Che bella giornata
Gennaro Nunziante
- Italia 2011 - 1h 35'

La vita di Checco, addetto alla sicurezza di una discoteca della Brianza, ha subito una serie di importanti cambiamenti: la richiesta di misure straordinarie per i luoghi a rischio di attentati lo ha portato a rinforzare le fila della security per il Duomo di Milano e l'incontro con Farah, una studentessa straniera d'architettura, che gli ha fatto conoscere le gioie dell'amore. Tuttavia, le capacità intellettuali di Checco e la vera identità della sua ragazza si riveleranno una vera e propria minaccia per il patrimonio artistico italiano...

  Il secondo film di Checco Zalone è migliore del primo, più originale e spassoso. L'avvocato Luca Medici è assai meno naif del suo sosia Checco Zalone, prototipo di italiano senza qualità. Lui è pieno di talenti, sa leggere e scrivere, suonare, scegliersi bene i collaboratori. [...] Checco Zalone è un comico italiano che fa ridere. Una rarità. Non solo, ma ci tiene proprio a fare il suo mestiere. Rispetto almeno a tanti colleghi che s'improvvisano tribuni politici, giornalisti, autori e attori strappalacrime. Attività che sono in generale sempre meglio che andare a lavorare. E comunque assai più semplici della difficile arte di far ridere il prossimo, per giunta di questi tempi. Checco Zalone continua a far ridere più in tv o su Internet, dov'è un mito dai tempi di 'Siamo una squadra fortissimi', che non sul grande schermo. Ogni generazione ha i suoi mezzi di comunicazione. [...] Alcune scene sono esilaranti, come quella in cui Zalone lascia cadere un capolavoro del Seicento, perché si accorge di un graffio sulla carrozzeria della Porsche. Zalone si è anche scelto una spalla formidabile, Rocco Papaleo, nel ruolo di un padre militare impegnato in Iraq per pagare il mutuo. Sullo sfondo gli obiettivi di una satira intelligente: il familismo, l'istituto della raccomandazione, il fanatismo d'ogni genere, politico, religioso, culturale. La celebre scurrilità, che ha fatto di Zalone un culto degli intellettuali italiani, categoria assai volgare, si è molto attenuata ed è una buona notizia. Se continua così e il cielo lo protegge dai produttori, Checco Zalone ci farà ridere per i prossimi trent'anni.

Curzio Maltese - La Repubblica

  Checco Zalone ovvero come essere popolari, spiritosi e non volgari, come parlare di attualità virandola in grottesco e giocare al finto tonto senza perdere ritmo, gag, battute. Il comico cade sempre dalle nubi, fa la guardia alla Madonnina a Milano, ironizza sul terrorismo: ben scritto, ben diretto, recitato con sapienza. Si ride moltissimo, mai a sproposito e Rocco Papaleo è valore aggiunto in una delle due scene cult: la cena di cozze e il furto d'Estasi.

Maurizio Porro - Il Corriere della Sera

  Qui il razzismo non è più un bersaglio, è uno stato di fatto, lo sfondo implicito di ogni storia o storiella di oggi. E l'ignorantissimo Checco, col suo mix di candore, furbizia, innata protervia, è il reagente che rivela il volto assurdo della normalità [...] Checco e il suo regista, Nunziante, non cavalcano orrori e volgarità con la scusa di denunciarli. Semmai li smontano da dentro, per sovraccarico, un po' come Albanese. Giocando di squadra (basta col comico factotum) e azzeccando varie scene memorabili. Fra cui Caparezza costretto a cantare Che confusione e Non amarmi. Alzi la mano chi non ride.

Fabio Ferzetti - Il Messaggero

  Checco Zalone è un genio ruvido, di quelli che rompe gli schemi, anche grammaticali, delle nostre convenzioni e convinzioni. Che si dipinge omofobo, razzista ed egoista solo per mostrarci l'italiano (del dito) medio. La cui unica volgarità è rappresentata dall'avvilente ma veritiero ritratto che fa del nostro presente. Bravo Zalone, bene, tris

Boris Sollazzo - Liberazione

  Si ride di gusto dall'inizio alla fine, le espressioni stralunate unite alle 'geste' goffe ed autoironiche di Checco trovano ritmo perfetto con i dialoghi (spesso reinventati sul set) e le performance degli altri attori, tutti centrati. E la satira politico-sociale su questo nostro povero Paese abbonda senza retorica.

Anna Maria Pasetti - Il Fatto Quotidiano

  Cosa significa il trionfo di Zalone? Innanzitutto (ma non è una novità) che al cinema gli italiani vogliono ridere. In secondo luogo che vince l'uomo 'qualunque' in cui tutti possono identificarsi. E che, nell'anno del successo mostruoso di Benvenuti al Sud, il Meridione dimostra un appeal irresistibile. Anche comicamente parlando.

Gloria Satta - Il Messaggero

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Checco Zalone ovvero come essere popolari, spiritosi e non volgari, come parlare di attualità virandola in grottesco e giocare al finto tonto senza perdere ritmo, gag, battute. Il comico cade sempre dalle nubi, fa la guardia alla Madonnina a Milano, ironizza sul terrorismo: ben scritto, ben diretto, recitato con sapienza. Si ride moltissimo, mai a sproposito poiché la satira politico-sociale su questo nostro povero Paese abbonda senza retorica: L'unica volgarità è rappresentata dall'avvilente ma veritiero ritratto del nostro presente.

cinélite TORRESINO all'aperto: giugno-agosto 2011