Mateo
María Gamboa
Colombia/Francia 2014 - 1h 26'
opera prima

Grifone di cristallo
MIAMI Premio Opera Prima ispano-americana
e miglior sceneggiatura
CARTAGENA  premio del pubblico

   Colombia, regione centrale del fiume Magdalena. Mateo è un adolescente che vive solo con la madre e subisce il fascino dello zio Walter, arricchitosi come strozzino, un essere umano violento e senza pietà. Per evitare di venire espulso da scuola, Mateo accetta di frequentare un corso di teatro, condotto da un prete che sta cercando di aiutare la comunità ad uscire dalla paura e dalla connivenza con la criminalità. Il corso apre gli occhi al ragazzo sulla pericolosità dello zio, ma potrebbe essere troppo tardi.
La sorpresa maggiore che riserva questo film, firmato da Maria Gamboa e da lei stessa sceneggiato con la collega Adriana Arjona, è la distanza tra il racconto e la messa in scena. Tanto è consueto e semplicistico il primo, tanto è vitale, credibile e appassionante la sua trasposizione in immagini. Eppure i limiti non spariscono certo lungo la strada: restano i passaggi obbligati del genere, che troppo obbligati non dovrebbero mai essere, e resta una rapidità sospetta nel cambiamento del protagonista, che aveva scelto la strada della corruzione non per capriccio ma perché esasperato dalla miseria a cui erano costretti lui e la madre, e che nell'ambiente del teatro trova dei giovani "ridicoli" e delle pratiche umilianti per il suo punto di vista nutrito a machismo e prevaricazione del prossimo. Sappiamo tutti che non c'è esercizio più difficile, nella vita, che abbandonare una mentalità per adottare una nuova prospettiva, specie se radicalmente opposta. Ma le ingenuità del film e di questo passaggio sbrigativo si accompagnano, in fondo, alle ingenuità di Mateo stesso, un sedicenne che fino ad ora si è lasciato trascinare dalla corrente e che finalmente comincia (letteralmente) a guardare altrove.
La regista, qui alla sua notevole opera prima, si muove alla stessa altezza delle persone che racconta, teatrante tra i teatranti, donna tra le donne che preparano il cibo da vendere per dimostrare a se stesse e al reuccio con la pistola che possono ancora scegliere la dignità e la libertà. Ed è questa posizione dello sguardo, mai sermoneggiante, sempre calata nel ritmo urgente della storia, che garantisce la riuscita del film e l'arrivo a destinazione della denuncia che è in esso. Anche l'aspetto dell'arte, intesa come palestra per l'allenamento del nuovo modo di guardare il mondo e se stessi, è trattato con cura e circoscrizione, senza enfatizzazioni inutili, senza che la sua funzione nel film venga valicata in nome dello sfoggio registico. Felipe Botero, che interpreta Padre David, è uno dei pochi attori professionisti, mentre la maggioranza dei ragazzi proviene dal gruppo teatrale di Guido Ripamonti, attore e regista italiano, fondatore, in Colombia, del centro culturale Horizonte da cui trae ispirazione l'ambientazione del film.

Marianna Cappi - mymovies.it

   Costruito come una pièce teatrale a partire da un genere piuttosto praticato nel cinema del latinoamerica, quello della gioventù prestata alla malavita. (...) Ma qui non siamo nella sofisticata Argentina, ma in Colombia, una antica tradizione di cinema, considerato per lo più un artigianato, oggi cinematografia ricca di nuovi stimoli, con alcune sorprese. Il film mette in scena con precisione il dramma più emblematico della storia umana, il tradimento di Giuda: Mateo accetta di partecipare alle lezioni di teatro per fare la spia allo zio sui componenti del gruppo, in modo da poterli in qualche modo incastrare. E' solo un po' alla volta che si rende conto di quello che sta facendo. La sua consapevolezza si muove di pari passo alla scoperta di un mondo diverso da quello in cui è cresciuto, di valori differenti. Il racconto è lieve e astratto, e racconta una situazione che precipita solo nella gestualità, nell'accennare drammi tanto diffusi da non costituire neanche più sorpresa. Ma, si sottolinea, nella zona del fiume Magdalena, le comunità locali, a cui il film si ispira ed è dedicato, hanno saputo reagire alla criminosa e collusa situazione locale e «hanno costruito nel tempo, una pace duratura sul territorio puntando prima di tutto sulla dignità e sul rispetto della vita». Il film è stato scelto a rappresentare la Colombia come miglior film straniero agli Oscar.

Silvana Silvestri - Il Manifesto

   Made in Colombia, un lindo e più che corretto film-denuncia sulla difficile situazione in cui vivono tante zone di quella nazione bellissima e tribolata. La regista Maria Gamboa dirige un cast di non professionisti ma assai motivati e se pensate che la storia sia tutta fiction, ebbene vi sbagliate. La figura del sacerdote padre David si ispira infatti a quella di un teatrante milanese, Guido Ripamonti, che ha fondato e dirige laggiù il Centro Culturale Horizonte. La forza delle buone intenzioni di una vicenda (…) sicuramente sincera e vissuta, nonché la padronanza di mezzi e fini di un’autrice di cui sinora era solo conosciuto il corto 20 mil del 2007, hanno colpito le giurie di tanti festival internazionali. Quindi premi e segnalazioni a Giffoni (Grifone di Cristallo), a Cartagena e a Miami (Premio Opera Prima ispano-americana e miglior sceneggiatura).

Massimo Lastrucci - Ciak




promo

Il 16enne Mateo vive con la madre in un quartiere povero e violento, lungo la valle del fiume Magdalena, in Colombia. Per aiutare economicamente la famiglia, il ragazzo raccoglie per conto di un suo zio il denaro proveniente delle estorsioni. Una via d'uscita potrebbe essere rappresentata dal gruppo teatrale organizzato da un sacerdote coraggioso, molto attivo nel recupero sociale degli adolescenti, ma anche questa opportunità è vista dallo zio come fonte d’informazione per i suoi traffici. Mentre sboccia in Mateo la passione per la recitazione, la sua coscienza va in crisi… Un film colombiano che narrativizza problemi reali, necessariamente “piccolo” e tuttavia dotato di una solida drammaturgia, messo in scena con un linguaggio fluido e molto ben recitato. Scelto a rappresentare la Colombia come miglior film straniero agli Oscar!

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 LUX - febbraio 2015

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