Sea Sorrow – Il dolore del mare

Vanessa Redgrave

Il debutto alla regia di Vanessa Redgrave è una personalissima e ampia meditazione sull’attuale crisi globale dei rifugiati. Una profonda riflessione sull’importanza dei diritti umani narrata attraverso gli occhi e le voci di attivisti e bambini, mescolando passato e presente, documentario e dramma: Emma Thompson legge scritti di Sylvia Pankhurst, Ralph Fiennes recita versi de “La Tempesta” di William Shakespeare…
versione originale sottotitolata

 

 

 

 

Sea Sorrow
Gran Bretagna 2017 – 1h 14′

Si può esordire alla regia a ottant’anni? Sì, secondo Vanessa Redgrave, attrice che dopo una carriera davanti alla macchina da presa (più di cento apparizioni, tra cinema e televisione) ha scelto di fare il grande passo con Sea Sorrow. Si tratta di un documentario sulle condizioni precarie degli immigrati sbarcati sulle sponde del Mediterraneo, tra Italia, Grecia e Francia, incentrato su chi ha abbandonato la propria terra cercando riparo dalle guerre e dalle dittature.
Da sempre sensibile alle cause sociali, Vanessa Redgrave firma un lungometraggio impegnato e strutturato in modo abbastanza complesso: si alternano interviste, testimonianze, video di repertorio e molto altro in questo documentario sentito, ma un po’ confuso e non sempre capace di gestire al meglio la tanta carne al fuoco. Vanessa Redgrave propone una profonda riflessione sull’importanza dei diritti umani, mescolando con coraggio i registri e gli stili, il passato e il presente, seppur non sempre riuscendo a evitare le trappole del didascalismo. Da segnalare che al film hanno contribuito Emma Thompson, che legge scritti di Sylvia Pankhurst, e Ralph Fiennes che recita versi de La Tempesta di William Shakespeare. Il titolo del film prende spunto proprio da una citazione del dramma con protagonista Prospero.

Andrea Chimento – cinematografo.it

A ottant’anni Vanessa Redgrave mette la sua celebrità al servizio dei rifugiati e realizza un documentario sui migranti che cercano asilo in Europa. Da sempre sensibile alle cause sociali, l’attrice inglese debutta dietro la macchina da presa dopo un viaggio di ricognizione in Italia e in Grecia, a Calais e a Londra sulle tracce di chi ha abbandonato la sua terra in cerca di un riparo dalle guerre, le dittature, la violenza. Se la voce è sottile e il respiro corto, lo sguardo di Vanessa Redgrave è ancora intenso e saldo sulla crisi umanitaria e il suo eterno ripetersi.
La regista pesca nella Storia (la seconda Guerra Mondiale) e nella sua storia di bambina rifugiata e traslocata, lasciò Londra per trovare riparo alle bombe tedesche in campagna, alcune lezioni utili per sensibilizzare e riflettere sulla solidarietà. Improntato, fin dal titolo, su un monologo di Shakespeare (La tempesta), Sea Sorrow mette in relazione l’esilio di Prospero e dei rifugiati. Donando alla tragedia che si ‘gioca’ attualmente in Europa gli accenti del dramma shakespeariano, l’attrice richiama gli europei al proprio dovere. L’idea del documentario non è quella di distinguere destini individuali dalla massa anonima fuggita dalla Siria o dall’Afghanistan, ma esaminare la risposta dell’Europa, in particolare quella (poco generosa) del Regno Unito.
Il risultato, un po’ confuso, alterna discorsi e performance ‘ingombranti’ (Emma Thompson, Ralph Fiennes) ma trova il suo lampo nell’intervento e nell’eredità del barone Alfred Dubs. La sua testimonianza biografica e la maniera di evocarla avrebbero meritato un film interno. Vecchio membro del partito Laburista, nato a Praga da padre ebreo e sopravvissuto alla ferocia del nazismo grazie a un programma di soccorso per i bambini provenienti dalla Germania e dai territori occupati (Kindertransport), Alf Dubs ricambia quel gesto d’amore votandosi alla causa dei minori. Il suo emendamento della legge sull’immigrazione è stato adottato dalla Camera dei Comuni e per la prima volta il governo britannico si impegna a prendere in carico i rifugiati minori ‘repertoriati’ nel campo di Calais, che potranno finalmente beneficiare dell’educazione, dell’amore e dell’attenzione di una famiglia. Il documentario, nato dalla volontà di far comprendere ai suoi compatrioti che è urgente (e umano) tendere una mano, è timido nella forma ma sincero nelle intenzioni: denunciare la giungla di Calais e l’intransigenza che l’Europa riserva ai rifugiati.
Con una generosità tutta materna, Vanessa Redgrave riporta al centro della discussione pubblica (inter)nazionale l’immigrazione. Se il pensiero sociale fa marcia indietro, Vanessa Redgrave lavora per cambiare la direzione di marcia e spostare più in là sensibilità (britannica). Girato con mezzi frugali e prodotto dal figlio, Carlo Nero, Sea Sorrow trova tutto il suo interesse nell’impegno personale dell’attrice che assimila la sua infanzia alla situazione delle popolazioni dislocate e trasfigura la solidarietà nei versi di Shakespeare, interpretati da Ralph Fiennes. Dando la parola ai rifugiati e alle loro storie straordinarie e dolenti, Sea Sorrow dimostra, malgrado le goffaggini e la näiveté, che il legame tra una ricca signora inglese e un adolescente guineano è più forte di quello che li separa. Icona del teatro britannico e del cinema mondiale, Vanessa Redgrave emerge dal passato la condizione di “bambina di guerra” e conduce la sua fragile silhouette attraverso i campi profughi. Da quei luoghi depressi e concentrazionari, getta una bottiglia in mare e attende che raggiunga una riva accogliente.

Marzia Gandolfi – mymovies.it

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