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link ai film  in calce, nel manifesto!

 



Non ci troviamo sempre in sintonia con la febbre divistica che imperversa sulle riviste illustrate, di cinema e non. Senza arrivare alla patinata provocazione dei calendari "dedicati", anche le biografie un po' professionali e un po' pettegole ci lasciano indifferenti. E la ricerca filmografica accurata acquista senso spesso solo per alcuni mostri sacri a cui il tempo (e la storia del cinema) hanno dovuto inchinarsi… Perché allora invischiarci in una personale completa (nelle produzioni di fiction) di Ed(ward) Norton?

Perché dalla prima volta che l'abbiamo visto sullo schermo duettare con la grazia di un musical-boy provetto in Tutti dicono I love you, ci è sembrato di cogliere in lui una presenza scenica non comune. Impressione subito avvalorata dalla sicurezza con cui imbrigliava l'avvocato difensore Richard Gere  in Schegge di paura  (nomination come non-protagonista - oscar '96) e dal breve ma significativo ruolo che riusciva a ritagliarsi a fianco di Woody Harrelson e Courtney Love (Larry Flynt).  Il suo carisma si è confermato nella discesa agli inferi che l'ha portato dai tavoli da poker de Il giocatore (in cui faceva da spalla a Matt Damon) alla mostruosità razziale di American History X (1998: la sua tormentata figura di naziskin gli è valsa un'altra candidatura all'oscar, stavolta come attore protagonista), fino alla schizofrenia autodistruttiva di Fight Club (sconvolgente il gioco al massacro con l'alter-ego Brad Pitt)…

Ritrovarlo interprete e regista di una commedia lieve e introspettiva, spassosa e raffinata come Tentazioni d'amore è stata insieme una sorpresa e una conferma. Trentun anni e un curriculum d'attore invidiabile, sette film e un faccia a faccia sempre vincente con attori del calibro di Gere, Damon, Pitt, Stiller, De Niro (Il genio della rapina, di prossima uscita), un esordio d'autore che ha scomodato confronti con Allen e Cukor: una personale di un attore-feticcio generazionale o di un regista-promessa di una nuova new-hollywood?

e.l. presentazione programma LUX febbraio-aprile 2001





A Edward Norton Ciak ha dedicato un profilo firmato da Michele Anselmi

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erte volte sembra che finalmente a Padova la circuitazione del buon cinema sia davvero "libera". In realtà restano delle sacche di cinema "emarginato" che seguono la logica perversa delle uscite intempestive (lo "spazio buio" di agosto) e del pronto riscontro commerciale (se la risposta al botteghino non è adeguata…). Così, purtroppo, ogni volta la nostra serie di cinema invisibile risulta più ricca e stimolante…

Si parte con Liberty Heights, una deliziosa  commedia adolescenziale, un ennesimo "come eravamo" made in USA, ma rivitalizzato da una finezza psicologica mai banale, da una insinuante denuncia civile (l'anima intollerante degli States!), e da una colonna sonora travolgente, da Sinatra a James Brown.  Ancora America con Mumford (di Lawrence Kasdan!) e ancora nostalgia, ma non quella del déjà vu temporale, bensì quella dell'utopia di un paese puro nel cuore e nelle intenzioni, "indagabile" per titoli professionali non adeguati, ma assolvibile nel profondo, grazie ad un "uso improprio" di quella psicanalisi che è diventata il passepartout esistenziale di una società carica di contraddizioni.

Uno dei pezzi forti di questo programma è poi il dittico-riflessione sulla stato dell'arte della science fiction (2001: quale presente per la fantascienza?). Nell'anno del mitico Odissea nello spazio, l'umanità non viaggia certo in business-class verso la Luna, cullata dalle note di Strauss, ma non ha preso consistenza  neppure l'incubo delle tecnologie informatiche. 

È piuttosto il monito di Huxley (Il mondo nuovo) a serpeggiare, tra clonazioni annunciate e  frontiere della bioetica infrante, mentre i capisaldi cinematografici di questo fine millennio restano la saga retroattiva di Star Wars e la mai doma angoscia seriale di Alien. E proprio tra le spire della genetica e la tensione dell'horror spaziale si collocano un invisibile "storico" (1997) come Gattaca, opera prima di Andrew Niccol  (sceneggiatore di Truman Show) e il nuovissimo (ma non meno reietto dal circuito padovano) Pitch Black.

La parentesi della festa della donna prevede il doveroso recupero di La mappa del mondo: non solo un prova memorabile di Sigourney Weaver, ma anche una fotografia "piatta" e impietosa dell'isolamento esistenziale in una delle tante, piccole comunità della provincia yankee, chiuse alla solidarietà e "disponibili" al sospetto e all'ostracismo.

Gli fa seguito una mini-personale "di coda" dedicata agli ultimi 3 FILM DI Amos Gitai film successivo in archivio. Giusto in questi mesi l'attenzione è puntata sulla nuova opera del regista israeliano, Eden: la nostra proposta è l'occasione per accostarsi ad un autore personalissimo, rigoroso e coerente, capace di "nascondere" il proprio stile dietro la quotidianità di una crisi di mezza età (Giorno per giorno), di trasmettere emozioni forti con un'opera di integralismo religioso (Kadosh), di dividere l'opinione pubblica con l'apparente taglio documentaristico di un film lancinante come Kippur.

In chiusura un altro titolo vergognosamente passato sotto silenzio in città: Hamlet 2000 non è un prodotto realizzato per inerzia, un ulteriore shakespeare-film per seguire la moda che ha premiato sul mercato Luhrmann (Romeo & Juliet) e Madden (Shakespeare in Love), ma una sapiente rivisitazione attualizzata e costruita con rispetto assoluto del testo originario.

Speriamo che il nostro entusiasmo per questo nuovo ciclo si concretizzi in una confortante risposta di presenze in sala. Lo spirito del circolo the Last Tycoon è soprattutto questo, "godersi" insieme non solo le primizie domenicali d'essai, ma, almeno una volta alla settimana, qualche film "doc" da scoprire, una rinfrancante esperienza di cinema invisibile!

e.l. presentazione programma TORRESINO febbraio-aprile 2001

 

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