Constans
Krzysztol Zanussi - Polonia 1980 - 1h 30'


miglior regia

  "Il mondo cambierà se potrà contare su un giusto in più"

  • Witold, il giovane protagonista di Constans (polacco naturalmente), non è un personaggio che si lascia trasportare inerte dalla corrente della vita; cerca di affrontarla con spavalda dignità morale: ama le alte vie della montagna e si impegna sul lavoro a mantenersi coerentemente onesto, anche a costo di inimicarsi superiori e colleghi.
    Diplomatosi come perito elettrotecnico, egli ha dovuto rinunciare agli studi universitari in matematica per contribuire al modesto salario della madre, commessa in una farmacia, ma trova ugualmente il modo di frequentare saltuariamente le lezioni dimostrando una notevole predisposizione per la materia.
    Cerca in ogni caso di sfruttare, sempre in modo corretto, tutte le occasioni della vita provando l'ebbrezza degli spazi celesti nel servizio di leva tra i paracadutisti e partecipando ai viaggi all'estero previsti dal giro d'affari della ditta. Così può visitare tra l'altro il mistico mondo indiano, che lo lascia fortemente scosso sul significato da dare alla propria esistenza, alla libera scelta ed al mistero di un destino superiore. Proprio il fato lo colpisce, tragicamente, con la morte della madre, che si spegne tra gli atroci dolori di un tumore incurabile ed anche sul lavoro la situazione peggiora: stanchi della sua intransigente fedeltà agli onesti principi, i compagni, compatti attorno all'infido dirigente Mariusz, lo boicottano duramente e pure l'amico Stefan si stacca da lui sposando, con un occhio alla carriera, la figlia di un influente direttore. Quando poi arriva il grande momento, a lungo sospirato, di una spedizione alpinistica sull'Himalaya, una carognata (dei soldi cuciti a sua insaputa nella giacca a vento) lo blocca beffardamente al confine.
    Perso anche l'impiego, gli resta l'affetto di Grazyna, la dolce infermiera conosciuta durante la malattia della madre, gli studi matematici, cui si dedica ora con maggiore assiduità, e un nuovo lavoro, improntato sull'umiltà e la spericolatezza, come "uomo ragno" demolitore di vecchi palazzi. Ma le prove del destino sembrano non essere finite; proprio mentre si stacca un grosso pezzo di intonaco, un ragazzino si spinge oltre gli sbarramenti del cantiere: quale la sua sorte nel polverone sollevato dal blocco che precipita?

L'approccio ad un film come Constans va fatto con la coscienza di trovarsi di fronte ad un'opera rara per integrità formale e contenuto intimista, uno Zanussi-film insomma. Pur con la ponderosità di un sostanziale simbolismo di fondo (la montagna come metafora dell'assoluto, le disquisizioni matematiche come enunciazione di una filosofia della vita) il lavoro resta limpido nella sua tematica, che è quella di una aderenza perentoria a valori universali troppo spesso soffocati da giustificazioni relativistiche, di una coraggiosa disponibilità al colloquio esistenziale con il dolore, con la morte, quindi con il trascendente (c'è una frase-chiave pronunciata dalla madre durante l'agonia che è stata tralasciata nel doppiaggio italiano: "voglio soffrire secondo le Tue intenzioni"). E c'è soprattutto il soffio vitale della speranza ("il mondo cambierà se potrà contare su un giusto in più? - Sì" - risponde fiducioso Witold) anche se niente promette Zanussi alla coerenza dell'uomo retto.
Il confronto finale con l'eventualità tragica, l'apertura all'interpretazione di quella nuvola di polvere riportano la riflessione sulla non-responsabilità dell'individuo di fronte all'imponderabilità del corso del destino e fanno di Constans (in latino, ad indicare 1a costanza tanto nelle leggi fisiche che nelle qualità morali) un piccolo-grande film non-pessimista, alla ricerca di valori totali per sopravvivere in un mondo confuso, vacuo, umanamente "in demolizione".

