Il dubbio – Un caso di coscienza

Vahlid Jalilvand

Il dottor Narima, anatomo-patologo, uomo onesto e di solidi principi, ha incidente in cui resta coinvolto un bambino. Il padre decide di non portare il ragazzino in ospedale, ma alcuni giorni dopo il dottore viene a sapere che lo stesso bambino è giunto nello stesso ospedale in cui lui lavora per un’autopsia per morte sospetta… Una vicenda appassionante, costruita con grande rigore e segnata dal dubbio e dai rimorsi, dalle difficile comunicazione tra le diverse classi sociali, dal peso delle responsabilità che certe scelte possano avere sulle vite altrui. Cinema iraniano di qualità!

VENEZIA 74
PREMIO ORIZZONTI PER LA MIGLIORE REGIA
PREMIO ORIZZONTI PER LA MIGLIOR INTERPRETAZIONE MASCHILE

No Date, No Signature
Bedoune Tarikh, Bedoune Emza

Iran 2017 – 1h 44′

 VENEZIA –  Pieno padrone delle procedure del suo mestiere, ed estremamente scrupoloso nel seguirle e applicarle, non senza conoscere bene le conseguenze etiche e morali che ogni loro variazione comporta, un medico legale una sera viene urtato in auto e inavvertitamente va a colpire un motorino che trasporta quattro persone: un capofamiglia, sua moglie, un ragazzino e una neonata. Tutti i componenti sembrano stare bene, tranne qualche acciacco. Il medico consiglia di presentarsi immediatamente al pronto soccorso, ed offre dei soldi al capofamiglia per dimenticare la faccenda. Questi accetta i soldi, ma ignora i consigli. Dopo poche ore il medico legale vede recapitarsi in ospedale il cadavere del ragazzino…


Molto spesso il cinema del Medio Oriente ci ha insegnato quale effetto domino sia possibile innescare da un singolo evento. Ma No Date, No Signature, opera seconda di un autore che già Venezia coccola, dopo averne tenuto a battesimo l’esordio Un mercoledì di maggio (circolato, anche se pochissimo, nelle nostre sale), prova ad andare al di là del discorso sulla verità da ricercare nelle ragioni degli uomini. A Venezia 74 nel Concorso ufficiale trovava posto anche il bellissimo The Third Murder di Hirokazu Kore-eda, un film in cui andava in pezzi il concetto di soggettività del giudizio. Jalilvand, con uno sguardo già maturo all’opera seconda, scarnifica il concetto di oggettività dei fatti, introducendovi quel seme del dubbio che solo uno scrupolo di coscienza può dettare. Con un montaggio serrato ed appassionante, quasi da thriller, il film costruisce la credibilità dei personaggi senza dimenticare la loro origine sociale (il medico benestante cerca di sensibilizzare l’incidentato, un proletario sprovveduto, perché si prenda a cuore il benessere fisico suo e della sua famiglia andando in Pronto Soccorso), ma azzerandone di fatto l’incidenza sugli sviluppi. Il medico va in crisi non per questioni di empatia o di morale, ma perché si insinua in lui il tarlo della fallacia nella sua analisi di tutte le possibili variabili derivanti da una sua azione casuale.
Nel cinema iraniano non è così frequente indagare sulla crisi dell’intelletto quanto della morale, e Jalilvand gioca sul tema con intelligenza, accostandovi quello della sofferenza (morale anch’essa) del povero proletario, forse reo pure lui di leggerezza di giudizio (non sveliamo perché). E quando è ora di tirare le fila di tutti questi trinceramenti, la regia è in grado di mettere sullo stesso piano conoscenza ed ignoranza grazie ad una drammaturgia efficace e asciutta.
Siamo convinti che, alla terza prova, Jalilvand potrà incontrar finalmente la valorizzazione sul piano internazionale che merita. Nel frattempo, nella sezione Orizzonti No Date, No Signature ha meritatamente vinto il Premio per la Regia e quello per l’interpretazione maschile a Navid Mohammadzadeh.

Pietro Liberati – MCmagazine 43

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