Directions – Tutto in una notte a Sofia

Stephan Komandarev


Misho, piccolo imprenditore, guida il taxi la notte per arrotondare le sue entrate. Quando scopre di dover pagare, per avere un prestito, una tangente doppia rispetto a quanto pattuito, trovandosi sotto minaccia di pignoramento della sua fabbrica, uccide il banchiere che lo stava vessando per poi suicidarsi. L’evento suscita un vivo dibattito nazionale in tutta la Bulgaria: quella stessa notte, a Sofia, le vite di cinque conducenti di taxi si incrociano (e a volte si scontrano) con quelle dei rispettivi passeggeri…

 

 

 


Posoki
Bulgaria/Germania/Macedonia 2017 – 1h 44′

Misho, proprietario di una piccola impresa, guida il taxi la sera per arrotondare lo stipendio. Affannato tra la gestione della figlia adolescente e una cliente imprevista e insistente, scopre che la tangente che avrebbe dovuto pagare per ottenere un prestito è raddoppiata. Il consiglio etico che ha esaminato la sua denuncia per ricatto vuole la sua parte. Disperato e furioso davanti alle minacce del banchiere che cura la sua pratica, lo uccide e si suicida. Il dramma suscita un vivace dibattito nazionale sulla disperazione che regna nella società civile. Lungo le strade di Sofia, intanto, cinque tassisti e i loro passeggeri cercano una destinazione e un motivo per andare avanti.
I registi iraniani (Abbas Kiarostami, Jafar Panahi) hanno usato spesso l’idea del taxi, dentro cui i clienti si succedono rivelando le tare del paese. Stephan Komandarev riprende l’espediente narrativo e lo amplifica fino al parossismo. Fino a dispiegare una nazione sull’orlo dell’implosione. Directions – Tutto in una notte a Sofia volge la suggestione orientale in furore slavo, dove chi conduce e chi è condotto condividono un istante di transizione critico. Un intervallo temporale in cui tutto o niente accade. Dentro i taxi che si inseguono e si incrociano al termine della notte, cliente e tassista si parlano o si confessano, qualche volta si tacciano e allora la radio arriva in soccorso.
Una melodia, una canzone, una voce, un commento conciliante o perentorio, accompagnano la partizione di piani sequenza fluidi che catturano storie, destini, destinazioni, regolamenti di conto. Tracciando con acutezza il volto della società bulgara, Stephan Komandarev si interroga sulla direzione presa dal mondo e dal suo paese. Tutto comincia con la morte di un banchiere, ucciso in pieno giorno, e il suicidio di un artigiano che non riesce più a sopportare la corruzione dilagante. Il dramma, ispirato a una storia vera, ha un impatto fortissimo sulla popolazione, voci anonime che reagiscono all’avvenimento via radio e orchestrano le corse notturne dei conducenti nella capitale bulgara. Corse che caricano disperati che hanno smesso di credere nello Stato, in Dio, nella provvidenza.

Marzia Gandolfi – mymovies.it

Presentato a Cannes 2017 nella sezione Un certain regard, il quinto lungometraggio di finzione del bulgaro Stefan Komandarev è un film costruito in sei episodi il cui denominatore comune è rappresentato dalla prospettiva dei protagonisti (tutti tassisti) e dallo sfondo (una Sofia gelida e notturna, a parte nel primo episodio/prologo e nel breve epilogo in cui l’ambientazione è diurna). Sei tranches de vie ispirate alla realtà quotidiana tranne in un caso, quello in cui viene trasposto uno dei più celebri racconti brevi di Anton Cechov (Miseria, pubblicato nel 1886). Sei diverse vicende che permettono un’immersione in un paese agonizzante per la povertà, smarrito per la mancanza di una direttrice morale che ne favorisce la dilagante corruzione e in piena crisi identitaria («Lo stato è morto» pronuncia uno dei personaggi).
Anche se non tutti gli episodi sono allo stesso livello per efficacia, ciò che convince maggiormente di Directions è lo stile di regia. Komandarev adotta infatti uno stile documentaristico in cui risaltano principalmente due aspetti. Il primo è di natura linguistica ed è determinato dalla scelta di girare tutti gli episodi con lunghi pianisequenza (in alcuni casi poi tagliati in fase di postproduzione). Pianisequenza spesso virtuosi (ne è un ottimo esempio quello in parte ambientato su un ponte dal quale un disperato insegnante di filosofia ha deciso di buttarsi) che da un lato mostrano la volontà di Komandarev di riprodurre tutte le vicende in una sorta di Real Time, dall’altro la sua capacità di non far mai scendere di livello la tensione. Il secondo riguarda il “lavoro” compiuto con gli attori, quasi tutti perfettamente calati nei rispettivi ruoli e bravi a restituire tutta l’incertezza, lo spaesamento, gli antichi rancori e la solitudine di una città/Paese in cerca di nuove direzioni morali ed esistenziali.

Francesco Crispino – saledellacomunita.it

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