ezio leoni - Espressione Giovani marzo-aprile1983

CANNES 1980: Premio per la migliore regia - Premio OCIC

Soggetto e sceneggiatura: Krzysztof Zanussi. Fotografia (colore): Slawomir ldziak. Scenografia: Tadeusz Wybult. Musica: Wojciech Kilar. Suono: Wislawa Dembinska. Montaggio: Urzula Sliwinska.
Interpreti: Tadeusz Bradecki (Wìtold), Malgorzata Zajaczkowska (moglie di Witold), Zolia Mrozowska (la madre), Cezary Morawski (Stefan), Witold Pyrkosz (Mariusz), Edward Zebrowski (il Professore), Ewa Lejczak (la moglie di Stefan), Jan Jurcwicz (Zenek).
Produzione: "Tor" Film Unit. Direttore di produzione: Tadeusz Drewno.

   

  Krzysztol Zanussi (Varsavia 1939) è con Waida il regista più eloquente dell'anima polacca degli ultimi anni. Con alle spalle solidi studi scientifici ed umanistici (fisica e filosofia all'università) sa dare al suo cinema un taglio asciutto ed incisivo, scarno nella coerente partecipazione ad un vivere scandito da un'umile quotidianità, ricco di un fermento esistenziale che tiene conto via via degli aneliti dell'individuo e dei rapporti sociali, della professionalità, dell'arrivismo e dell'onestà, delle memorie, civili e biologiche, del peso del destino, dell'accavallarsi delle coincidenze e del calcolo delle probabilità, dell'incalzante procedere del razionalismo e del profondo riflettere della coscienza più intima, dell'amore, della fede e della religione, dei sentimenti, della sacralità e del senso della vita. Il lungometraggio d'esordio Struktura Krysztalu (La struttura del cristallo, 1969) viene dopo due importanti pro- ve come Tramway do nieba (premiato al festival polacco del cinema amatoriale nel '58) e Smierc prowinciala (cortometraggio del '66 per il diploma alla Scuola Superiore del Cinema di Lodz) e rivela subito la linearità suo stile e l'analisi approfondita, tra discorso scientifico e discorso sociale, del legame singolo-collettività.
Egli prosegue addentrandosi tra condizionamento ed ereditarietà in Zycie Rodzinne (Vita in famiglia, 1971) e scava nel malessere della società, non solo polacca, e dell'individuo evidenziandone la tensione all'assoluto in una realtà basata su un'estrema concretezza (Iluminacja - Illuminazione, 1973 - suo primo capolavoro, Pardo d'oro al Festival di Locarno).
Amore e vita, contrasto tra sentimenti e regole sono il tema dì Bilans Kwartalny (Bilancio trimestrale, '75) mentre, dal punto di vista strettamente cinematografico, si ribadisce un linguaggio semplice e profondo, attento alle grandi doti di immedesimazione e di veridicità degli attori e ad una rappresentazione "comune", scenicamente non enfatizzata dell'ambiente.
Attivo in televisione ed in teatro, alternando film e documentari, Zanussi continua la sua indagine sulla persona e sul vivere in Barwy ochronne (Colori mimetici, '76), Constans (Palma d'oro a Cannes nel 1980 per la miglior regia) e Kontrakt. Nell'81 si sbilancia con un film commemorativo su Papa Wojtyla (Da un paese lontano), certamente fuori dai propri timbri espressivi, poi collabora con la televisione tedesca e, sempre su produzione germanica, realizza nel 1982 Imperative, una splendida opera d'autore, davvero meritevole per l'eccezionale rigore morale e stilistico che va a suggellare una specie di trilogia (con Iluminacja e Constans) sull'esistenza umana, sulla ricerca del nostro credere e del nostro essere.

ezio leoni - Espressione Giovani marzo-aprile1983