La felicità è un sistema complesso
Gianni Zanasi - Italia 2015 - 1h 57’



 

  Nella più bella scena d'amore vista quest'anno i protagonisti non si baciano, anzi non si toccano e a dire il vero non toccano neppure le lenzuola, ma per scoprire come fanno bisogna vedere La felicità è un sistema complesso, il nuovo film di Gianni Zanasi. Uno di quei lavori imperfetti e toccanti, bizzarri e lontani da ogni moda, che richiedono un pizzico d'attenzione in più ma ripagano lo spettatore accompagnandolo per un pezzo dopo la visione. La storia in sé è abbastanza complicata, ma alla fine conta poco. Contano i sentimenti aggrovigliati (cioè autentici) che la accompagnano, e che il film dipana con l'ironica grazia già dimostrata da Zanasi in Non pensarci. (...) Su questa trama insieme limpida e bislacca, Zanasi e i suoi eccellenti attori (tra cui Giuseppe Battiston e Teco Celio, entrambi già in Non pensarci), allestiscono un sorridente e a tratti esilarante 'mystery' interiore fatto di figli senza padri e di buffoni senza più Re, in cui tutti prima o poi devono fare i conti con le bugie che raccontano a se stessi. Scena chiave: Mastandrea che si tuffa vestito in piscina per riconquistare l'attenzione dei padroni. Ma tutto il film è dominato da questo attore sempre più libero e sorprendente. Mentre Zanasi si conferma uno dei nostri pochi registi ancora capaci di raccontare con finezza i gruppi, le famiglie, le società. Insiemi in cui la felicità di uno dipende da quella di tutti gli altri, anche se va di moda pensare il contrario. E ogni mezzo è lecito per raggiungerla. Fosse anche imitare - molto pericolosamente per Mastrandrea - il Moonwalk di Michael Jackson…

Fabio Ferzetti - Il Messaggero



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Enrico (Valerio Mastandrea) avvicina per lavoro dei dirigenti totalmente incompetenti e irresponsabili che rischiano ogni volta di mandare in rovina le imprese che gestiscono. Lui li frequenta, diventa loro amico e infine li convince ad andarsene evitando così il fallimento delle aziende e la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro. È il lavoro più strano e utile che potesse inventarsi e non sbaglia un colpo, mai. Ma quando viene chiamato col compito di impedire che due adolescenti, rimasti orfani, possano diventare i dirigenti di un gruppo industriale d'importanza nazionale, è il momento in cui, nella sua vita, tutto si complica… Una commedia simil-surreale, sospesa tra la concretezza del mondo e la leggerezza del sogno, in cui contano i sentimenti (aggrovigliati cioè autentici) che il film dipana con ironica grazia. Zanasi si conferma uno dei nostri pochi registi ancora capaci di raccontare con finezza i gruppi, le famiglie, le società.

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LUX - dicembre 2015

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