Le amiche americane (American Friends)
Tristram Powell  - Gran Bretagna 1991 - 1h 35'
[opera prima]


    Un'opera prima a 51 anni. Per Tristram Powell l'esordio cinematografico è in realtà il punto d'arrivo di una lunghissima carriera come regista di acuti documentari e brillanti sceneggiati televisivi. Per Le amiche americane si è appoggiato a quello straordinario attore-sceneggiatore che è Michael Palin (ex Monty Python, indimenticabile balbuziente di Un pesce di nome Wanda). La storia viene dai diari di un suo bisnonno, accademico della Oxford University nella meta dell'ottocento. In una solitaria vacanza estiva sulle Alpi svizzere il non più giovane prof. Francis Ashby (Palyn) incontra due donne americane, belle e intraprendenti: l'affascinante Elinor, diciassettenne (Trini Alvarado), e la zia-tutrice Miss. Caroline (Connie Booth). La freschezza e la vitalità di Elinor toccano il cuore del professore, ma gli affari dell'università lo richiamano all'improvviso in patria, ai suoi impegni e alla sua carriera che lo vede come probabile candidato a succedere all'anziano rettore, appena scomparso.
L'arrivo delle due donne, che nutrono ormai per lui un non celato affetto, mette sottosopra i riti quasi monacali del college e la vita metodica e misogina di Francis. Come se non bastasse, il suo rivale al rettorato, prof. Syme (Alfred Molina), sensibile alla grazie di Elinor, trova ben presto nella giovane una disponibile corrispondenza, che sfocia in una compromettente maternità. Per Francis Ashby è il momento di intervenire, di scegliere tra gli onori della carriera universitaria e le tardive gioie dell'avventura coniugale (pur con un figlio non suo). Per Tristram Powell è l'occasione per rivelare uno stile cinematografico di grande finezza letteraria (spontaneo il riferimento a Henry James e al cinema di Ivory), ma pervaso da una soave vena trasgressiva che, nel confronto tra una rispettabilità al limite dell'ipocrisia e l'imprevedibile scompenso dei sentimenti, trova in Michael Palin un alfiere incredibilmente a suo agio in questo sottile gioco d'eleganza formale e di rarefatto umorismo. Sul suo volto compassato e un po' sornione sembra brillare talvolta lo sguardo degli indimenticabili tempi del Monty Python's Flying Circus, si sente fremere ancora la compassata ironia dell'humor britannico.

CANNES 1991: Premio della giuria