La frode (Arbitage)
Nicholas Jarecki
- USA 2012 - 1h 47'

 La crisi economica che stiamo attraversando ha portato sullo schermo una nuova stirpe di cattivi: i magnati della finanza spietati e luciferini. Se il capostipite è il Gordon Gekko di Wall Street, quelli di oggi chiamano riferimenti più espliciti ai vari Bernard Madoff, ai banchieri della Lehmann Brothers e a tutti gli altri che, per il proprio tornaconto, non si fanno scrupoli di mandare in rovina folle di azionisti e piccoli risparmiatori. Al cinema si presentano con l'aspetto di begli uomini dai capelli d'argento e vestono raffinato: vedi Jeremy lrons in Margin Call o Richard Gere in questo 'thriller finanziario' scritto e diretto dal debuttante Nicholas Jarecki. (...) A chi ricorda il romanzo di Thomas Wolfe Il falò delle vanità, uscito alla fine degli anni 80 (e poi trasformato in film da Brian DePalma), non sfuggirà l'analogia con quello (...). Se lo spettatore è presto informato dell'abiezione morale del protagonista, che fa cose illegali pretendendo di difendere gli interessi della sua famiglia e dei suoi dipendenti, tuttavia i casi sfortunati che gli piovono in testa tutti assieme paiono eccessivi: un collaboratore lo tradisce; la figlia Brooke, amatissima da papà, scopre il gioco di prestigio nei bilanci della società (punibile con vent'anni di reclusione); anche l'incidente mortale a Julie, l'amante, minaccia di portarlo alla rovina. Così che, a un certo punto, ci si può' ritrovare a solidarizzare con lui, sperando che se la cavi. Ma sarebbe allearsi col Diavolo. Nella seconda parte del film infatti, quando le cose si mettono meglio per lui, l'uomo getta la maschera, diventando una figura emblematica di quel capitalismo selvaggio e di quel delirio speculativo che, nel disprezzo di ogni norma, ci stanno portando alla rovina. In realtà Miller subirà la vendetta trasversale della moglie Ellen (Susan Sarandon), in un modo che qui non si racconta; ma, di fronte alla società, la sua immagine resterà quella di un uomo ammirevole e di un grande filantropo.

Roberto Nepoti - La Repubblica

  Come costringerci a tifare per un tipo che non ci piace ma che segretamente invidiamo. È la sfida con cui si fanno i grandi film, o almeno le grandi storie. La carogna inaffondabile qui ha il fascino (crescente con gli anni) di Richard Gere. (...) Perché tifare per lui? Perché quelli che vorrebbero vederlo in rovina usano metodi anche peggiori (l'ispettore Tim Roth, fantastico). E perché Gere danza sul filo del rasoio come un Nureyev del denaro. Vedi il modo spregiudicato e geniale in cui usa il figlio del suo fu autista (nero). Odioso, abilissimo, accurato, irresistibile: come il suo (anti) eroe. Il genere di film con cui Hollywood domina il mondo. .

Fabio Ferzetti - Il Messaggero

  Film d'esordio, La frode rientra in quel filone Usa sull'«economia della truffa», che la crisi ha reso tanto attuale; ma, piuttosto che indagare sulle dinamiche di una sconsiderata politica finanziaria, il ventiquattrenne Nicholas Jarecki opta per il ritratto ravvicinato, cosicché lo spettatore - pur consapevole dei molti lati oscuri del personaggio - è (colpevolmente) tentato di schierarsi dalla sua parte. Non si capisce bene, ed è la debolezza del film, se questa ambiguità sia voluta o meno, ma nell'insieme l'opera prima è raffinata, intrigante; e Gere si conferma validissimo interprete e divo di intramontabile fascino

Alessandra Levantesi Kezich - La Stampa

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Robert Miller (Richard Gere) è un potente uomo d'affari che vorrebbe vendere il suo impero finanziario prima che l'enorme frode da lui perpetrata venga alla luce. Finora è riuscito a nascondere la sua reale situazione finanziaria (e la sua relazione con la giovane mercante d'arte Julie - Laetitia Casta) sia alla moglie Ellen (Susan Sarandon), sia alla brillante figlia ed erede Brooke. Ma proprio mentre è a un passo dal chiudere la trattativa commetterà  un errore che causerà  una serie di conseguenze non previste attirandogli l'attenzione del detective Michael Bryer... Un cast di prim'ordine per un thriller incalzante che si divide tra lo scandalo privato e la frode pubblica, senza moralismi. Un'opera forse di grana grossa ma di buona qualità , che proclama che tutti possono essere comprati. La differenza sta negli zeri che servono a farlo.

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 LUX - aprile 2013

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