An Education
Lone Scherfig - Gran Bretagna 2009 - 1h 40'

  Passano gli anni, ma il marchio Bbc continua a essere una garanzia anche per il cinema. Forse non tutti i film coprodotti dalla società inglese sono dei capolavori, ma il livello medio è sempre molto alto, quello di una professionalità certa e verificata. A cominciare dalla prova degli attori per continuare con le cosiddette production values (la «ricchezza» e la qualità dello sforzo produttivo, dalla scenografia ai costumi all' ambientazione) e finire con il livello della scrittura e della messa in scena. E An Education non smentisce questa bella tradizione. Sceneggiato da Nick Hornbyfilm precedente in archivio a partire dalle memorie autobiografiche di Lynn Barber (la sceneggiatura letteraria, senza le indicazioni della regia, si può leggere in italiano pubblicata da Guanda), il film (che ha appena ottenuto tre nomination all'Oscar) è ambientato nella Londra del 1961 e racconta l' ingresso nella vita adulta della non ancora diciassettenne Jenny (Carey Mulligan), figlia unica di due genitori piccolissimo-borghesi - lui (Alfred Molina) lavora in banca, lei è la tipica casalinga «repressa» (Cara Seymour). Per loro l'ammissione della figlia all'università di Oxford è una specie di promozione sociale (e la speranza di una «consona» sistemazione matrimoniale) e tutti i loro sforzi sono indirizzati a favorirne la carriera scolastica. Tanto che per il diciassettesimo compleanno le regalano un nuovo dizionario di latino, la materia in cui è meno preparata. Fortuna (o peccato, lo si scoprirà più avanti) che un giorno arrivi a rompere questa specie di prigione dorata un trentenne ricco e spigliato, David (Peter Sarsgaard) che fa immediatamente colpo su Jenny e, cosa ben più strabiliante, anche sui genitori. A loro due sembra il tanto agognato ingresso in una vita di agiatezze e gratificazioni senza passare per le forche caudine dell' ammissione a Oxford, mentre a Jenny offre l' opportunità di assaggiare quella spensieratezza che potrebbe liberarla definitivamente dalla durezza degli studi e dai rimbrotti moralistici della sua inflessibile preside (Emma Thompson). Diretto con bella mano da Lone Scherfig, regista danese di cui si era già visto da noi Italiano per principianti, il film riesce a catturare l' atmosfera di sotterranea ribellione che all' inizio degli anni Sessanta comincia a serpeggiare in Inghilterra come nel resto d' Europa. Non sono ancora gli anni dei Beatles, ma la voglia di buttarsi dietro le spalle le troppo rigide regole dell' educazione borghese comincia a prendere forma. Basta poco a Jenny per passare dal rispetto per i propri insegnanti (soprattutto per la professoressa di inglese, interpretata da Olivia Williams) al disprezzo per una vita fatta solo di doveri e sacrifici. David le offre cene costose, serata divertenti, weekend «peccaminosi» (a cui il fino ad allora rigidissimo padre non sa opporsi: e questo voltafaccia è forse il vero punto debole della sceneggiatura) e l' ex scolara modello butta tranquillamente a mare le sue ambizioni universitarie. Tutto andrà come si immaginano Jenny e i suoi genitori? Lasciamo allo spettatore il piacere di scoprirlo, anche se non è certo questo il merito principale del film. Piuttosto An Education vale per la capacità di descrivere un mondo che vorrebbe cambiare ma che non ha ancora trovato la forza di farlo. Un mondo dove i tabù stanno per cadere (soprattutto quelli legati al sesso) ma dove servono ancora una serie di ipocrite giustificazioni per dar loro la definitiva spallata o dove si respirano le prime ventate d' indipendenza femminile, incapaci però di trasformarsi in effettiva voglia di liberazione. Ma anche un mondo dove con le vecchie regole sembrano dissolversi insieme al rigore morale e alla coerenza dei comportamenti, dove una ricchezza quasi a portata di mano sembra giustificare ogni tipo di azione e soprattutto ogni tipo di compromesso. Così, al di là del destino cui andrà incontro Jenny, lascia il segno il modo in cui la Scherfig sa costruire il quadro fintamente spensierato di una gioventù che non si accorge di camminare sul filo del rasoio, convinta che il futuro non possa che presentarsi gratificante e divertente e non si capisce che, come avrebbe fatto notare Pasolini, quello stesso successo finirà per togliere a quelle generazioni anche l' innocenza e la speranza.

