L'attimo fuggente (Dead Poets Society)
Peter Weir - USA 1989 - 2h 10'

Elephant
Gus Van Sant
- USA 2003 - 1h 21'




     Se Caronte è un gigantesco coniglio bianco… - VI …Ma l’intrusione inaspettata della morte all’interno della quotidianità lascia segni altrettanto devastanti nella società civile. Specie quando le situazioni hanno a che fare con la cultura e l’educazione, quando l’ambiente è quello scolastico. Ne L’attimo fuggente (Peter Weir – USA, 1989) il professor Keating (Robin Williams) sprona i suoi allievi a percepire il lieve bisbiglio dell'arte, a strappare le pagine di un arido razionalismo poetico ed esistenziale, ad un “carpe diem” che, come auspicava Whitman, aiuti "ad allargare l'area della coscienza". Siamo nell’austera accademia di Welton (Vermont), sul finire degli anni ’50 e la voglia di elevare il proprio spirito, di reinventare se stessi e la propria emancipazione culturale, spinge i suoi alunni migliori a costituire la Dead Poets Society ("la società dei poeti estinti", come recita il titolo originale), a ritrovarsi in segreto in una grotta per leggere e inventare versi, per forgiare il proprio essere uomini, capaci, al bisogno, di mettere in discussione i valori dei padri. La parola morte, che aleggia nel loro rito poetico, si materializza nella nuvola di fumo che annuncia il suicidio di Neil (Robert Sean Leonard), l’allievo brillante e sensibile, combattuto tra l’amore per Shakespeare e l’obbedienza paterna. La sua fine, intrisa della passione (e delle responsabilità educative) di Keating, servirà a completare il ciclo di formazione del carattere di Todd (Ethan Hawke) e degli altri suoi compagni di corso: tutti insieme nel finale a salutare, in piedi sui banchi, il loro ex professore (“capitano, mio capitano”), a sfidare l’oscurantismo di una società ipocrita scheda ATTIMO FUGGENTE.
Una società che sempre più, col passare degli anni, appare fuori sincrono con le esigenze giovanili, incapace di comprenderne le istanze e le alienazioni. E che, prima ancora che nel cinema, la tragedia scoppi nel reale e proprio
nell’ambiente scolastico è un segnale di come lo scollamento tra docenza e discenza sia esasperato da un “fraterno” cinismo che si nutre, con la stessa noncuranza, della classicità di Beethoven e della violenza delle armi. In Elephant (Gus Van Sant – USA, 2003) il dramma del liceo di Colombine rivive in immagini radiose e asettiche, in uno stile fenomenologico e ricorsivo, in una sfaccettatura del punto di vista che accantona domande inequivocabili e risposte risolutive scheda ELEPHANT, ma che sa insinuare una feconda riflessione, nello spettatore quanto nei personaggi: il biondo ragazzo che scampa alla strage non si lascerà scappare l’occasione di un rinnovato contatto umano con il padre. Il gap generazionale è sempre più alla base dell’angoscia della società civile; la falcidie di compagni e professori non può, non deve essere un passaggio obbligato per ripensare ai percorsi educativi del nuovo millennio... Se Caronte è un gigantesco coniglio bianco… - VIII

ezio leoni - Se Caronte è un gigantesco coniglio bianco… [IL VIAGGIO DELL'EROE - edizioni Falsopiano]