La isla mínima
Alberto Rodríguez - Spagna  2014 - 1h 45’

  premio GOYA: miglior film dell'anno


 

  Il luogo dove si svolge l’azione ci viene subito presentato: si tratta delle rive del Guadalquivir, una enclave unica, umida e paludosa dove si coltiva il riso su terreni percorsi da strade, acqua e barche. Vista dall’alto, questa terra sembra un puzzle, un universo magnetico dove uccelli e uomini condividono lo stesso spazio. Le riprese aeree del film punteggiano il racconto e svelano la misteriosa bellezza di un paesaggio che via via si trasforma in personaggio, o quantomeno in uno stato d’animo che percorre tutto il film (…) La isla mínima evoca quel cinema americano tanto amato che va dalle atmosfere malsane di David Fincherfilm precedente in archivio alla serie True detective, passando per David Lynchfilm precedente in archivio, in quanto ritrae un microcosmo soffocante che pullula di presenze inquietanti, in cui dei giovani spariscono e genitori e vicini di casa sono spesso i primi sospettati. L'atmosfera del film è piuttosto viziata. La corruzione, la dominazione e il fatto che non ci si possa fidare di nessuno prevalgono su questa sedicente democrazia, che avrebbe dovuto far soffiare un vento di rinnovamento su un paese che invece, in luoghi tanto isolati, rimane ancorato ai quarant’anni di oscurità precedenti.

Alfonso Rivera - cineuropa.org

  La location contribuisce a rendere suggestiva questa torbida storia. Si tratta dell'estuario paludoso del Guadalquivir nel sud ovest della Spagna. Dal villaggio spariscono ragazze e si ritrovano corpi torturati e violentati. Gli indizi si disperdono in mille rivoli. L'ambiente è reticente o omertoso, paura e violenza covano da sempre tra le pieghe di annose ingiustizie e secolari differenze sociali. Non è il terreno più favorevole per i due poliziotti inviati da Madrid, circondati dal sospetto e con tutti contro, Guardia Civiil inclusa. Siamo negli anni della transizione tra dittatura franchista e fragile democrazia, e il più anziano dei due ha un passato da nascondere. Ma. benché distribuisca con disinvoltura sganassoni e non disdegni qualche piccola corruzione, non è detto che sia il peggiore. Un noir coi fiocchi, ben bilanciato nel suo svolgersi senza troppe spiegazioni ma tenendo il timone ed evitando ogni deriva nebulosa.

Paolo d'Agostini - La Repubblica

  No, non siamo in Louisiana, anche se buona parte del film si svolge tra risaie e paludi. I due duri spediti a investigare su una catena di delitti in quel paesino sul Guadalquivir, in Andalusia, non si chiamano Rust e Marty, come in True Detective, ma Juan e Pedro. E i dialoghi non grondano di considerazioni para-filosofiche, ma di allusioni alla Storia. Storia recente, anzi ancora bruciante. Perché siamo nella Spagna del l980, Franco è morto da pochi anni e il paese attraversa una difficile transizione verso la democrazia che quei due poliziotti soffrono sulla propria pelle. Anche perché il più giovane, Pedro (Raul Arévalo), è un progressista orgoglioso e scostante, come tutti gli idealisti, spedito laggiù proprio per punirlo della polemica con un collega nostalgico. Mentre il secondo, Juan (Javier Gutiérrez), è uno sbirro ancien régime che sotto Franco, dicono, si è sporcato pesantemente le mani; un piccolo macho all'antica che malgrado nasconda un brutto male usa le maniere forti e magari taglieggia le prostitute. Ma è anche un compagno affidabile e un ottimo segugio, doti preziose per sbrogliare quella sanguinosa matassa. Fatta di ragazze torturate e uccise, di traffico di droga, di filmini osés, come si diceva allora, di complicità insospettabili. E di una tensione continua: perché mentre i due detective indagano, e si tengono d'occhio a vicenda, la tela di indizi, omertà, sospetti, false piste, si fa sempre più fitta e pericolosa ... In un crescendo di situazioni viste mille volte, se vogliamo, che però qui ridiventano nuove e appassionanti. Grazie agli ottimi attori, alla regia sapientemente ellittica, all'abilità con cui personaggi e colpi di scena si moltiplicano senza mai trascurare lo sfondo sociale. E se tra chiatte minacciose, piogge torrenziali, medium corpulente, intercettazioni telefoniche, Rodriguezfilm precedente in archivio non si fa mancar nulla, La isla mínima (10 premi Goya in patria) conquista un posto originale sull'affollato scacchiere del thriller contemporaneo. Con tanti tiranni abbattuti, ultimamente, ci eravamo dimenticati che in Europa, fino a pochi decenni fa, i dittatori morivano nel proprio letto. Lasciandosi dietro veleni e macerie.

Fabio Ferzetti - Il Messaggero


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Spagna, 1980. In un piccolo villaggio del profondo sud, in cui il tempo sembra essersi fermato, si è insediato un serial killer responsabile della scomparsa di molte adolescenti delle quali nessuno sembra interessarsi. Ma quando due giovani sorelle spariscono durante le festività annuali, la madre spinge per un'indagine e due detective della omicidi, Juan e Pedro, arrivano da Madrid per cercare di risolvere il mistero. Ma, tra l'apatia e la natura introversa della gente del posto, si rendono conto che niente è come sembra in questa isolata e opaca regione… Da Lynch a True Detective, i riferimenti d'atmosfera sono evidenti, ma i due detective di Rodríguez hanno una loro forte, autonoma personalità e l'intrigo prende vita in universo magnetico e malsano che li avvolge irrimediabilmente. Un microcosmo soffocante in una Spagna inconsueta. Una delle sorprese cinematografiche della stagione.

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