Full Frontal
Steven Soderbergh - USA  2002 - 1h 51'


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da Kataweb (Mario Sesti)

     Raccontare la storia di un film che racconta di un film che racconta di altri film, è una procedura che il recensore decide di abrogare unilateralmente e senza appello. Per vari motivi. Primo perché non serve molto a far capire che film è Full Frontal, l'ultima fatica di film precedente in archivio Steven Soderbergh film successivo in archivio (a Venezia 2002 in Controcorrente). Secondo perché è una impresa ingrata: provateci voi, se ci riuscite, dopo averlo visto, a raccontarlo a qualcun'altro che non lo ha ancora fatto.
Sapevamo già che a dispetto del suo titolo, non conteneva una nudità frontale di Julia Roberts (trovata pubblicitaria troppo smaccata per essere credibile ancor prima di essere smascherata), sapevamo anche che la critica e la stampa americana avevano arricciato il naso di fronte ad una operazione che sembra riportare il suo autore alla tendenza cerebrale in cui stagnava prima del grande successo di film come
Erin Brockovic e Traffic.
Le cose non stanno esattamente così. Nel raccontare un mondo vacuo, autoreferenziale, istericamente autoindulgente e odiosamente convenzionale, Soderbergh non ha proprio l'aria del moralista. Il girotondo di personaggi che orbitano tra il jet set californiano della mecca del cinema, la stampa altolocata e un nugolo di gregari, sceneggiatori, massaggiatrici, psicoterapeuti e veterinari, è schizzato in una serie di strip video come in un fumetto dal retrogusto solo leggermente agro.
Più che una critica dell'industria e del mondo che sogna e produce i popcorn movie, sembra uno studio su una commedia in DV - gran parte del film è girato con una videocamera che moltissimi potrebbero acquistare senza eccessivi risparmi - in cui la sperimentazione tecnologica è meno interessante della meticolosa ricerca di gag e della brillantezza del copione (di Colemqan Hough, al suo esordio su grande schermo) che strappa sorrisi con studiata regolarità.
Tra animali domestici che si avventano su biscotti pieni di hashish e colloqui di lavoro che includono molestie sessuali, un irresistibile e grottesco Hitler sulla scena di una piece di avanguardia e la Roberts e Brad Pitt e David Duchovny che si lavano la coscienza facendo la caricatura dei divi che effettivamente sono, il film accumula a velocità di crociera una quantità regolamentare di bozzetti digitali puntellati da battute da ricopiare al volo ("Confondi le stravaganze di una persona con lo stupore di uno stuolo di labrador che fissano un Picasso"). Ecco, stravaganza è una parola che somiglia molto al film. Chi cerca in
Full Frontal una conversione di Soderbergh al credo danese del gruppo "Dogma", fondamentalista e drammatico, rimarrà deluso. Ma chi non sa cosa cercarvi, ci troverà qualcosa di arguto e gradevole.

LUX - settembre 2002