Linea mortale (Flatliners)
Joel Schumacher
- USA 1990 - 1h 51'




     Se Caronte è un gigantesco coniglio bianco… - III …La morte (altrui) può aiutare a crescere, può (deve) aiutare a comprendere come “arrivarci” vivendo al meglio il proprio, personale progresso. Ma è consentito, per capire l’oggi, scrutare oltre il domani? Si può indagare oltre l’oscura soglia restando attaccati alla sicurezza del vivere presente? È quanto si domandano alcuni studenti della facoltà di medicina di Chicago in Linea mortale (Joel Schumacher – USA,1990) che, sfruttando conoscenze e strumenti in loro possesso, osano una rischiosa perlustrazione nei bui corridoi dell’aldilà. Un’iniezione per fermare il cuore, una condizione di raffreddamento criogenico per stabilizzare la temperatura corporea, le piastre dell’elettroshock pronte a ridare la scossa necessaria a ristabilizzare il tracciato elettroencefalografico, un’attenzione meticolosa ai tempi di trapasso e di “recupero” e… la soglia è oltrepassata. Le sensazioni (per protagonisti e spettatori) sembrano banalmente standardizzate: una luce simbolica, immagini di “accoglienza” che faticano a trovare definizione e coscienza. L’originalità dell’azzardo di Nelson (Keifer Sutherland), Rachel (Julia Roberts), David (Kevin Bacon), Joe (William Baldwin) e Randy (Oliver Platt) sta nelle conseguenze turbative che si insinuano nel nuovo vissuto di ognuno.

Il passare il confine tra vita e morte apre le porte a ciò che, nell’immaginario traghetto dell’anima, pesa come insostenibile zavorra: un accumulo di laceranti sensi di colpa che si concretizzano in sconvolgenti esperienze di brutalità e violenza. Responsabilità ed espiazione; la capacità di riconosce l’una e affrontare l’altra diventa la chiave risolutiva del plot di Flatliners (in originale: “tracciato piatto”), un monito civile tra il gotico e il pop, fumettistico in certe caratterizzazioni, ma nobilitato da un approccio metafisico che concede tanto allo spettacolo quanto alla riflessione, un tete a tete con la morte che aiuta a maturare, a migliorarsi e che non lascia strascichi e vittime.
Un azzardo esistenzial-speculativo che una generazione, ricca e appagata come quella descritta da Shumacher a cavallo degli anni ’90, poteva permettersi...
Se Caronte è un gigantesco coniglio bianco… - V

ezio leoni - Se Caronte è un gigantesco coniglio bianco… [IL VIAGGIO DELL'EROE - edizioni Falsopiano]