Un amore di gioventù (Un amour de jeunesse)
Mia Hansen-Løve
- Francia 2011 - 1h 50'

LOCARNO 64°: menzione speciale della giuria

  Ispirata da una magnifica frase di Proust («Là dove la vita alza un muro, l'intelligenza apre una breccia») e con una nonna che invece del colesterolo le scrive di Kierkegaard («La vita non può essere compresa che tornando indietro, ma deve essere vissuta andando avanti»), con un compagno come lo stimolante Olivier Assayasfilm precedente in archivio, la giovane Mia Hansen-Løve chiude felicemente la trilogia sentimentale di cui noi conosciamo Il padre dei miei figli. Col coraggio di usare una storia nota, senza peccare di originalità né evitare il calvario delle banalità per cui siamo passati, si racconta la fenomenologia d'un amore giovanile. [...] Chiude in divenire una love story raffinata e precisa negli sviluppi psicologici, che non si abbandona mai al facile erotismo né alla retorica degli affetti eterni: Romeo e Giulietta sono lontani. Vicini invece appaiono Rohmer, Truffaut e tutto quell'impressionismo sentimentale di cui i francesi son maestri, le note cose della vita di Sautet, evitando le scene madri (anche se sono due madri a dar vani consigli) ma chiarendo che è sempre un pasticcio voler bene a qualcuno

Maurizio Porro - Il Corriere della Sera

  E ben vengano i film francesi, se a dirigerli è qualcuno come Mia Hansen-Løve: che alla sua terza regia (dopo Tutto sarà perdonato e Il padre dei miei figli) ci regala una delle perle di questa stagione. [...] Viene voglia di fare il nome di François Truffaut; però Mia, che conosce l'amore forse quanto lui, è meno sentimentale, più severa nella limpida consapevolezza del destino di solitudine che tocca a ciascuno. Così il film, mentre racconta la forza della passione, è quieto e come avvolto in una sottile patina di memoria.

Roberto Nepoti - La Repubblica

  L'amore secondo Mia non è ricattatorio, nemmeno empatico, ha i Frammenti di Barthes e i fotogrammi di Rohmer, Doillon, Truffaut e altri cantori dell'amour fou: un film, complice l'esperienza ai «Cahiers» della regista, che passa più dalla Storia del Cinema che dalla quotidianità dei sentimenti, ma fino a un certo punto. Perché Mia si racconta, senza le trappole dell'autobiografismo, facendo poetico collage di tutti i battiti del suo cuore: ora Camille sta con un architetto padre e amante, ma rincontra Sullivan. E chissà che avrà pensato il marito di Mia, Olivier Assayas.

Federico Pontiggia - Il Fatto Quotidiano

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La 15enne Camille e il 19enne Sullivan sono molto innamorati, ma dopo un felice periodo insieme lui parte per il Sudamerica. Camille è disperata e, quando lui cessa di scriverle tenta il suicidio. Anni dopo, Camille è una brillante studentessa di architettura e conosce Lorenz, un architetto con cui in seguito collabora professionalmente e con cui si instaura un solido rapporto sentimentale. Tuttavia, il destino ha in serbo per la ragazza un nuovo incontro con Sullivan e i sentimenti che sembravano sopiti non tardano a riemergere... Con un'ambientazione naturalistica "en plein air", l'uso di attori che sembrano presi dalla vita, i dialoghi volutamente letterari (Rohmer!), ecco una love story raffinata e precisa negli sviluppi psicologici, che non si abbandona mai al facile erotismo né alla retorica degli affetti eterni e che, mentre racconta la forza della passione, sa essere quieta, come avvolta in una sottile patina di memoria.

cinélite giardino BARBARIGO: giugno-agosto 2012

FILM a sorpresa!