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Marco Ponti - Italia 2003 - 1h 26'


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da La Repubblica (Paolo D'agostini)

      Occhio a Marco Ponti, se già non lo tenevate d'occhio da Santa Maradona. Con il cinema ci sa fare, se fosse un pesce sarebbe la sua acqua. Impressiona, senza offesa, che il film sia fatto di niente: uno scintillante involucro che non contiene quasi nulla. Erano meglio quegli esordi italiani che avevano o sembrava avessero molte cose da dire e le dicevano male, oppure questo (e altri, da Muccino in poi) che non hanno o sembra non abbiano da dire ma lo dicono benissimo? Nessun dubbio, la seconda. I contenuti fanno in tempo a maturare, se si sa raccontare. Del resto, per dirne uno che ha fatto scuola (pure a Ponti, che pesca senza complessi), Tarantino docet. E così l'esile incrocio di destini - tra un pony express torinese (Libero De Rienzo, con Accorsi nel debutto del regista) che si è inguaiato con dei (finti) tipacci per poter partire on the road ma finisce in galera a Barcellona e viene rimpatriato, e una hostess spagnola che rimane bloccata da uno sciopero a Torino e vorrebbe ripartire ma non tanto - è baciato dalla magia. La notte d'amore tra i due è tanto assurda quanto da memorizzare tra le scene d'amore più riuscite di sempre, e Vanessa Incontrada è incantevole come Julie Christie. Anche il resto, citazione velocizzata de I soliti ignoti (si tratta di una rapina, altrettanto assurda. Il pony express si chiama Dante Cruciani come Totò), fila come olio. Complimenti, un mazzetto di dieci giovani registi così - forse ci siamo - e il cinema italiano può smetterla di piangersi addosso.

TORRESINO - aprile 2004