Moonlight

Barry Jenkins


Miglior film
Miglior attore non protagonista [Mahershala Ali]
Miglior sceneggiatura non originale [Barry Jenkins e Tarell Alvin McCraney]

Storia della vita, dall’infanzia all’adolescenza alll’età adulta di Chiron, un ragazzo di colore cresciuto nei sobborghi difficili di Miami, che cerca faticosamente di trovare il suo posto del mondo. Una riflessione intensa e poetica sull’identità e sul senso di appartenenza, sulla famiglia, l’amicizia e l’amore. Un film visivamente sontuoso, narrativamente spericolato, socialmente incandescente. Almeno 2 Oscar meritati!

USA 2016 – 1h 51’

Nella sua poetica esilità, l’opera seconda del 35enne Barry Jenkins ha vari motivi di interesse, a partire dal fatto che all’implicita domanda «Cosa significa essere nero nell’America di oggi?» risponde con il ritratto giocato fuori dagli stereotipi di un giovane gay, dimostrando che la questione dell’identità di un uomo di colore è tema complesso e non banalmente riconducibile a livello di problemi di razza. All’origine c’è soggetto teatrale, In Moonlight Black Boys Look Blue, nel quale il drammaturgo in ascesa Tarell Alvin McCraney, coetaneo del regista e come lui natio di Miami, ricorda la sua esperienza di adolescente omosessuale alle prese con i pregiudizi e la violenza di un ambiente nero machista. Del testo il film mantiene la divisione in tre capitoli che sull’arco di una ventina d’anni vanno a tratteggiare il percorso di formazione di Chiron (…).

 

Nella trasognata fotografia di James Laxton, il sobborgo di Miami dove si svolge la storia acquista un’onirica valenza di realtà rievocata; e Jenkins possiede un’indubbia capacità di suggerire gli stati d’animo attraverso il fluido scorrere di immagini ben contrappuntate dalla ricca colonna musicale curata da Nicholas Briten. Lungi dall’aspirare a romanzesca solidità, Moonlight vibra di un’emozionale corda lirica, ed è questo il registro su cui sintonizzarsi per apprezzarne l’innovativa sensibilità.

Alessandra Levantesi Kezich – La Stampa

Lascia un commento