(luglio) agosto- settembre
ottobre
2009

trimestrale di cinema, cultura e altro... ©

n° 27
Reg.1757 (PD 20/08/01)

 

   Bufala o utopia? Il concetto di libertà/oggettività di informazione si macera oggi in questa ambigua doppia identità. Non è un problema di orientamento politico di destra o di sinistra, è una questione di lavorare per un'informazione che informi, che risulti divulgativa di una notizia (fresca o datata che sia), che sappia avvincere/convincere con una sua "pulizia" di forme e contenuti. Non è un discorso Berlusconi-centrico. Qui è ovvia la faziosità che in fondo è biunivoca: non è tanto lo scandalo per un sistema "pubblico" compiacente (il caso RAI 1 nell'affare escort), ma su notizie ormai eclatanti non sarebbe lecito aspettarsi un black-out culturale che, una volta data spazio alla notizia, eviti la febbre da scoop (la rincorsa all'audience da Porta a Porta ad Anno zero...). Il fatto è che il focalizzarsi (fossilizzarsi) sulle notizie scandalo, sulle diatribe di prese di posizione politicamente schierate (che portano raramente a dinamiche di informazione trasparente e oggettiva) fa perdere di vista il metodo deontologico con cui una notizia va affrontata. E poi... Sulla carta stampata pagine e pagine ridondanti di politica interna sono solo un inopportuno tributo ad una classe politica che è abituata a parlarsi addosso (anche dagli scanni del parlamento), nei servizi televisivi interviste ossessive a parenti e conoscenti delle vittime (di disastri, tragedie e delitti) sono un'oscenità intrusiva, nei talk-show che pescano i loro opinionisti tra personaggi pubblici di dubbia valenza etico-culturale affiora inesorabile una provocatoria, vacua spettacolarizzazione. Quale approfondimento "educativo" possono avere le intemperanze sboccate di Vittorio Sgarbi? Quale informazione "morale" può fornire una pseudo-subrette autocompiacente come Alba Parietti?. E il dare reiterato spazio alle offese smargiasse di un ministro maleducato come Brunetta non azzera forse qualsiasi speranza di un'informativa davvero necessaria e costruttiva?
Se ancora ha voce l'utopia di un'informazione che sa distinguere i fatti dalle opinioni, la concretezza dell'informazione attuale le lascia ben poche chance. In tale situazione ogni discussone di libertà/oggettività risulta in fondo una bufala.

 

Quando vedrete il giudice Greenfield…

Inter o Milan, Bergman o Fellini, Grazzini o Kezich? Ci sono prese di posizione a largo raggio, altre generazionali. Sulle pagine del Corriere della Sera e della Repubblica Grazzini e Kezich parlavano dello stesso cinema, degli stessi film, ma il tono, lo stile erano diversi. Più accademico, strutturato tra sinossi e distaccata analisi "artistica" l'uno, più partecipe culturalmente del contesto e del senso del tempo, in cui un'opera nasce e con cui si confronta, l'altro.
E poi Tullio Kezich aveva il dono della sintesi (andate a consultarvi i volumi del Millefilm), l'eclettismo di un uomo cinematografico a tutto tondo: scrittore (buon ultimo Noi che abbiamo fatto la dolce vita), "riduttore" (da Il fu Mattia Pascal a La coscenza di Zeno) ed autore teatrale (sulla sua Trieste: Il Vittoriale degli italiani e L'americano di San Giacomo); per il cinema, anche produttore (I basilischi), sceneggiatore (in abbinata con Philip Roth La leggenda del Santo Bevitore) nonché attore (Il posto, sempre del suo amico Olmi). E, come se non bastasse, aveva l'amore dichiarato per il western...
Il titolo di questo “coccodrillo” è preso, pari pari, da quello di un articolo apparso su La Repubblica il 27 novembre 1980. Parlando di Ombre Rosse Tullio Kezich citava alcune frasi memorabili, come, appunto, le ultime parole del baro Hatfield: “Quando vedrete il giudice Greenfield, ditegli di suo figlio…”. Kezich diceva che ne avrebbero potuto trarre il titolo per una sua autobiografia, ora ci permettiamo di usarlo per un rispettoso ricordo.
                                           ezio leoni

