Arcipelaghi
Giovanni Columbu - Italia 2001 - 1h 30'
versione in sardo sottotitolata

da La Repubblica (Roberto Nepoti)

     Benchè sia tratto dal romanzo di Maria Giacobbe che porta lo stesso titolo, Arcipelaghi è l'esatto opposto di un film letterario. In qualche modo fa venire in mente lo spirito neorealista, oppure Banditi a Orgosolo di Vittorio De Seta, per la scelta del dialetto (con sottotitoli), l'utilizzo di attori non professionisti, l'autenticità dei luoghi. Inquadrata in un processo che si celebra al tribunale di Nuoro, la storia riguarda due omicidi. Del primo è vittima il piccolo Giosuè che, mentre cura le pecore in un ovile isolato, assiste involontariamente a un furto di cavalli. I ladri, tre balordi locali, gli intimano di tacere; poi uno di essi, ubriaco, lo uccide. Il secondo omicidio ha per oggetto l'assassino del bambino, ucciso a colpi di pistola durante la festa del paese. Ne è imputato Oreste, il fratello appena quattordicenne di Giosuè. Riflessione amara sulla giustizia e sulla vendetta, ancorata agli aspetti più arcaici della cultura sarda e tuttavia profondamente critica riguardo ad essi, Arcipelaghi ha un impianto corale servito da volti e da corpi straordinariamente "giusti", convincenti, veri. Con film come questo, o come Tornando a casa di Vincenzo Marra, il cinema italiano riscopre un bisogno di autenticità e di aderenza alle cose imprevisto, perché lo si credeva dimenticato. Con una differenza di rilievo, però, rispetto al passato. Anziché un andamento cronologico e lineare, abituale nel cinema realistico, Arcipelaghi adotta una narrazione spezzata, non-cronologica, fitta di anticipazioni e di ritorni indietro, che ricorda piuttosto i procedimenti del cosiddetto cinema "moderno". Un tipo di racconto rappresentato metaforicamente dagli arcipelaghi del titolo, dove le sequenze-isole affiorano dalle dichiarazioni, dalle memorie e dai rimorsi dei vari personaggi.

da La Stampa (Lietta Tornabuoni)

     Lo stile alto della tragedia e la sincerità degli interpreti benissimo scelti (Pietrina Menneas, che recita il personaggio della madre, è una rivelazione per intensità ed eloquenza) contribuisce a un risultato raro, ammirevole. Sembra persino singolare che il regista Giovanni Columbu, 52 anni, sardo di Nuoro istruito a Milano, laureato in architettura, autore di docu-fiction, di programmi tv d’informazione culturale e di alcuni saggi, con esperienza televisiva e amministrativa, (da assessore alla Cultura), sia con Arcipelaghi al suo primo lungometraggio.


promo

 Un titolo italiano segnalato dalla stampa per “lo stile alto della tragedia e la sincerità degli interpreti”, ma auto-emarginato per la scelta coraggiosa di una descrizione “verace” della realtà sociale della Sardegna, con una presa diretta in dialetto (che necessita di sottotitoli) e una struttura di tragedia processuale complessa, con una struttura narrativa articolata in flash-back. La storia parte dall’omicidio di un ragazzino, casuale testimone di un furto, e sfocia in una vendetta, che come il primo delitto, può contare su una diffusa omertà. Tra La terra trema e Banditi a Orgosolo, con un riuscito l'utilizzo di attori non professionisti e impreziosito dall'autenticità dei luoghi, Arcipelaghi è tratto da romanzo di Maria Giacobbe, ma non pecca di letterarietà e riesce ben ad esprimere, proprio attraverso lo stile cinematografico, la metafora dagli arcipelaghi del titolo, con “sequenze-isole” che affiorano dalle dichiarazioni, dalle memorie, dai rimorsi dei vari personaggi...

i giovedì del cinema invisibile TORRESINO maggio-giugno 2003
PRIMA VISIONE !
  8/5/2003  presente in sala il regista!