Magic In The Moonlight
Woody Allen - USA 2014 - 1h 38’

   ...La commedia umana alleniana ormai assomiglia a quella di Balzac e va vista, goduta, correlata, interpretata come se si trattasse di un romanzo finora suddiviso in quarantaquattro capitoli, per di più cadenzati su altrettante fasi della nostra vita non solo di spettatori. Per Magic in the Moonlight il settantanovenne autore ha scelto per proseguire quest'intarsio liberatorio innanzitutto per se stesso gli sfondi di uno dei paradisi in terra - la French Riviera, come l'hanno sempre chiamata le frotte di turisti anglosassoni adepti delle sue conclamate amenità - e l'ambientazione storica della fine dei ruggenti anni Venti vagamente turbati dall'avvento dei totalitarismi europei che porteranno alla guerra mondiale. Il raccontino inizia con il cinquantenne solitario, disilluso e scettico Stanley, interpretato dal come sempre superbo Colin Firth, che si esibisce trionfalmente a Berlino travestito da mago cinese col nome artistico di Wei Ling. (...) Non è la prima volta, del resto, che l'autore si dedica al personaggio démodé del mago (Stardust Memories, La maledizione dello scorpione di giada, 'Alice', Scoop), forse perché gli permette di metaforizzare senza pesantezze l'eterna diatriba tra fede e agnosticismo, verità e menzogna, ragione e metafisica, amore e psiche. E a voler essere notarili, neanche delle atmosfere intonate al crepuscolo della jazz age alla Scott Fitzgerald si può dire che rappresentino un'inedita portata del menu; eppure Magic in the Moonlight riesce a valorizzare al massimo gli aspetti positivi e a rendere al riaccendersi delle luci gli spettatori soddisfatti o almeno un po' felici: il cast, innanzitutto, come abbiamo premesso; la fotografia di Darius Khondji; i lievi inserti comici che assicurano alle schermaglie del dialogo il tempo garantito dalla casa. Lontano da New York, l'amato scenario ormai refrattario a qualsiasi illusionismo onirico, viene facile e fluido recuperare la soave malinconia e l'esotismo da cartolina ricorrenti nelle incursioni europee (Vicky Cristina Barcelona, Midnight in Paris). Non siamo, insomma, di fronte al suo film migliore, ma certamente a uno dei più sottilmente malinconici in cui il mago che non crede più nei suoi poteri è - evidentemente, ma a torto - proprio lo stesso Woody.

Valerio Caprara - Il Mattino

   Se si guarda a Magic in the Moonlight come a un'ulteriore commedia romantica di Woody Allen, resta difficile non catalogarla opera minore; per carità, firmata, godibile, lussuosamente ambientata nella cornice di un'incantata Costa Azzurra Anni '20 e interpretata da un'ottima coppia di attori, il carismatico Colin Firth e la deliziosa Emma Stone. Ma alcuni personaggi secondari sono disegnati con inconsueta sciatteria e, a dispetto del loro essere sempre in scena, si direbbe che all'autore del rapporto sentimentale fra il prestigiatore Stanley e la sedicente medium Sophie importi poco: il che vanifica il magico del chiaro di luna. Tuttavia, il giudizio cambia se proviamo a considerare il film come qualcos'altro: un'opera che finge di ripercorrere i cliché del genere al solo scopo di andare dritto al cuore delle cose, ovvero la visione che ne è alla base. Una poetica che Allen ha espresso in ogni suo titolo, ma sublimandola in una macchina autonoma, distribuendola in maniera calibrata su figure e situazioni divertenti/ amare; mentre qui acquista un carattere di urgenza che la impone al di sopra della forma. (...) Magia (per il «mago» Woody, quella dello spettacolo) significa gioco truccato, gli spiriti non esistono, l'aldilà è pura invenzione e la vita un soffio effimero, ma come negarsi al naufragar dolce nel mare dell'illusione e dell'amore? Mai Allen si è calato in modo più totale dentro un personaggio: facendo di Stanley un emblematico portavoce e di Sophie il suo simbolico contraltare di sogno e desiderio, ha parzialmente tradito l'artista che è in sé, ma molto ha rivelato dell'uomo che vi si cela dietro.

Alessandra Levantesi Kezich - La Stampa


 

 

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Stanley Crawford (Colin Firth), che si esibisce trionfalmente a Berlino travestito da mago cinese decide di recarsi in Costa Azzurra presso la famiglia Catledge per smascherare Sophie Baker (Emma Stone), una giovane medium, che promette di mettersi in contatto con il defunto signor Catledge. Sophie dimostra però sorprendenti capacità parapsicologiche e compie una serie di atti soprannaturali che sfidano ogni spiegazione razionale, lasciando interdetto il rigido e scettico Stanley... Tra schermaglie amorose, scenari mozzafiato e costumi stupendi ecco la 44a "puntata" del cinema alleniano: l'eterno conflitto fra razionale e irrazionale, fede e dubbio, naturale e trascendente, realismo e magia.

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 LUX - gennaio 2015

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