Infamous
Douglas McGrath - USA 2006 - 1h 50'

Venezia 63° - Orizzonti

da Il Corriere della Sera (Maurizio Porro)

    Ancora lui, il grande scrittore di Colazione da Tiffany Truman Capote, punto di sutura letterario-snob tra Williams e Gore Vidal. Chissà se tra le sue «preghiere esaudite» c'era l'avere due film biografici: questo secondo brilla, scava nel profondo, ti prende psicologicamente al lazo ed è anche molto spiritoso e pieno di atmosfera. Racconta sempre la genesi del libro A sangue freddo, il complesso rapporto erotico-speculare con un killer (il rude Daniel Craig lo bacia in bocca, ma prima di diventare 007) e non risparmia veleni per la gay star dei cigni e dei vip della Manhattan ' 60, mentre con l' amica Harper Lee (Sandra Bullock), in lunghe pellicce e cappelli a tesa larga come Garbo, prima sconvolge e poi incanta la provincia del Kansas con i suoi cine-gossip (impagabile Jeff Daniels). Dai salotti alla cella, film atroce e mondano, che parla della fatica di creare e vivere. E Toby Jones è meraviglioso.

da Il Messaggero (Fabio Ferzetti)

        Per un caso bizzarro e a suo modo istruttivo, a meno di un anno dall'uscita del magnifico Capote di Bennett Miller arriva sugli schermi un altro film ispirato alla stessa storia. Ovvero a come Truman Capote concepì e poi scrisse il suo capolavoro A sangue freddo. Come arrivò in Kansas con i suoi modi snob, la vocetta impossibile, le sciarpe e i cappottoni da prima donna. Come conquistò poco a poco la confidenza della gente del posto e del procuratore che indagava sul quadruplice omicidio. Come seppe sedurre anche i due assassini, quando furono acciuffati, e soprattutto uno di loro, Perry Smith (sullo schermo è Daniel Craig), col quale sviluppò un rapporto così stretto da non escludere, pare, un autentico e problematico amore reciproco.
Tutto questo c'era nel
Capote di Bennett Miller e c'è in questo
Infamous di Douglas McGrath, già regista fra l'altro di Emma e sceneggiatore di Pallottole su Broadway. Ma se la vicenda e perfino il suo arco temporale sono gli stessi, il tono, il taglio, i dettagli, non potrebbero essere più diversi.
Capote era austero, concentrato, essenziale, molto emozionante,
Infamous è colorato, brillante, pettegolo, saltellante, soprattutto nella prima parte. Miller stringeva attorno al contrasto insanabile fra pietà umana e creazione artistica, scavando nel tormento dello scrittore ansioso di vedere i "suoi" protagonisti salire sulla forca perché il suo romanzo potesse finalmente uscire ma anche straziato da dolore e sensi di colpa.
McGrath calca la mano sul contrasto fra i modi da jet set di Capote e la semplicità rurale del Kansas; si attarda su volti e vezzi del suo entourage mondano, da Babe Paley (Sigourney Weaver) a Marella Agnelli (Isabella Rossellini), dalla mitica editor di Vogue, Diana Vreeland (Juliet Stevenson), a Slim Keith, ex-moglie di Howard Hawks, che malgrado il gusto per il gossip rifiuta di aprirsi troppo con Capote («Non mi fido di te, prima o poi scriverai tutto», cosa che effettivamente Capote avrebbe fatto molti anni dopo, accelerando la sua fine mondana e letteraria).
Tanti dettagli, spesso di prima mano, magari manderanno in estasi i fans delle biografie tutte nomi e fatti, e non mancano le scene riuscite (Capote che conquista il severo procuratore spettegolando su Bogart e Sinatra; i ripetuti incontri in cella con l'assassino, diviso fra diffidenza e bisogno d'amore; la sua rabbia violenta quando scopre che malgrado tutto Capote lo sta usando). Ma nonostante la bravura e l'aderenza fisica del minuscolo Toby Jones, il film finisce per somigliare troppo al suo protagonista (alla sua esteriorità), disperdendosi in una variegata superficie di riflessi che non va mai al cuore della doppia tragedia. Né riesce a rendere davvero credibili i numerosi personaggi. Tanto da affidare a Sandra Bullock, così sorridente e levigata, il ruolo chiave dell'amica e confidente Harper Lee, la scrittrice di Buio oltre la siepe. Un miscasting clamoroso che dà il tono generale del film.

     da La Stampa (Alessandra Levantesi)

        Come Capote di Bennett Miller, Infamous di Douglas McGrath si focalizza sui sette anni della stesura di A sangue freddo (1966), il romanzo cronachistico ispirato a un'efferata strage avvenuta in una fattoria del Kansas nel '59, che per Truman Capote (1924-1984) rappresentò l'acme del successo e insieme la dannazione. A dispetto della singolare coincidenza, i due film sono assai differenti e hanno indotto all'Inevitabile confronto: meglio il Capote incarnato da Philip Seymour Hoffman, non a caso recipiente dell'Oscar per la sua interiorizzata perfomance? O la più realistica, caratterizzata personificazione dell'inglese Tobey Jones, che mette in evidenza anche gli aspetti meno nobili del personaggio, brillante uomo di società, gran pettegolo e confidente privilegiato delle signore del bel mondo? Anche se non pochi critici americani, ritenendolo più raffinato e misterioso, hanno votato a favore di Capote, a noi sembra che, entrambi ottimi, questi biopic siano la dimostrazione che ogni storia può essere raccontata in svariati modi e tutti convincenti.
Ricco di un prestigioso cast di contorno che annovera Gwyneth Paltrow e Sigourney Weaver,
Infamous sottolinea il sottofondo sessuale nell'ambiguo rapporto che Truman intrecciò visitando in prigione l'assassino Perry Smith (un Daniel Craig con i capelli neri, insieme fragile e intenso). Mentre attraverso il fraterno legame con l'amica d'infanzia Nelle Harper Lee (una Sandra Bullock da Oscar) si evidenzia la tensione di uno scrittore disposto a vendere l'anima al diavolo pur di riuscire a tradurre la verità sulla pagina.

 


 

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Ancora lui, il grande scrittore di Colazione da Tiffany. Questo secondo film (dopo Capote) brilla, scava nel profondo, ti prende psicologicamente al lazo ed è anche molto spiritoso e pieno di atmosfera. Racconta sempre la genesi del libro A sangue freddo, il complesso rapporto erotico-speculare con un killer e non risparmia veleni per la gay star dei cigni e dei vip della Manhattan ' 60... Dai salotti alla cella, un ritratto atroce e mondano che parla della fatica di creare e vivere. E Toby Jones è straordinario.

TORRESINO gennaio 2007
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