 ottobre in oltre 100 copie con Qmi Stardust, e prossimamente in onda su Sky Arte e sulla Rai.
Un viaggio aperto dalle parole estatiche sulla scrittrice, in un’intervista radio, di Hillary Clinton (”non potevo smettere di leggere, mi ha travolto”) e nel quale ci accompagnano fra gli altri, suoi appassionati lettori e colleghi come il premio Pulitzer Elizabeth Strout a Jonathan Franzen, Nicola Lagioia e Roberto Saviano, la traduttrice Ann Goldstein e i registi dei film da suoi libri, Mario Martone (L’amore molesto) e Roberto Faenza (I giorni dell’abbandono). Ma soprattutto ci guidano le parole stesse dell’autrice, tratte dalla sua raccolta di interviste e lettere, La frantumaglia (Edizioni e/o, 2016), lette da Anna Bonaiuto.Volutamente il regista invece lascia da parte ogni indagine sull’identità, limitandosi a evocare, per un attimo, attraverso l’animazione (utilizzata anche per dare forma alle emozioni dei suoi libri), i volti di alcuni dei ‘sospetti’ che si potrebbero nascondere dietro lo pseudonimo: fra gli altri, Mario Martone (che commenta le voci con una battuta), Francesco Piccolo, Goffredo Fofi, Marcella Marmo, o i nomi che tornano più frequentemente, Domenico Starnone e sua moglie Anita Raja. ”Trovo sia un continuo sciocco scherzo cercare di dare un nome a chi non lo vuole” commenta Durzi, che ha pensato al documentario, “perché mi affascinava lo stretto patto che la Ferrante è in grado di creare con il lettore”. Un legame, che anche per la scrittrice è fondamentale: ”Un vero lettore non va confuso con il fan, il vero lettore non cerca la faccia friabile dell’autrice in carne e ossa che si fa bella per l’occasione ma la fisionomia nuda che resta in ogni parola efficace”. Stare nell’ombra ”è un’espressione che non mi piace – aggiunge – sa di complotto, di sicari. Ho preferito pubblicare libri senza sentirmi obbligata a fare di mestiere la scrittrice, finora non mi sono pentita”.
Elena Ferrante ”esiste solo nei libri e la trovo una scelta elegantissima, non abusa dello pseudonimo” dice Saviano, che nel 2015 l’aveva candidata fra le polemiche, al premio Strega. Qual’è allora il suo segreto? Per Franzen, che ha divorato in due settimane i libri de L’amica geniale, la capacità, ”che ha ogni grande scrittore, di aprire gli occhi dei lettori su un universo che è sempre stato lì ma di cui nessuno si era accorto”. Lagioia riflette invece sulla diffidenza verso di lei di una parte dell’ambiente letterario italiano dove ”il successo non si perdona a nessuno”. Anna Bonaiuto che è stata anche protagonista 22 anni fa de L’amore molesto invece la considera da sempre ”una grandissima scrittrice che ha anche una grandezza morale – commenta oggi in conferenza stampa-. Ha continuato a sorprendermi”. E la Ferrante come ha preso il documentario? ”Ha espresso un pensiero, definendolo «assai bello»” dice Durzi. Ora a dare nuove immagini al suo universo letterario ci penserà Saverio Costanzo che sta lavorando alla serie su L’amica geniale prodotta ha Hbo e Rai.

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ansa.it – cultura

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