Dies Irae (Vredens Dag)
Carl Theodor Dreyer - Danimarca 1943 - 1h 45'

  L'azione ha luogo nel 1623. La giovane moglie del pastore Absalon Pedersson, Anne, nasconde la vecchia Marta, ricercata per stregoneria. Scoperta ugualmente, la presunta strega supplica Absalon di salvarla (sa che egli risparmiò un tempo la madre di Anne, accusata dello stesso crimine, per ottenerne la figlia). Ma il pastore rifiuta e consegna la vecchia al giudice Laurentius. Questi la fa torturare, ne ottiene la confessione e la condanna al rogo. Turbata dalle notizie sulla propria madre, Anne subisce il fascino delle arti magiche, che si crede capace di esercitare. Diviene l'amante del giovane Martin, figlio di primo letto di Absalon, mentre su di lei vigila la suocera che la detesta. Il pastore è chiamato ad assistere alla fine di Laurentius, che muore convinto di essere vittima della maledizione della strega. Quando torna a casa Anne, che frattanto ha cercato di placare i rimorsi di Martin, gli rivela, in un'accesso di ribrezzo per quell'umiliante matrimonio, i rapporti che la legano al figliastro. Il pastore cade fulminato. Martin promette ad Anne di difenderla da ogni accusa. Durante il processo però, quando incolpano Anne di stregoneria e di omicidio, il giovane si allontana da lei e prende le parti della nonna. Delusa, Anne si autoaccusa di ogni crimine dinnanzi al cadavere del marito e si prepara ad affrontare il rogo.
Tratta da un dramma del norvegese Hans V. Wiers Jensen (1906), è una parabola sull'intolleranza e la superstizione nel '600 della caccia alle streghe. C. Th. Dreyer
film successivo in archivio girò il film durante l'occupazione tedesca della Danimarca. Il regista non rinuncia alla propria volontà di sperimentazione linguistica. Ma sceglie questa volta una cadenza più distesa. La m.d.p. segue i personaggi in azioni lente, monotone, svolte in un universo ristrette (vi si risente l'origine teatrale del testo). Film in prevalenza di interni, Vredens Dag unisce alla lentezza del ritmo un acuto senso della composizione plastica, con figure rilevate su fondi neutri da violenti contrasti di luce o immerse in un'atmosfera lattiginosa (come nell'incontro degli amanti nel bosco: uno dei pochi esterni). Il quotidiano, insomma, evocato da una temporalità remota e arcana, dove non mancano espliciti riferimenti alla figuratività di Rembrandt e Vermeer. Un film complesso anche dal punto di vista psicologico: ogni personaggio manifesta una personalità ambigua e contraddittoria, che sottrae alle spettatore la certezza dei suoi giudizi, narrativi (potrebbe Anne essere veramente una strega?) o morali che siano. Rimane, sempre, netto, l'orrore per la superstizione di cui sono vittime (e responsabili) i protagonisti. Orrore soprattutto evidente nel finale, quando Anne circondata da chierichetti salmodianti, in un'atmosfera luminosa, quasi incantata prende la decisione di confessare.

Dizionario Universale del Cinema a cura di Fernaldo Di Giammateo

V.O.S. cinema LUX ottobre-dicembre 2001