Giovanna d'Arco - parte I e II (Jeanne la pucelle: Les batailles - Les prisons)
Jacques Rivette - Francia 1994 - 1h 55' + 2h 04'

da La Voce (Gianni Canova)

      "Così passavano i fiumi, come immobili". Il segreto della Giovanna d'Arco di Rivette è tutto in questa didascalia: far coincidere (nel cinema) il movimento (della storia) e l'immobilità (dello sguardo). Immobilizzare il flusso travolgente degli eventi, fluidificare la monumentalità che secoli di retorica agiografica hanno depositato sulla leggenda della "pulzella d'Orléans". Il risultato è freddo ma abbagliante: rivestita dalla sua luccicante corazza metallica, la Giovanna di Sandrine Bonnaire sembra una creatura cyberpunk, la gemella robotica dell'automa di Metropolis in missione nel passato: Rispetto alle altre Giovanne dello schermo (Renée Falconetti, Ingrid Bergman, Jean Seberg, Michèle Morgan), quella della Bonnaire ha qualcosa di più "straniato", di più brechtiano: fra i pittoricismi fiamminghi e taubleaux vivaints, si pone come un corpo opaco ed enigmatico nell'apparente trasparenza della Storia.

 

Credo di aver fatto un film onesto, rispettoso del mistero che circonda il destino di questa contadina straordinaria. Un film rigorosamente storico che toglie Giovanna d’Arco alle strumentalizzazioni e la presenta com’era, perché Giovanna è di tutti

Siamo nell’ultimo quarto dell’interminabile guerra dei Cent’anni. Inglesi (al nord) e borgognoni (est e sud) occupano quasi interamente la Francia; dopo il trattato di Troyes del 1419 (quattro anni prima inglesi e borgognoni hanno sconfitto le truppe di Carlo VI ad Azincourt) il Delfino - il futuro Carlo VII - è esautorato: il suo posto dovrebbe esser preso dal re inglese Enrico VI, ma quando sarà maggiorenne. Il Delfino, chiamato ironicamente "il re di Bourges" può contare solo su qualche feudo isolato rimastogli fedele, come Orléans (assediata dagli inglesi quando Giovanna entra in scena nel 1429) e la contea di Domrémy in Lorena, una sorta di enclave in territorio borgognone. Le distanze che separano i pochi feudi rimasti fedeli al Delfino sono immense, ma, contrariamente a quanto si potrebbe credere, in quei tempi la gente si muove molto e le idee circolano: fin da bambina Giovanna - figlia di un piccolo possidente - ha respirato il clima di resistenza ad oltranza che si è creato a Domrémy. Diciamo che Giovanna nasce proprio nel momento giusto: l a Francia ha smarrito ogni sentimento di unità nazionale e si trova su un pericoloso crinale; il suo intervento folgorante, misterioso (cosa avrà mai detto al Delfino per convincerlo ad affidarle un esercito che libererà miracolosamente Orléans?), cambierà l’intera storia di Francia. Senza Giovanna d’Arco forse la Francia - spartita tra inglesi e borgognoni - avrebbe avuto un destino simile alla Germania o all’Italia, non sarebbe mai diventata un’entità nazionale. L’avventura e il destino di Giovanna si consumano in appena due anni, dal maggio 1429 al maggio 1431. L’aveva puntualmente previsto lei stessa: "Durerò un anno e poco più". Tutto si è svolto come le avevano detto le misteriose voci

Che Giovanna sentisse delle voci è innegabile, così come è innegabile che le sue profezie si avveravano... Ogni volta che doveva prendere una decisione importante Giovanna si ritirava in preghiera. Poco importa sapere chi le parlasse (le sante Caterina e Margherita); forse quelle voci erano una maniera di parlare a se stessa. Nella concezione religiosa di Giovanna non c’erano dubbi: il regno di Francia è emanazione del regno di Dio, perciò il Delfino (re da parte di Dio) deve riunire il paese, cacciare gli invasori e i borgognoni e farsi incoronare a Reims secondo la tradizione. Questa è la "missione" di cui si sente investita e che deve portare a termine a tutti i costi. Evidentemente una ragazza ignorante che compie tali imprese obbedendo a delle "voci" che dice venire da Dio non poteva non impensierire le autorità ecclesiastiche...

Quando si fa un film storico non si può non avere davanti agli occhi Francesco Giullare di Dio e La presa di potere di Luigi XIV, due film che non ho nemmeno avuto bisogno di rivedere perché li conosco a memoria. Ho tenuto invece a proiettare alla troupe i due capolavori di Dreyer e Bresson, che ho trovato ancora più sublimi; volevo mostrare loro quello che non dovevamo fare nel nostro film, che trascura il processo per concentrarsi sulla vita quotidiana di Giovanna. Oltretutto confrontarmi con quei due giganti sarebbe stato ridicolo e, trattandosi di due registi inimitabili, sarebbe stato insensato tentare di farlo. Mentre preparavo Jeanne la pucelle c’era indubbiamente nel mio inconscio il desiderio "rosselliniano" di realizzare un film che fosse anche "didascalico". Volevo partecipare ad altri le numerose scoperte che avevo fatto documentandomi su Giovanna: il fatto, per esempio che dopo essersi messa in cammino una prima volta verso Chinon, dove sta il Delfino - è un viaggio di ben 500 chilometri in territorio nemico, quasi un western: infatti l’ho trattato come un western - la sera decide di tornare indietro perché le "voci" le dicono che non è quella la maniera migliore ; ripartirà qualche tempo dopo accompagnata da una piccola schiera. Altro esempio, i due tentativi di fuga dalla prigione per sfuggire alle visite notturne dei carcerieri inglesi che la vogliono sverginare... Il più bel complimento che ho ricevuto sul film me lo ha fatto la storica Régine Pernoud quando ha scritto che è meglio di un corso di storia...

Jaques Rivette (intervista di Aldo Tassone - La Repubblica)

serata LUX: Doppio Spettacolo - Stessa Emozione 21/11/96