Grizzly Man
Werner Herzog  - USA 2005 - 1h 43'
- documentario -

da L'Unità (Alberto Crespi)

      Attenzione: capolavoro in arrivo. Grizzly Man, uscito in America nel 2005 e passato al Torino Film Festival dello stesso anno, arriva finalmente nelle sale italiane distribuito dalla Fandango. È un documentario, ma non fatevi fregare: andate a vederlo e rimarrete sconvolti. Perché è diretto da film precedente in archivio Werner Herzog, il grande regista tedesco che dopo aver firmato capolavori di finzione negli anni 70 e 80 (Aguirre, La ballata di Stroszek, Nosferatu, Fitzcarraldo) sta riscrivendo le regole del cinema documentaristico. E perché racconta la vera, incredibile storia di Timothy Treadwell, un uomo che negli Stati Uniti era diventato piuttosto popolare (era stato diverse volte da David Letterman e in altri talk-show televisivi) per la sua singolare mania. Timothy amava i grizzly, i giganteschi orsi dell'estremo Nord americano: aveva creato una fondazione per proteggerli (potete saperne di più visitando il sito www.grizzlypeople.com) e per 13 anni ha passato le sue estati vivendo in mezzo a loro in un parco nazionale dell'Alaska. Si era convinto di essere diventato loro amico: forse, addirittura, di «essere» un orso. Finché un orso più feroce o più affamato degli altri, che non lo conosceva, lo ha ucciso. Timothy e la sua ragazza sono stati infatti divorati da un grizzly che poi è stato abbattuto. Il sonoro della tragedia (non le immagini, per fortuna) rimasero immortalati sulla videocamera che portava sempre con sé: Timothy aveva infatti l'abitudine di filmarsi durante le sue «avventure fra gli orsi», e dopo la sua morte furono trovati filmati per centinaia di ore. È su questo straordinario materiale che ha lavorato Werner Herzog: Grizzly Man è un film al 70% girato da Treadwell, ma il grande cineasta tedesco ha montato i filmati, ha aggiunto alcune interviste (impressionante quella al coroner che esaminò i resti) e una voce fuori campo nella quale dà la propria interpretazione di questa storia. Timothy Treadwell diventa così, a pieno titolo, uno dei «folli» raccontati da Herzog nei suoi film, un uomo che sfida la civiltà e passa il periglioso confine che ci separa dai mondi selvaggi. Film, ripetiamo, straordinario.

da Il Messaggero (Fabio Ferzetti)

      L'uomo che ballava con gli orsi è così fuori di testa che pare uscito da un film di Herzog. E in effetti è davvero il protagonista di un film di Herzog. Solo che non l'ha mai saputo perché Treadwell era un personaggio reale, morto tragicamente dopo una vita così bizzarra, ossessiva e cinematografica che il regista di Aguirre, di Fitzcarraldo e di tanti grandi documentari su casi-limite, in certo modo non poteva non farne un film.
Fra il 1990 e il 2003 infatti, per tredici estati, il newyorkese Timothy Treadwell, fisico atletico, caschetto biondo, parlantina fluviale, è vissuto in solitudine insieme ai suoi adorati, giganteschi, pericolossisimi grizzly di una sperduta regione dell'Alaska. Ufficialmente era lì per "proteggerli", missione di cui si era autoinvestito. Di fatto quelle estati rappresentavano un'oasi di estasi (è la parola che usa Herzog), ovvero di uscita violenta da sé, in un'esistenza borderline costellata di inciampi e amarezze.
Ma tutto questo in
Grizzly Man lo scopriamo poco a poco, guardando e ascoltando non solo le testimonianze postume ma i monologhi di Treadwell fra gli orsi. Perché questo difensore della Natura ecco la grandiosità, il tratto egomaniacale che ne fa definitivamente un personaggio di Herzog ha lasciato 90 ore di immagini filmate fra i grizzly, 90 ore di confessioni, deliri, invettive sconvolgenti per impeto e candore e naturalmente di orsi. Orsi che pascolano, orsi che fanno il bagno, orsi che lottano, orsi ai quali Treadwell si avvicina ogni volta che può cercando pure di toccarli («Se mi mostrassi debole, se esitassi un secondo, verrei decapitato, fatto a pezzi, sbranato», spiega alla telecamera).
Herzog si è dunque limitato a esplorare questo incredibile làscito di immagini cercando la logica segreta, la bellezza, la magia nascosta in certi momenti apparentemente vuoti e sfuggita talvolta al suo stesso autore (la lunga amicizia fra Treadwell e una volpe che torna a trovarlo con i cuccioli è assolutamente commovente). Ma il resto il resto è pura, cieca, sorgiva ferocia. La ferocia innocente della Natura che Treadwell, ex-alcolista, ex-aspirante attore, si ostinava a non vedere, idealizzando gli orsi e il loro mondo fino a sognare di farne parte. E a commettere l'errore fatale che nel 2003, quando doveva essere già partito, lo mise davanti a un orso più vecchio del solito che fece a pezzi e divorò prima lui e poi la fidanzata che per una volta lo aveva seguito fin lì. Una fine terribile su cui il film non specula, evitando anche di farci ascoltare gli ultimi minuti registrati per caso (solo il sonoro) dalla telecamera di Treadwell. Mostrandoci invece Herzog che ascolta il nastro e poi dice all'amica che lo conserva di non ascoltarlo mai e di distruggerlo. Perché come dice in chiusura, «con queste immagini Treadwell ha finito per gettare non uno sguardo sulla Natura quanto su noi stessi, sulla natura umana». Di tutte le immagini, forse la più difficile da sopportare.

i giovedì del cinema invisibile TORRESINO gennaio-marzo 2007
PRIMA VISIONE

promo

Attenzione: capolavoro in arrivo. Herzog sta riscrivendo le regole del cinema documentaristico... Nell'estate del 1990 il naturalista Timothy Treadwell arrivò in Alaska per vivere insieme con gli orsi bruni, i grizzly. Da allora, per tredici anni, continuò a visitarli ogni estate per documentarne le abitudini. Nel 2003, insieme con la sua compagna, venne sbranato a morte da un orso maschio particolarmente feroce che credeva amico. Con pudore ammirato, alternando interviste e commenti alle stupende immagini filmate da Treadwell, il grande regista tedesco ha ricreato la storia di questo eroe delirante che ha sfidato la Natura e ne è rimasto sconfitto. Straordinario.