Dark Water
Walter Salles - USA 2005 - 1h 45'


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da La Repubblica (Roberto Nepoti)

     Piove su Seattle mentre, nel prologo, una bimba aspetta davanti all'asilo la mamma che non arriva. Piove di continuo a Roosevelt Island, periferia di New York, dove la bimba, cresciuta sposata e separata, si trasferisce con la figlioletta nell'appartamento di uno stabile degradato. E piove in casa: acqua sporca dal soffitto, su cui una macchia gocciolante s'allarga sempre più. E' un film da vedere in un giorno di pioggia Dark Water, elegante reimpaginazione del cult giapponese dallo stesso titolo diretto da Hideo Nakata. Nell'appartamento avvengono strani fenomeni, sempre più arcani e inquietanti. Come ogni eroe del cinema "fantastico", mamma Dahlia cerca dapprima spiegazioni razionali; poi deve accettare il soprannaturale. C'è un fantasma nello stabile, ed è quello di una bambina dell'età di sua figlia: la donna sarà costretta ad affrontare, contemporaneamente, il piccolo spettro e i demoni del proprio passato. Parafrasare in versione occidentale uno dei film-chiave del nuovo horror giapponese era, a priori, rischioso, per la perdita di atmosfera che ne sarebbe - inevitabilmente - derivata: i film di Nakata sono serie B "sporche" e ossessive, e proprio in ciò consiste la fascinazione che emanano. Ma che c'azzeccava Walter Salles (I diari della motocicletta), con un repertorio codificato come quello delle storie di fantasmi giapponesi? Invece non delude affatto. La prima parte rifà quasi scena per scena il modello; ma il seguito se ne emancipa in diverse direzioni, a cominciare dall'introduzione di una serie di personaggi maschili borderline. Cosa che, se da una parte indebolisce la portata emotiva del soggetto (la solitudine della donna), dall'altra, si presta a ottime caratterizzazioni: Tim Roth come avvocato altruista; Peter Postlethwaite nella parte dello scorbutico portiere; John C. Reilly in quella del laido amministratore di condomini. In più, Salles non forza mai la mano, preferendo installare nello spettatore un panico "light", ma costante, senza ricorrere agli effetti facili.

TORRESINO - ottobre 2005 - PRIMA VISIONE
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