La stanza delle meraviglie

Todd Haynes

Ben e Rose sono due bambini di epoche diverse che segretamente desiderano una vita diversa dalla propria. Ben cerca il padre che non ha mai conosciuto, Rose sogna una misteriosa attrice di cui raccoglie foto e notizie nel suo album. Due storie parallele ambientate in periodi storici diversi – la prima negli anni Settanta, la seconda negli anni Venti, girata in bianco e nero, come fosse un film muto – destinate a incrociarsi in maniera inaspettata e rocambolesca. Una storia di grande fascino, un omaggio al cinema delle origini capace di restituire anche tutta la complessità del mondo infantile e la densità di quello silenzioso.

 

 

Wonderstruck
Usa 2017 – 2h

Tratto dall’omonima graphic novel di Brian Selznick (che firma anche la sceneggiatura), il film traduce la diversità letteraria tra pagine scritte e disegnate (tipiche dell’autore, cui si deve anche La straordinaria invenzione di Hugo Cabret, filmato da Scorsese), alternando il bianco e nero muto per le scene nel 1927 e il colore parlato per quelle nel 1977. Che naturalmente a un certo momento troveranno il modo di intrecciarsi. Intanto vale la pena sottolineare come questa apparente storia per bambini – ‘spielberghiana’ verrebbe da dire – non tradisca le ambizioni autoriali di Todd Haynes: anche qui si parla di amori infelici (e in parte impossibili), si ritrova la stessa maniacale precisione nelle ricostruzioni d’ambiente (Ed Lachman ha fatto miracoli nel ritrovare i colori degli anni 70), la stessa ambizione di usare il passato per parlare del presente e di distruggere la piatta logica narrativa. Con in più un omaggio al cinema come abilità artigianale, capace di affascinare senza far ricorso alla tecnologia digitale, risposta nemmeno tanto mascherata a chi si ostina a pensare solo a un cinema fatto di effetti speciali.

Paolo Mereghetti – Il Corriere della Sera

Una favola sospesa tra due epoche, un’avventura che celebra il coraggio dei più piccoli, un omaggio al grande schermo e alle sue infinite possibilità espressive. Con Wonderstruck (…) Todd Haynes (Lontano dal Paradiso, Io non sono qui, Carol) si lancia in una serie di pericolosi salti mortali. II primo è nell’intreccio di due film, uno in bianco e nero e senza parole, ambientato nella New York del 1927, l’altro, movimentato e colorato, nel cuore della Grande mela Anni 70. II secondo è nel dirigere tre attori bambini, Oakes Fegley (Ben), Jaden Michael (Jamie) e la piccola sordomuta Millicent Simmonds (Rose), scelta dopo lunghe ricerche. Il terzo nel trasformare in immagini un racconto illustrato, nato dalla fantasia rigogliosa di Brian Selznick, autore anche di Hugo Cabret, da cui l’opera di Scorsese. Le sfide, insomma, erano tante e l’impressione è che Wonderstruck le abbia vinte tutte, tenendo insieme il genio creativo del regista con la forza dei sentimenti, la raffinatezza della ricerca visuale con la carica emotiva di una storia basata su abbandoni e ritrovamenti familiari. Qualcuno ha già accusato Haynes di scelta «mainstream», in favore del grande pubblico, ma il bello di Wonderstruck è proprio in questo, un film caldo e affettuoso in una cornice di assoluta perfezione formale.

Fulvia Caprara – La stampa

(…) sulla scia del cinema spielberghiano per famiglie, ci regala a partire da La stanza delle meraviglie, bellissima graphic novel di Brian Selznick (l’autore anche di Hugo Cabret) una storia di grande fascino e originalità. (…) Due storie parallele ambientate in periodi storici diversi – la prima negli anni Settanta, la seconda negli anni Venti, girata in bianco e nero, come fosse un film muto di Vidor o Murnau – destinate a incrociarsi in maniera inaspettata e rocambolesca. Prodotto da Amazon, il film interpretato tra gli altri da Julianne Moore, Michelle Williams e la piccola Millicent Simmonds (…) è un omaggio al cinema delle origini capace di restituire anche tutta la complessità del mondo infantile e la densità di quello silenzioso.

Alessandra De Luca – LAvvenire

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