Paolo Mereghetti - Il Corriere della Sera

   Si può resistere a un giovane dal sorriso gentile che dopo aver ceduto il passo, colmo della cortesia automobilistica, a una mamma col bimbo in carrozzina, vi salva da un tremendo acquazzone offrendovi un passaggio sulla sua Bristol fiammante? Si può resistere se quel giovane spiritoso, che avrà più di 30 anni, vi sconsiglia di salire sull'auto di uno sconosciuto ma si offre galantemente di riparare dal diluvio almeno il vostro violoncello? No naturalmente, e così quando il giovanotto dichiara con dolcezza disarmante le sue "debolezze" - non ha fatto l'università ed è ebreo, in anni di aperto e diffuso antisemitismo - è fatta. La deliziosa Jenny, brillante studentessa 16enne dei sobborghi londinesi che nel 1962 sogna Parigi (la swinging London non è ancora esplosa) e prepara l'esame per Oxford, sale sulla Bristol amaranto, stringe la mano del suadente David, che le parla di Elgar e di pittura preraffaellita. Ed entra in un mondo ignoto e sfavillante fatto di concerti, ristoranti, sigarette russe, aste da Christie's. Anche se come scoprirà presto il dandysmo di David, che le fa una corte tenace ma discreta, con frequenti visite a casa per sedurre prima di Jenny i suoi genitori filistei, nasconde vari lati oscuri. Ma che importa l'onestà? A 16 anni si ha voglia di vivere, Jenny ha una passione sincera e divorante per il bello, e una naturale diffidenza per i rigidi principi che le inculcano a scuola. Inoltre perfino i genitori sono sedotti da quel soave imbroglione che spaccia finte dediche di famosi scrittori e si paga la bella vita con mezzi non proprio leciti...
Tratto da un amaro e pungente racconto autobiografico della famosa giornalista inglese Lynn Barber, sceneggiato con libertà e finezza da Nick Hornby (che evoca le metamorfosi dello script in un appassionato libretto edito da Guanda), An Education è un incantevole film in costume con molti "genitori". Alla Barber e a Hornby vanno aggiunti infatti la regista danese Lone Scherfig, che ci mette un tocco delicato e un'attenzione mai esteriore per l'epoca e i suoi segni. Ma soprattutto un cast oltre ogni elogio.
Dalla scintillante, irresistibile Carey Mulligan (candidata all'Oscar), che dà a Jenny la curiosità, i fremiti, le ritrosie, l'impertinenza di una ragazza cresciuta in un paese ancora segnato dalla guerra, al molle, doppio, spregevole ma umanissimo Peter Sarsgaard, capace di farci capire la sua tragedia personale (guardate il lampo d'invidia quando lei nomina Oxford...) senza mai metterci contro di lui. Passando per Alfred Molina, semplicemente strepitoso nei panni del padre così interessato all'ascesa sociale della figlia da rendersi complice di vere nefandezze. La seconda parte è più illustrativa, meno sorprendente. Ma poche volte un film ha raccontato meglio il viluppo di aspettative, proiezioni, sentimenti e risentimenti, che unisce genitori e figli, ricchi e poveri, colti e meno colti, in un unico infernale girotondo.

Fabio Ferzetti - Il Messaggero

promo

1961, sobborgo di Twickenham, Londra. Jenny ha sedici anni e studia con passione per farsi ammettere a Oxford. Al di là di questa meta, sulla quale suo padre vigila con insistenza, conduce una vita grigia come la divisa della scuola, almeno fino a quando l'incontro fortuito col trentenne David la parta a scoprire jazz club, aste di opere d'arte, il fascino di Parigi...
Straordinaria la protagonista Carey Mulligan, naturale, elegante, leggiadra come una reincarnazione di Audrey Hepburn (nomination all'Oscar come migliore attrice), la mano della regista danese Lone Scherfig è delicata al punto giusto, ma è la sceneggiatura del grande romanziere Nick Hornby a fare la differenza: poche volte un film ha raccontato meglio il viluppo di aspettative, proiezioni, sentimenti e risentimenti, che unisce genitori e figli, ricchi e poveri, colti e meno colti, in un unico infernale girotondo.

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TORRESINO - febbraio 2010

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