Appena apro gli occhi - Canto per la libertà (À peine j'ouvre les yeuxe)
Leyla Bouzid - Francia/Tunisia/Belgio/Emirati Arabi 2015 - 1h 42’

 Premio del pubblico - 12a GIORNATE DEGLI AUTORI/Venice Days


   Donna, 18 anni, tunisina: i dati anagrafici anticipano una storia di sofferenza, che si amplifica se si aggiunge che la ragazza è ribelle e canta in un gruppo rock di matrice politica. A nulla servono le parole della mamma, che insiste per “metterla in riga” e iscriverla a medicina: Farah è sorda alle repressioni, desidera solo vivere da cittadina libera e attiva, Il suo sentimento non è isolato: siamo nell’estate 2010, alla vigilia della rivoluzione che avrebbe scacciato Ben Alì. Al suo fianco s’alzano la voglia di cambiamento e centinaia di voci giovani che avrebbero di lì a poco generato le Primavere Arabe. Dopo una prima euforia che sembra portarla al raggiungimento dei suoi obiettivi, i problemi si fanno sentire pesanti come macigni, costringendo Farah a una resistenza senza quartiere per difendere i propri ideali. Esordio della figlia d’arte tunisina Leyla Bouzid, Appena apro gli occhi (già alle Giornate degli Autori veneziane) s’inserisce nel filone sulle Primavere Arabe al femminile, come Mustang della collega turca Deniz Gamze Ergùven, che ha in comune una formazione parigina. Per quanto di qualità differente, i film cavalcano l’onda dell’emergenza contemporanea con quel triplice sguardo (donna, araba, francese) che rende i risultati intimamente interessanti. E proprio l’apparente direzione contraddittoria (centrifuga e centripeta) a dare spessore al vissuto delle protagoniste, intendendo sia le registe che i personaggi in campo. Il sentimento di chi vive in prima persona le ingiustizie di un territorio in cui vorrebbe rimanere e da cui vorrebbe fuggire è la materia fondativa d’un cinema perfettamente incarnato da alcuni autori dell’ già da decenni. Farah, novella rivoluzionaria, non fa eccezione: si dimena nottetempo cantando rock e rifiuta ogni genere d’imposizione; ma sentirsi occidentali non equivale ad esserlo, un’amara presa di coscienza che a lei come alle sue “compagne” di opere affini costa assai cara.

Anna Maria Pasetti - Vivilcinema

   Appena apro gli occhi – Canto per la libertà è il primo lungometraggio della giovane regista tunisina Leyla Bouzid, formatasi a Parigi e figlia del grande regista Nouri Bouzid. La protagonista è Farah, una giovane ragazza che canta in un gruppo musicale underground e si oppone al regime di Benali con canzoni che denunciano la frustrazione, la povertà e l’ingiustizia della Tunisia prima della rivoluzione. La madre di Farah si oppone al comportamento della figlia ed è preoccupata del fatto che la figlia possa pagare un prezzo troppo alto per la sua sfrontatezza. Per questo motivo decide di ignorare le scelte universitarie della giovane, determinata nel voler continuare a cantare e a studiare musicologia, e la iscrive al corso di medicina. Farah, sentendosi oppressa dalle scelte famigliari, soprattutto della madre, scappa di casa e continua a portare avanti la sua passione…Ma la violenza del regime è dietro l’angolo e non tarderà a farsi sentire.
Come per The Idol, anche in questo caso la Musica diviene la protagonista assoluta e il solo mezzo di comunicazione libero. La Musica ha un potere che i regimi vogliono schiacciare, e questa costante non risparmia il regime di Benali prima della rivoluzione in Libia. Se in The Idol il protagonista supera i confini di un paese in guerra e arriva a Il Cairo, per dar voce al suo paese, Gaza, che nel corso degli anni viene silenziato dal conflitto e dalle macerie, in
Appena apro gli occhi Farah cerca di parlare al proprio paese con il tipico atteggiamento giovanile, senza pensare troppo alle conseguenze delle sue azioni e potenziando ogni giorno che passa il suo sentimento di ribellione. Nonostante il regime cerchi di spegnere la volontà della ragazza, Farah ormai non può chiudere gli occhi e non può spegnere la voce.
Oltre alla musica, un altro tema importante è il rapporto madre-figlia. Il film inizia con un totale distacco, un forte isolamento e nessun punto di contatto tra la donna e la sua giovane figlia. Ma poco a poco si comprende quanto Farah rispecchi il nascosto animo ribelle della madre; si assiste ad una costante e progressiva vicinanza e comprensione che culmina nella scena finale.

Laura Siracusano - cinematographe.it




promo

Tunisi, estate 2010, pochi mesi prima della Rivoluzione contro il governo di Ben Ali. La diciottenne Farah si unisce alla band Joujma che dà voce allo scontento di una generazione, ignorando gli ammonimenti della madre che vorrebbe iscriverla alla facoltà di Medicina e ben conosce i pericoli di un regime che si infiltra nella protesta giovanile e colpisce a sorpresa. Anche mettendo in gioco il proprio passato, la donna farà di tutto per proteggere la figlia, ma Farah Vuole essere una cittadina attiva e impegnata in difesa delle libertà civili, vuole divertirsi, vivere la città di notte, scoprire l'amore...
Primo lungometraggio della giovane regista tunisina Leyla, figlia del grande Nouri Bouzi Appena apro gli occhi s’inserisce nel filone sulle Primavere Arabe al femminile (Mustang) cavalcando l’onda dell’emergenza contemporanea con quel triplice sguardo (donna, araba, francese) che dona vivacità e passione ad un cinema di stretta attualità.

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LUX - aprile/maggio 2016

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