Le cose che verranno – L’avenir

Mia Hansen-Løve

Nathalie insegna filosofia in un liceo di Parigi. Per lei la filosofia non è solo un lavoro, ma un vero e proprio stile di vita. Un tempo fervente sostenitrice di idee rivoluzionarie, ha convertito l’idealismo giovanile “nell’ambizione più modesta di insegnare ai giovani a pensare con le proprie teste” e non esita a proporre ai suoi studenti testi filosofici che stimolino il confronto e la discussione. Sposata, due figli, e una madre fragile che ha bisogno di continue attenzioni, Nathalie divide le sue giornate tra la famiglia e la sua dedizione al pensiero filosofico, in un contesto di apparente e rassicurante serenità. Ma un giorno, improvvisamente, il suo mondo viene completamente stravolto: suo marito le confessa di volerla lasciare per un’altra donna e Nathalie si ritrova, suo malgrado, a confrontarsi con un’inaspettata libertà. Con il pragmatismo che la contraddistingue, la complicità intellettuale di un ex studente e la compagnia di un gatto nero di nome Pandora, Nathalie deve ora reinventarsi una nuova vita…. Isabelle Huppert gioca la partita sul filo di una straniata malinconia sempre controbilanciata dall’ironia e La Hansen-Løve nel un leggiadro tocco di regia sa trovare quella credibilità e quella semplicità che sanno rendere autentico questo mélo senza melodramma, dove la forza della verità vince su tutto.

ORSO D’ARGENTO PER LA MIGLIOR REGIA AL 66. FESTIVAL DI BERLINO (2016)

Francia/Germania 2016 – 1h 40’

Con la leggerezza profonda che caratterizza tutte le sue opere, la regista francese Mia Hansen-Løve, erede dichiarata degli autori della Nouvelle Vague, spesso paragonata a Eric Rohmer, dipinge ne L’avenir (…) il ritratto di una moglie, madre e insegnante di filosofia alle prese con quei momenti dell’esistenza in cui sembra che tutto congiuri per farci crollare. (…) Nei panni di Nathalie, Huppert si muove con la naturalezza che la rende una delle migliori attrici della scena internazionale, fragile e brusca, esile e forte (…). In una commedia hollywoodiana avremmo visto lo stesso personaggio, nella stessa situazione, correre dall’analista o dal chirurgo plastico, partire per un viaggio catartico intorno al mondo oppure fare l’amore con l’allievo bello e intelligente (…). Ma siamo in un sensibile racconto alla francese dove può succedere, in tutta naturalezza, che una filosofa lavi i piatti dopo cena, oppure versi lacrime solitarie senza tralasciare gli impegni di insegnante esigente.

Fulvia Caprara – La Stampa

 

(…) la regista francese sembra ritrovare lo slancio di una narrazione limpida dopo le forzature del precedente Eden (…) C’è molta filosofia nella costruzione del film, ma la dimensione letteraria è sempre quella prediletta da Hansen-Løve. A differenza però di tutti gli altri film, concentrati su personaggi giovani, spesso ispirati alla propria esperienza, qui al centro c’è la figura di un donna più che cinquantenne colta anche lei in un momento di passaggio. Suona strano dire «romanzo di formazione» per l’età adulta eppure è così. (…) La cosa bella però di questo personaggio femminile è che nonostante i colpi e la fragilità non perde sé stessa inseguendo modelli o logiche lontane da sé. Non finisce a letto con il ragazzetto (tipica cosa dei maschi alla sua età) e semplicemente riparte da questa sua libertà – nel frattempo è diventata nonna – che è la solitudine e la gioia comunque del suo mondo che non vuol dire rinunciare alla propria vita. L’avenir è qualcosa di aperto, la scommessa è riuscire a coglierne le promesse.

Cristina Piccino – Il Manifesto

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