Comedian Harmonists
Joseph Vilsmaier – Germania 19991h 43’

da FilmTv (Fabrizio Liberti)

Nel 1927 il giovane Harry Frommermann fece un sogno: creare nella vecchia Germania un gruppo musicale sullo stile dei famosi The Revellers americani. Un annuncio sul giornale e inizia l'avventura di Harry che trova subito cinque compagni disposti a intraprendere con lui una rischiosa avventura. Comedian Harmonists è la storia di questo sogno che giunse ad un passo dal diventare leggenda. Negli anni della grande crisi tedesca, che decretarono l'avvento del nazismo, il gruppo con il suo sound che fondeva la musica classica con la popolare, conobbe un successo strepitoso che lo portò nel 1934 ad esibirsi addirittura a New York sulla portaerei Saratoga. Il film descrive l'ascesa e la caduta di questi sei musicisti, l'amicizia, gli scontri e gli amori, segnati e cadenzati dalla loro incredibile musica e dall'inesorabile avanzata del nazismo. E proprio il nazismo distruggerà il loro sogno, impedendo ai tre componenti ebrei del gruppo di poter lavorare, obbligandoli all'esilio. Un film leggero ma mai banale che sottolinea il colossale errore di valutazione della società civile, anche degli stessi ebrei che pensavano di essere tutelati dal loro patriottismo, che permise a Hitler di arrivare indisturbato al potere.

da L'Unità (Michele Anselmi)

Il reazionario e razzista Haider prossimo a entrare nel governo austriaco in un clima di allarme generale; Elie Wiesel che parla di Auschwitz al Reichstag tedesco per ammonire: «Non basta ricordare, bisogna vigilare». Esce nei giorni giusti Comedian Harmonists, il film di Joseph Vilsmaier adattato in italiano da Moni Ovadia, eppure vedrete che servirà a poco: perché il pubblico, dopo gli exploit di Benigni e di Train de vie, sembra essersi stancato di questi temi. Eppure il film tedesco - che non parla di lager, ma di nazismo sì - si lascia vedere. E' impaginato un po' all'antica, manca di smalto nella ricostruzione d'epoca, però sfodera una sua onesta vitalità, che è poi la vitalità di tutte le storie legate a un sogno musicale realizzato un po' come succedeva in ambiti diversi con The Blues Brothers e The Commitments. Comedian Harmonists è infatti il nome, autentico, di un quintetto vocale che furoreggiò per alcuni anni nella Germania pre-hitleriana, finché il regime nazista - in imbarazzo perché tre dei cinque cantanti erano ebrei - ne decise d'imperio lo scioglimento. Tutto comincia nel 1927, quando lo studente di recitazione Harry Frommermann pensa di formare un gruppo vocale ritagliato sullo stile degli americani The Revellers. La ricetta: armonizzazioni virtuosistiche di brani famosi, un certo gusto per lo spettacolo, costumi estrosi da musical. All'inizio nessuno crede in quel piccolo ebreo dallo sguardo vivace, ma Frommermann non si arrende: per la sua «orchestra vocale» ingaggia il tedesco Robert Biberti, l'apolide polacco Roman Cycowski, il playboy poliglotta Abraham Collin, l'ex ufficiale bulgaro Ari Leschnikoff, il pianista Erwin Bootz, e con loro debutta a teatro. Un successo fulmineo, che nel giro di pochi mesi li porta in vetta alle classifiche di vendita. Tournée in Francia, Italia, Inghilterra, perfino a New York, guadagni per 50mila marchi all'anno, pari a un miliardo e mezzo di lire odierne. Alla maniera americana, Comedian Harmonists racconta la fatica degli inizi, la sbornia del successo, le rivalità amorose e il parallelo imporsi nel nazismo. «Siamo pur sempre in Germania, qui regna l'ordine e la saggezza», minimizza uno di loro, e invece sappiamo come andarono le cose.

scheda CGS marzo 2000
[TORRESINO]