agosto-settembre
ottobre 2008

trimestrale di cinema, cultura e altro... ©

n° 24
Reg.1757 (PD 20/08/01)

Domande di fine ottobre.
La prima, cruciale. Può una nazione giocare il suo futuro senza investire sulla crescita culturale-educativa delle nuove generazioni?
La seconda, duplice. Cosa provoca il consenso popolare da cui un governo attinge voti? A quali livelli di incoerenza politica deve arrivare un governo per perdere tale consenso?
La terza, duplice e disperante. Cosa deve fare un'opposizione schiacciata dai "numeri" della maggioranza? Cosa può fare un elettorato sempre più disilluso sapendo di dover attendere la fine del mandato perché l'onda anomala dello tzunami socio-politico possa arrestarsi?
Mentre chiudiamo la pagina risuona ancora l'eco della grande mobilitazione per la scuola di studenti-insegnanti-genitori (31 ottobre), delle dichiarazioni di Cossiga su come gestire cortei e manifestazioni (gli scontri di Roma sono incorrelati?), del pressapochismo matematico del ministro Maroni (un milione di presenze conteggiate come 100.000). Il problema non è tanto (solo) la legge Gelmini, è la tracotante indifferenza di Berlusconi e dei suoi scherani di fronte  ad una protesta di solidarietà nazionale: svilirla come "di parte" è di allucinante ciecità politica.
Chiudevamo il numero precedente con un ricordo del
'68. Dieci anni passati invano? Allora si cominciò con gli studenti, poi si finì con gli anni di piombo. Esce in questi giorni nelle sale
La banda Bader Meinhof: che il cinema ci sia di monito.





  F
estival dell'incongruenza
l'ultima Mostra del Cinema di Venezia. Incongruenza di programmazione del calendario (debole in partenza, denso nel finale), incongruenza di progettualità culturale (l'imprinting Biennale-Muller non basta a tonificare un concorso messo talvolta alla berlina nel confronto con le scelte di SETTIMANA DELLA CRITICA e GIORNATE DEGLI AUTORI), incongruenza di pianificazione gestionale (il rilancio punta tutto sul nuovo Palazzo del Cinema, ma gli spazi d'accoglienza? Il Lido resta un'oasi elitaria e la risposta di albergatori e ristoratori   alla   diminuzione   di   presenze

è "alzare i prezzi per pareggiare gli incassi"...), incongruenza nei premi assegnati: il caso The Wrestler resta l'occasione mancata per segnalare che la forza dell'interpretazione può far grande un buon film, il doppio riconoscimento a Bumažnyj soldat è sintomo di un verdetto rattoppato, che la produzione di The Hurt Locker si sia risentita perché il lancinante film di Kathryn Bigelow non ha trovato il minimo consenso tra i giurati è, non solo"commercialmente", condivisibile.
Che poi il cinema resti (per fortuna) una scelta inesatta lo dimostra la difficile unanimità su ogni scelta critica, la soggettività di giudizi e consensi. Così le recensioni presenti su queste pagine stanno a segnalare le nostre personalissime preferenze.

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  Va subito detto: questa è una crisi anomala, niente confronti con il 1929, la quota Novanta, la grande depressione. Per descriverla il ministro Sacconi citava una frase di Roosvelt: “oggi dobbiamo avere paura solo della paura”. Infatti siamo in una situazione che va al di fuori della statistica, le ondate di vendita irrazionali hanno depresso il mercato obbligazionario, la mancanza di fiducia ha fatto impennare i tassi, il mercato immobiliare è più inchiodato di Cristo in croce, i materassi vanno a ruba. Fino allo scorso anno le banche ti pregavano per fare un mutuo, anche per comprare la casa del cane. Oggi se vai a chiedere un mutuo in banca, chiamano i carabinieri. >>

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Lovely Raining Ireland

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in rete dal 3 novembre 2008

redazione!
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