Hollywoodland
Allen Coulter - USA 2006 - 2h 06'
- opera prima -

Venezia 63° - Concorso
COPPA VOLPI miglior interpretazione maschile (BEN AFFLECK)

"Vivere a Hollywood può renderti famoso, morirci ti trasforma in una leggenda"

da Il Sole 24 Ore (Luigi Paini)

        Hollywood-Babilonia. Un attore morto (si èucciso o gli hanno sparato?), un investigatore privato male in arnese che cerca di scoprire (a verità e tanti, tanti misteri. E ambientato sul finire degli anni 50 Hollywoodland, di Allen Coulter, quando lo strapotere del cinema stava cedendo il passo all'avvento della Tv. Da una parte i grandi studios, diretti da squali pronti a tutto; dall'altra il piccolo schermo sempre più popolare, sempre più affamato di storie e pubblico. E George Reeves, l'attore morto, è come sospeso tra i due mondi. Vorrebbe sfondare nel cinema, ha in mente di diventare regista, ma intanto è diventato famoso interpretando Superman in una seguitissima serie televisiva. La tuta dell'invincibile eroe gli sta però stretta. Si sente bravo, capace di osare di più. Intanto intreccia prima una rovente relazione con la moglie di un potente boss, e poi si (ascia sedurre da una volgare arrivista. Lunghi flash back aprono scorci sui retroscena della vicenda, mentre l'investigatore, ingaggiato dalla madre del defunto, fa di tutto per riaprire il caso archiviato troppo presto dalla polizia. Scopre strane coincidenze, coperture sospette, ripetute coperture. È il mondo dello spettacolo, bellezza!, un ambiente dove per primeggiare si è disposti a tutto. E guai a chi cade negli ingranaggi della macchina infernale.

da Il Corriere della Sera (Maurizio Porro)

        Dopo The Black Dahlia, per non dire di Viale del tramonto, L.A. Confidential e tutto il resto, Hollywood torna sul luogo del delitto. Si racconta, apre il nido di vipere, la Babilonia dietro la facciata secondo classiche traiettorie, sesso e dollari. La storia vera è quella di George Reeves, mediocre attore televisivo, popolare per la serie Superman nei '50, morto suicida, ma forse no, il 16 giugno del 1959, durante un party casalingo. La madre, incredula, assume un detective già molto provato dalla sua privacy, che scopre gli altarini del divo, la relazione con la moglie del boss MGM che controlla la privacy di quel mondo, l'odio per quel personaggio volante, infantile e pop, l'ansia della tv e la voglia di fare ben altro, magari Da qui all'eternità con Zinnemann. Il fatto che il film, molto ben costruito anche se senza spigoli, assai glamour specie nei vizi privati, sia l' opera prima di Allen Coulter, un regista della tv (Sex and the city, Sopranos, X File), offre valore aggiunto allo sguardo dal ponte losangelino sul mondo traviato ma affamato di vero affetto, merce rara. Dice il marketing, facendo già la morale: «Vivere a Hollywood può renderti famoso, morirci ti trasforma in una leggenda». È lo schema classico della prigione dorata e innaffiata da molto alcol, ma amore vuol dir gelosia anche a Hollywood, usa a fingere: così si scoprirà chi, come, perché. Ma è interessante anche il fallimento umano dell' investigatore (bravo Adrien Brody, ma inspiegabilmente a Venezia la Coppa Volpi l'ha vinta Ben Affleck, anch'egli incredulo), secondo lo schema dell' uomo stanco che ha visto il peggio e lo misura sulle sue spalle. Cinema di buon taglio, abito su misura, copione sicuro, un cast di eccellenti voci nel coro (Diane Lane, Bob Hoskins) e un ritmo narrativo che ti prende per mano e non ti molla anche se tutto, lacrime e indignazione postuma compresa, rientra nelle furbe regole del gioco degli studios.

da Film Tv (Emanuela Martini)

        George Reeves, il protagonista della fortunatissima serie televisiva Le avventure di Superman, morì nella sua casa di Hollywood per una ferita di arma da fuoco. Con lui c'erano la fidanzata e due amici; il caso è entrato negli annali della "Hollywood Babilonia". Noir tinto del cinismo eliroyano ormai proverbiale in quegli anni e in quei luoghi, Hollywoodland racconta l'indagine di un malconcio e disincantato investigatore privato assunto dalla madre di Reeves per far luce su una morte liquidata troppo in fretta dalla polizia di Los Angeles. Ambientazione ineccepibile, come al solito, e le solite figure ambigue che si aggirano nei pressi della vicenda affidate a interpreti di forte carisma (soprattutto Bob Hoskins e Diane Lane), e i due protagonisti che si rubano la scena al punto che, imprevedibilmente, è stato Ben Affleck (attore di solito inespressivo, nella parte di Reeves) a soffiare il premio come miglior protagonista al bravo Adrien Brody (l'investigatore) all'ultima Mostra di Venezia. Ciononostante, Hollywoodland non convince completamente, un po' troppo "incartato" nei flashback, decisamente troppo manierato. Come se il regista Allen Coulter (molto bravo in televisione: ha diretto episodi dei Soprano e di Sex and the City) si fosse sforzato di eseguire alla perfezione il suo "compito" per il grande schermo, perdendo però in libertà e vigore narrativo.

 

promo

Il 16 giugno 1959 accade uno dei più famosi fatti di cronaca che abbiano coinvolto Hollywood. L'attore George Reeves (Ben Affleck), interprete del famosissimo Superman televisivo, si suicida. Tutto sembra talmente chiaro, da dubitare che possa essere realmente andata così. L'investigatore privato Louis Simo (Adrien Brody), senza soldi e lavoro, si "prende a cuore" il caso, e convince la madre a ingaggiarlo per conoscere la verità.
Dietro quella misteriosa morte si nasconde il marcio della Hollywood dell'epoca: alcol, ambizione, cinismo, fallimento. Il mondo del cinema visto come un luna park delle miserie umane, senza assoluzioni né vie d'uscita. Grandioso Adrien Brody nel ruolo dell'investigatore privato a caccia di gloria:
il triste e bolso Ben Affleck (per il film è ingrassato 15 chili) è stato premiato a Venezia come miglior attore. «Vivere a Hollywood può renderti famoso, morirci ti trasforma in una leggenda»...

TORRESINO aprile 2007
PRIMA VISIONE
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