Amen.
Constantin Costa-Gavras - Francia/Germania 2002 - 2h 32'

  
www.amen-lefilm.com

    Cinema e olocausto atto… La filmografia relativa allo sterminio degli ebrei, attuata con programmatica ferocia dal nazismo nei primi anni ’40, è ricca e intensa. Per un ripasso cinematografico possiamo citare almeno Vincitori e vinti, La scelta di Sophie, Schindler's List nonché Music Box (sempre di Costa-Gavras)? Altri titoli e altri autori dipendono dal tipo di approccio personale, dalla singola sensibilità, dall’urgenza di uno specifico aspetto (vale la pena di consultare in ogni caso il sito del Comune di Padova all’indirizzo www.memory2000.net). In tale panorama Amen. aggiunge una spiazzante polemica verso il ruolo della chiesa, o meglio verso la politica del Vaticano e di Papa Pio XII in quegli anni. Amen. parte infatti dal dramma (in versi) “Il Vicario” scritto da Rolf Hochhuth nel ’63 (e già allora fonte di scalpore), ma a monte c’è la figura dell’ufficiale delle SS Kurt Gerstein, realmente esistito: medico, ingegnere, egli fu attivo artefice della sterminio (gestì la fornitura dello zyklon B, il prodotto tossico utilizzato per le camere a gas), ma, in aperta opposizione morale, si operò per rivelarlo al mondo, cercando interventi censori da parte Stati Uniti e Chiesa Cattolica. Il suo impegno non diede risultati e alla fine della guerra fu in ogni caso condannato come criminale nazista.
Costa Gavras per dar forza al racconto (e per mostrare forza vitale nella chiesa) gli affianca un appassionato gesuita che fa di tutto per smuovere la passività dell’ambiente pontificio e arriva a sacrificare se stesso in un campo di sterminio per essere fino in fondo vicino ai fratelli ebrei. La regia mira a non turbare lo sguardo dello spettatore con nuove immagini di atrocità (è forse ancor più sconvolgente, comunque, il non vedere ciò che scruta l’occhio stravolto di Gerstein), stigmatizza l’estenuante traffico di deportati con il simbolico viaggiare di un treno vuoto/pieno, azzarda un’ulteriore critica alla chiesa nel finale (l’”ingenua” protezione dei criminali di guerra), ma nello sforzo di tenere compressa la polemica e di non angosciare eccessivamente lo spettatore, “congela” non solo la contingenza storica, ma anche l’emozione filmica. Così che
Amen. può risultare probabilmente contestabile dal punto di vista documentale, certo troppo didascalico nell’intarsio narrazione-messa in scena.

e.l. La Difesa del Popolo - 2 giugno 2002