Così fan tutti (Comme une image)
Agnès Jaoui - Francia 2004 - 1h 40'

da La Stampa (Lietta Tornabuoni)

     Storia di una ventenne che non si vuole bene. Anzi si disprezza, si detesta, perché è davvero grassa e vorrebbe essere diversa, snella come le bellezze televisive. Il suo aspetto, che non tenta affatto di modificare, le fa odiare il mondo, la rende ipersensibile: si critica («Sono uno zero»); si offende se il padre, scrittore famoso, grande egocentrico, va a pranzo con lei e fa quindici telefonate, se è bisbetico, distratto e non s’interessa a lei; svaluta la propria bellissima voce che ne fa una cantante apprezzata; si spaventa per i rumori degli animali la notte in campagna; s’addolora per la solitudine sentimentale. Il problema del peso le fa sentire più acutamente le grossolanità dell’esistenza, la cattiveria altrui: ma trova un ragazzo e forse, pur restando patologicamente grassa, sarà meno infelice. Così fan tutti sarebbe uno di quei film francesi intelligenti, spiritosi, ben fatti (ritratti psicologici, commedie borghesi, storie di blanda critica sociale) che è troppo facile confondere uno con l’altro e dimenticare presto. Ma tre elementi lo distinguono. Il primo è la scelta di una ragazza obesa come protagonista, scelta assai rara al cinema per le difficoltà che impone all’immagine e alle inquadrature, anche se l’obesità è diventata un problema quotidiano socialmente rilevante nel mondo occidentale. Il secondo è l’analogia tra l’eccesso di grasso e tante altre forme di diversità e d’infelicità, l’impotenza di una personalità inerte, impermeabile al martellare della pubblicità degli infiniti sistemi dimagranti, che non si accetta e insieme giudica umiliante non accettarsi e tentar di cambiare. Il terzo elemento è la bravura psicologica e stilistica della regista-attrice francese quarantenne Agnès Jaoui (Il gusto degli altri): assai notevole è la finezza con cui descrive, accanto alla figlia dolente, il dolore simile del padre celebre per il quale nulla è mai sufficiente a saziare le propria vanità, e la mancanza d'amore, la solitudine analoga dei due.

LUX - novembre 2004