In the Mood for Love
Wong Kar-Way – Hong Kong 20001h 38’

Premio miglior attore al 53° Festival di Cannes

da La Repubblica (Irene Bignardi)

     Tutti o quasi crescono. Anche Wong Kar-Wai film successivo in archivio con In the Mood for Love. Cresce, il regista di Hong Kong, perché rinuncia al pur interessante sperimentalismo delle sue opere precedenti. Cresce perché si lascia alle spalle la tempesta erotica di Happy Together e sceglie un tono intimo, pudico, ellittico, come chi conosce veramente i giochi dei sentimenti e può fare a meno di gridare. E così, al suo settimo film, racconta una storia d'amore e d'amore soltanto. In the Mood for Love, come dice una bella vecchia canzone, e solo nello stato d'animo per l'amore, che non si concretizza mai, ma resta un sentimento che cambia le vite. Sarà l'ambientazione nella più semplice e severa Hong Kong cinese degli anni 60 a rendere così casto e delicato il film, o lo sguardo di un figlio cresciuto in anni più turbinosi nei confronti degli amori dei coetanei dei suoi genitori? Maggie Cheung e Tony Leung vivono fianco a fianco, in due minuscoli appartamenti della casa della signora Suen, che passa il tempo a giocare a MaJong, a cucinare e a sorvegliare affettuosamente, come fossero pezzi del suo gioco, i movimenti dei suoi inquilini. Lui lavora in un giornale, lei in una società di esportazioni. Ogni tanto si tengono compagnia, perché i due rispettivi coniugi sono spesso assenti anzi, grazie a un brillante equilibrismo della cinepresa di Christopher Doyle, che si muove da prestidigitatore negli spazi piccoli e claustrofobici della casa non li vediamo veramente mai. Finché succede che da piccoli segni un regalo uguale, una stessa cravatta i due amici capiscono che tra i loro rispettivi coniugi c'è una relazione, e dalla solidarietà di esclusi nasce un sentimento d'amore che si sviluppa tra brevi incontri, grandi piogge, orari di ufficio, gossip del vicinato, cibo precotto, buona educazione piccolo borghese e non approda ad altro che alla tenerezza.
Ricordare è meglio che vivere? Certo esce più intensità da questo film di un amore non realizzato che da tanto eros a gogò. Ma è la preziosa combinazione di elementi a fare di
In the Mood for Love una bella esperienza: Maggie Cheung, elegante e sottile come un giunco nei suoi mille vestitini orientali che sono un arpeggio sullo stesso tema, trasmette la febbrile sofferenza dell'abbandono subito e dell'abbandono che esita a concedersi, mentre Tony Leung, con la gentilezza di sempre, ha il coraggio di teorizzare che ricordare è meglio di vivere. Coraggio che, del resto, gli ha riconosciuto il Festival di Cannes, conferendogli il premio per la miglior interpretazione maschile. E Wong Kar-Wai sfoggia un’inaspettata tenerezza nel giocare con il retrogusto malinconico delle cose che avrebbero potuto essere e non sono state, delle vite che avrebbero potuto cambiare e sono rimaste uguali salvo il piacere malinconico della memoria.

LUX - novembre 2000
  TORRESINO ALL'APERTO! giugno-agosto 2001