marzo 2016

periodico di cinema, cultura e altro... ©

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Reg.1757 (PD 20/08/01)

 

VERONA
Maria Cristina Nascosi Sandri

 

  Di carattere cosmopolita, icona dell’Art Déco parigina e protagonista stravagante della mondanità europea degli anni ’20 e ’30, la Lempicka, nata a Varsavia nel 1898 e morta a Cuernavaca nel 1980, ha creato immagini che sono diventate il simbolo di un’epoca, oltreché quello per eccellenza del femminismo, il più libero, il più esteta.
La mostra a lei consacrata sviscera la vita e la carriera di questa affascinante quanto unica, creativa ed originale artista ed è sempre organizzata, (come quella di Torino e quella di Milano di 9 anni fa) da Arthemisia Group.  Ospitata nelle splendide sale del Piano Nobile di Palazzo Forti, sede di A.M.O. (Arena Museo Opera) la rassegna, un po’ più ricca di quella di Torino, racconta l’eccezionale avventura artistica di Tamara attraverso 200 opere tra olii, disegni, fotografie, acquerelli, video ed abiti.
A 25 anni dalla sua morte,
L’ESPOSIZIONE suddivide la sua produzione in sei sezioni tematiche, confrontando alcune opere con fotografie o quadri di altri autori. Durante il percorso sono analizzati i rapporti tra la sua arte ed i linguaggi della fotografia e della moda – a cui è dedicata un’intera sezione – ed è raccontata la sua capacità di rappresentare la vita moderna attraverso dipinti che sono diventati icone; è infine evidenziato l’aspetto di una donna-artista che impone una figura femminile nuova, emancipata, disinibita e libera, del tutto rivoluzionaria per il suo tempo. In mostra anche i notissimi quadri ‘scandalosi’ raffiguranti le amanti di Tamara ed i nudi pieni di sensualità Les Biches, le visionarie ‘fanciulle in fiore’ che Cocteau riferiva a Proust, per cui è conosciuta in tutto il mondo.

Infine, in anteprima mondiale, l’opera dell’artista è letta attraverso la musica. In ogni sala della mostra echeggiano, quasi colonna sonora ideale ad ogni sezione trattata, brani e musiche dei tempi e dei luoghi della Lempicka, una vera Seduzione in Musica. Si va dalla splendida voce di Maria Callas che interpreta la Cio-Cio San/Madame Butterfly di Puccini, alle Gymnopédies di Erik Satie, a Pétrouchka di Stravinskij, alle moderne musiche swing di Cole Porter (Night and Day) ed Irving Berlin (Cheeck-to-cheeck)
La turbolenta vita di Tamara, viene ricordata anche in due splendidi e ben conservati filmati in b/n degli anni ’30 proiettati in una saletta ricostruita, con tutti i dettagli, come i Cinéac della Parigi dell’epoca.
Curatrice della mostra e del catalogo, èdito da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, è Gioia Mori.

 

  Collocata al Palazzo della Gran Guardia di piazza Bra e promossa dal Comune (con il supporto della Fondazione Arena), L’ESPOSIZIONE  è organizzata da Arthemisia Group ed è curata da Liz Kreijn e Stefano Zuffi: comprende settanta capolavori provenienti dal Kröller Müller Museum di Otterlo (Paesi Bassi). Cla rassegna
Attesta la svolta avvenuta tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, quando le tele di George Seurat e di Paul Signac diedero vita ad una pagina nuova nella storia dell’arte, quella del
Post-Impressionismo che nasce in Francia a partire dal 1886 ed è caratterizzato dalla particolare tecnica del pointillisme, definito Divisionismo in Olanda e Belgio, ben rappresentato in Italia, in special modo dal grande ferrarese Gaetano Previati, trionfatore alla Biennale di Venezia tra la fine dell'800 ed il primo decennio del Novecento.
La mostra si apre con 'l’artista chiave' del post-impressionismo,
Georges Seurat, pittore dalla vita breve e dallo stile raffinato che mise a punto una complessa teoria scientifica sui rapporti tra luce e colore, grazie agli studi che si andavano facendo in quegli anni: difficile da dimenticare il suo capolavoro qui non presente, La grande Jatte (Un dimanche après-midi à l'Île de la Grande Jatte), conservato al The Art Institute of Chicago. Ma si può invece ammirare un'altra sua grande opera dove il paesaggio diviene protagonista dell’opera d’arte, anziché 'semplice comprimario' della figura umana rappresentata: è la Domenica a Port-en-Bessin del 1888.
Esposta anche una pagina particolare, quella del Simbolismo, rappresentato con opere di Maurice Denis, accompagnate da un ritorno a temi mistici e religiosi, diversi da quelli 'più classici' di Odilon Redon, Gustave Moreau o Alberto Martini. Di questi stessi anni è anche il grande e tardamente riconosciuto
Vincent Van Gogh che vive intensamente una nuova stagione tradotta in pennellate dense e appassionate che va oltre l’Impressionismo. Testimonianza meravigliosa è qui un suo autoritratto, pieno di luce e mistero, eppur così puntuale, illuminato nell'azzeccata e rigorosa esposizione, ' ideale' raggio di luce che esplode dall'ombra.
L’ultima sezione del percorso, altra tappa incomparabile, è rivolta alla scelta radicale di
Piet Mondrian che negli anni della Prima Guerra Mondiale compie il passaggio all’Astrattismo, scelta finale e definitiva, suddividendo il campo della tela in riquadri di colore saturi e primari, marginati da una linea nera. Presenti quattro opere 'storiche', iniziando dal 1913 con Composizione n. II, proseguendo con Composizione a colori B (1917), Composizione con griglia 5: losanga, composizione con colori (1919), Composizione con rosso, giallo e blu (1921).