         Sono quattro i titoli che, oltre al maxi-documentario di Michael Moore (Capitalism: A Love Story) meritavano un riconoscimento dalla giuria della 66° Mostra del Cinema: Lebanon, Women Without Men, Life During Wartime e Lourdes. Di queste purtroppo solo le prime tre alla fine hanno trovato posto nella premiazione (rispettivamente Leone d’oro, Leone d’argento per la regia ed Osella per la miglior sceneggiatura), ma non ci si può troppo lamentare, ben di peggio era successo negli anni scorsi. Piuttosto fa sorridere il premio Mastroianni per la miglior attrice emergente a Jasmine Trinca (Il grande sogno) che vanta quasi dieci anni di carriere alle spalle (l’esordio era stato con La stanza del figlio, nel 2001) e c’è da domandarsi perché un film come Soul Kitchen, simpatico fin che si vuole, ma certo compromesso con un'ilarità talvolta troppo scontata e accattivante, sia stato preferito a Lourdes, che tutti aveva impressionato per il rigore formale e l’approccio di rispettosa perplessità di fronte al mistero dei miracoli.
In ogni caso le opere in concorso hanno per lo più tutte ben figurato; ha forse deluso
The Road, non ha convinto tutti la doppia presenza di Herzog, ma una sorprese davvero piacevole è stata il filippino Lola, originale nella struttura narrativa, sorprendente nell'impatto emotivo. E di tutto rispetto stavolta anche la presenza italiana: se il debutto di Capotondi con La doppia ora è stata unanimemente apprezzato, la magniloquenza retorica di Baaria ha acceso un'incongrua verve censoria nel ministro Bondi...

Dou niu

The Marriage

Cafè Noir

Honeymoons

Vittorio D.

Orizzonti

Settimana
 della Critica

Giornate degli autori

 

 
 


  Quasi una ventina gli appuntamenti da ottobre a dicembre, "spalmati" su tre sale e più giorni di programmazione infrasettimanale. Dove e quando non fa differenza poiché la linea progettuale rimane sempre la stessa, proporre titoli classici o recenti che meritino una nuova chance di visione, costruire percorsi che abbiano una loro peculiare forza cinefila. Un cinema invisibile a tutto tondo che trova comunque una sua distinta configurazione nei diversi spazi di proiezione. >>

 
Spazi d'arte
 

Signorini a Palazzo Zabarella
Padova

Boldini a Palazzo dei diamanti
Ferrara

Infinitum a Palazzo Fortuny
Venezia

Fare Mondi all'Arsenale
Venezia

 

 


Se di domande ne bastan sette...

(al ministro Gelmini dalla redazione di MCmagazine)

1

Quale ritiene possa essere la credibilità, sua e della sua politica scolastica quando i decreti legge (poi convertiti in legge ordinaria col voto di fiducia) sono scaturiti da una monolitica visione argomentata senza un vero confronto né una discussione progettuale con la realtà del mondo scolastico?

2

Non crede che la forza lavoro docenti a lei affidata abbia necessità di una valorizzazione d'immagine e non di un dileggio continuo che si nutre anche di certe sue inopportune dichiarazioni? Il processo educativo non può fare a meno di un rispetto che deve partire dalle istituzioni per concretizzarsi prolificamente nel rapporto con l'utenza. 

3

Non le hanno fatto presente che la riduzione dei finanziamenti pubblici per l'istruzione (già più bassi rispetto alla media dei paesi OCSE) rischia di penalizzare alcuni aspetti qualificanti del nostro sistema educativo (integrazione dei disabili, inserimento degli alunni stranieri, presenza adeguata delle sedi scolastiche nel territorio) vanificando un percorso "di eccellenza" della scuola italiana?

4

I suoi consulenti scientifici non le hanno fatto rilevare, nel processo meritocratico, che dovrebbe valorizzare il profitto globale degli studenti, l'inserimento del voto di condotta nella media generale costituisce un'eclatante contraddizione matematica? Come si può inserire nella stessa calcolo voti che vengono attribuiti su una scala da 1 a 10 con un voto  che ha un range 5-10?

5

Se le 40 ore di lezione sono previste tutte in classe con un solo insegnante, come si può davvero realizzare il tempo pieno per il quale vengono da lei dichiarati 50.000 posti in più?

6

Come si concilia la presenza di classi con più di 25 alunni con il D.M. 26/8/92 su prevenzione incendi e sicurezza. Chi è fuori legge? Il Mistero della Pubblica Istruzione, i presidi che applicano il decreto? Gli insegnanti che svolgono in tale situazione la loro funzione docente?

7

Le misure di sicurezza del ministero della Salute, che invitano a non recarsi sul posto di lavoro in casi di sintomi a rischio, come possono essere applicate con coerenza in un ambiente professionale per il quale il suo collega, Brunetta, ha scelto di penalizzare le assenze per malattia con una trattenuta economica?

 
 
 pagina 1 di 3
.

in rete dal 25 ottobre 2009

redazione!
redazione