La bella vita
Paolo Virzì - Italia 1994 - 1h 32'
[opera prima]

   CIAK D'ORO per il Panorama Italiano

     Tra i tanti premi collaterali della Mostra del cinema di Venezia, il Ciak d'oro, assegnato a La bella vita, quale miglior film presentato nel Panorama italiano, è forse quello che ha trovato quest'anno la maggiore unanimità di consensi. L'opera d'esordio del trentenne Paolo Virzì film successivo in archivio si segnala infatti sia per la per la professionalità degli interpreti, sia per la solidità della struttura narrativa, visto che il regista, livornese, ha pensato bene di narrare una storia vicina alla propria realtà, non avulsa dal contesto umano e sociale della quotidiano: siamo a Piombino, Bruno (Claudio Bigagli) e Mirella (Sabrina Ferilli) sono una coppia modesta ma felice. Lui lavora come operaio all'acciaieria, lei fa la commessa al supermercato. La serenità inizia a sgretolarsi quando Bruno finisce in cassaintegrazione, a fare la bella vita. I suoi amici gli propongono di mettersi in proprio, di tentare finalmente la fortuna ("Il rischio c'è. Ma che ci deve andare tutto male nella vita?"), ma lui è incerto, smarrito ("Come stai? Sto da cassaintegrato. Forse è la cassa che deprime. Anticipa la cassa da morto"). La botta finale gli arriva quando scopre che Mirella ha una relazione con Gerry Fumo (Massimo Ghini) smaliziato conduttore televisivo di una rete locale. Sarà l'inizio di una profonda crisi coniugale che costringerà Bruno e Mirella a confrontarsi con se stessi, a litigare e riappacificarsi, ma che non garantirà più l'armonia di un tempo.
La bella vita non è certo un film perfetto e le incertezze dell'opera prima vengono spesso alla luce: l'uso sornione della voce narrante per ovviare alle discontinuità del ritmo narrativo, la linearità un po' accademica delle inquadrature, il timore-incapacità di affrontare una descrizione più "mossa" dell'ambiente. Ma ciò che conta è che i personaggi di Virzì hanno un'anima e il suo "melodrammino" ha più cuore che retorica. E non lasciatevi ingannare dai trucchi della campagna promozionale che puntano sulla sensualità della Ferilli promettendo un film "carnoso e carnale". Virzì solo talvolta si lascia trasportare dalla foga "adulterina" di Gerry e Mirella; per il resto La bella vita è un film garbato e "sommesso": lo si vede volentieri, se ne apprezza la credibilità, spesso piacevolmente coivolti dall'umanità del racconto, dal gioco minimo della commozione.

ezio leoni - La Difesa Del Popolo  26 gennaio 2003