La leggenda di Bagger Vance (The Legend of Bagger Vance)
Robert Redford - USA 2000 - 2h 7'

da La Stampa (Alessandra Levantesi)

     Un titolo come La leggenda di Bagger Vance evoca l'atmosfera di una vecchia ballata. Infatti il film di film precedente in archivio Robert Redford film successivo in archivio, più che il romanzo a cui si ispira, ha una cadenza di altri tempi che l'ha penalizzato al botteghino, nonostante la presenza di due star come Matt Damon, nel ruolo del giocatore di golf Junuh (che Redford stesso da giovane avrebbe assunto), e Will Smith in quello del misterioso Bagger Vance che lo aiuta a recuperare il suo swing. Nel linguaggio del golf il termine (lo ricaviamo dal glossario in appendice al libro) indica «il movimento rotatorio che il giocatore compie con il bastone per colpire la palla», ma è chiaro che il giovane Junuh per ritrovare il suo swing deve innanzitutto ritrovare il suo ritmo interiore. Siamo a Savannah, nel 1931, in piena Depressione dove la bella ex miliardaria Adele (Charlize Theron), per promuovere il grande complesso alberghiero con campo da golf annesso lasciatole dal padre suicida per debiti, ha l'idea di istituire una gara (premio 10 mila dollari) fra i due più famosi campioni americani: tuttavia per far passare la proposta il consiglio cittadino impone che al torneo partecipi anche un giocatore locale. Viene così rispolverata la figura del concittadino Junuh, che era stato una promessa del golf nella categoria dilettanti e anche il fidanzato di Adele: ma traumatizzato dall'esperienza sul fronte della grande guerra vive ormai da dieci anni come un derelitto semialcolizzato. A restituire a Junuh la fiducia in se stesso sarà Bagger Vance, un nero venuto da non si sa dove che si autonomina caddie (la persona che assiste il giocatore portandogli il sacco con le mazze) e dopo averlo «illuminato» ritorna nel nulla...

da Il Corriere della Sera (Tullio Kezich)

     Se si parla di cinema e letteratura, ovvero di film tratti da romanzi, quasi sempre si finisce per dire che i libro è meglio. Però, quando è in gioco la narrativa di intrattenimento, come nel caso di La leggenda di Bagger Vance di Steven Pressfield (Rizzoli), il discorso si può rovesciare. Rispetto alla pagina, il film di Robert Redford possiede certamente uno stile più nitido e definito. Ambientato con molta cura a Savannah (Georgia) nei primissimi anni '30 (il cartellone di un cinema annuncia Nemico pubblico con James Cagney) la storia è quella di Junuh, un ex campione di golf che si è ritirato per lo choc subìto nelle trincee della prima guerra. E Adele, figlia di un imprenditore suicida causa fallimento, a indurre Junuh a partecipare a un torneo di rilancio nell'immenso campo di Krewe Island ereditato dal padre (nel libro non c'è l'implicazione sentimentale fra il golfista e l'ereditiera). A fianco del campione spunta in veste di caddy il nero Bagger Vance, un indefinibile personaggio mezzo filosofo e mezzo profeta che lo aiuterà a raccogliere la sfida di due pericolosi rivali. Sull'estensione di 127 minuti (troppi?), Redford riesce a trasformare il libro, che qualcuno ha definito un «fantasy» filosofico in forma di trattato sulla strategia golfistica, in un racconto avvincente...

 

da Film Tv (Alberto Crespi)
 

     Redford  si conferma regista anomalo e curioso: dopo aver scandagliato la psiche della borghesia in Gente comune, ha cominciato a mettere in scena i miti portanti della cultura Usa con uno stile vicino al realismo magico. In Bagger Vance c'è un po' Frank Capra e un po' Lo Zen e il tiro con l'arco. ll golf diventa lotta per la sopravvivenza: Matt Damon, ex giocatore segnato dalle ferite della guerra, deve ritrovare il suo swing, come dire la voglia di vivere; Will Smith è la versione nera e golfista dell'angelo Clarence in La vita è meravigliosa; Jack Lemmon è l'uomo che anni dopo rivive la parabola nell'attimo che precede la morte. ll film è elegante, filosofico, "nobilmente noioso". Chi non ama il golf rischia seriamente di addormentarsi, ma se si "entra" nella storia, il finale emoziona e commuove.

da La Repubblica (Roberto Nepoti)

     Nuovo adattamento letterario per un film in perfetto «stile Redford»: da una parte, La leggenda di Bagger Vance mette in scena in modo classico una storia romanzesca (vedi altri due titoli precedenti della filmografia redfordiana come In mezzo scorre il fiume e L'uomo che sussurrava ai cavalli); dall'altra utilizza lo sport quale metafora, in chiave mitica, per arrivare a conclusioni più impegnative (da confrontare con Il migliore, anch'esso tratto dalla letteratura, il romanzo omonimo di Bernard Malamud, e altri film in cui Robert Redford era solo attore)...  Lo strano "caddy"  Bagger Vance, che gli appare una sera, gli somministra gli aforismi giusti al momento giusto e si prende il compito di riabilitarlo e riadattarlo nuovamente alla vita, alla maniera di ObiWan Kenobi quando addestrava Luke Skywalker da cavaliere Jedi nella trilogia di Guerre stellari. Come nei due film di Redford già citati, l'attore/regista si avvantaggia al meglio di paesaggi suggestivi (Redford è uno dei pochi cineasti con una benefica predilezione per gli «esterni»), ben fotografati da Michael Ballhaus, e ricrea un piccolo mondo antico un po' realistico un po' stilizzato a misura del grande schermo.

TORRESINO - marzo-aprile 2001

promo: Dopo il successo di L'uomo che sussurrava ai cavalli Redford torna alla regia lasciando il ruolo di protagonista al divo Matt Demon, ma  mettendo ancora una volta in scena i miti portanti della cultura Usa, con uno stile vicino al realismo magico. L'atmosfera è quella dei campi da golf, ma il vero "sport" americano è quello di ritrovare se stessi. Un racconto avvincente, un finale che emoziona e commuove.