Hawaii, Oslo
Erik Poppe  - Danimarca/Svezia/Norvegia 2004 - 2h 05'

da Il Messaggero (Roberta Bottari)

      Un bambino nato da poche ore e un padre disposto a tutto per salvarlo da una malattia congenita, ma anche cantanti depresse che pensano al suicidio, infermieri innamorati, cleptomani, rapinatori dilettanti e medici dalle visioni oniriche (o sono oscure premonizioni?). Frettolosamente, si sarebbe tentati di pensare che queste persone non abbiano niente in comune. Ma, come ci hanno insegnato John Guare e Fred Schepisi in Sei gradi di separazione, nessun uomo è mai davvero tanto distante da un altro. Le vite dei protagonisti di Hawaii Oslo, infatti, sono destinate ad incrociarsi esattamente il giorno più caldo dell'anno, nella gelida capitale norvegese. E anche in un piccolo film corale, che cerca di mantenersi in bilico sulla sottile linea che divide dramma e commedia, allucinazione pura e racconto metropolitano. Una storia di gente semplice, di piccoli gesti e poche parole, girata da Erik Poppe con pudore e senza forzare la leva delle coincidenze. Un film asciutto, che lascia fuori dalla scena il passato dei personaggi e riesce miracolosamente a fare a meno di tediose spiegazioni o didascalici flashback. E un regista che impara a fidarsi degli spettatori alla sua seconda opera è già quasi un eroe.

da Il Tempo (Gian Luigi Rondi)

      Cinque storie parallele. A Oslo, nella luce bianca dell'estate norvegese. Si apre e si chiude con un incidente d'auto. Il primo forse è una premonizione (o un sogno), il secondo serve a farvi confluire attorno tutti i personaggi, giunti a conclusione dei loro conflitti. Un ragazzo in un ospedale psichiatrico, amorevolmente assistito da un infermiere, che per il giorno del suo venticinquesimo compleanno ha dato appuntamento a una ragazza di cui si era innamorato da bambino e che, dopo, non ha più rivisto. Suo fratello, in carcere per un furto, che, con l'occasione di un permesso ottenuto per festeggiare quel compleanno, rapina una banca con l'idea di andarsene poi alle Hawaii proprio con il fratello.
Un padre disperato pronto a tutto per curare il suo bambino nato con una malformazione cardiaca e destinato a morire di li a poco. Una madre che, dopo aver tentato il suicidio, cerca di riunirsi ai suoi due figli, abbandonati da piccoli e adesso diventati dei teppistelli da strada. L'autista dell'ambulanza che l'ha portata all'ospedale, timida mente e molto a distanza innamorato di lei, ora punto di riferimento nella sua vita grigia. Ha retto le fila di queste storie, facendole incontrare quasi soltanto all'ultimo, un regista norvegese, Erik Poppe, già salutato con simpatia, anni fa, per un suo primo film,
Schpaaa. Di ogni personaggio ci ha detto solo il presente immediato, senza dilungarsi in ricerche sul passato e, come clima, ha dati spazi attenti soprattutto all'intimismo, con uno studio fine delle psicologie, con delle rievocazioni quasi impalpabili degli stati d'animo. Dipanando le singole situazioni con modi quieti, alternandole rapidamente senza troppo intrecciarle fra loro, salvo, appunto, al momento di tirare le somme, e dando rilievo soprattutto ai personaggi singoli, con le loro attese e i loro drammi di cui, volutamente, si tacciono le origini: per tendere a un affresco corale pronto a diventare, ad ogni svolta, cronaca di vita vissuta, ma mai commentata.
Perché lo spettatore veda, interpretati e giudichi da solo, ora emotivamente scosso, ora ansioso, ora divertito. Senza fratture nei suggerimenti e nelle atmosfere. Sottolineati unicamente da musiche di molta classe, firmate, alcune, dal nostro Nicola Piovani, altre dal grande Arvo Part, celebre ormai non solo in Estonia ma nel mondo. Gli interpreti qui da noi non sono noti ma si impongono tutti, bambini e adulti: con visi e mimiche che bucano lo schermo.

i giovedì del cinema invisibile TORRESINO gennaio-marzo 2007

promo

Anche ad Oslo si sognano le Hawaii: la capitale norvegese, nel giorno più caldo dell'anno, è teatro delle vite, dei sogni e delle preoccupazioni di vari personaggi: genitori terrorizzati dalla malattia del figlio appena nato, cantanti depresse e potenziali suicide, infermieri innamorati, rapinatori dilettanti e medici che hanno visioni oniriche ed oscure premonizioni. Ad unire questa eterogenea umanità sono desideri, speranze e paure quotidiane. Una storia di gente semplice, di piccoli gesti e poche parole, girata con pudore e senza forzare la leva delle coincidenze; un piccolo film corale, che cerca di mantenersi in bilico tra allucinazione e racconto metropolitano, tra dramma e commedia.