Meduse (Meduzot)
Etgar Keret, Shira Geffen - Israele/Francia 2007 - 1h 18'

Camera d'or - Cannes 2007

    Un "primo film" che viene da Israele, diretto da una coppia di artisti, Shira Geffen (anche sceneggiatrice) e Etgar Keret, premiato con la Caméra d'Or a Cannes. Vale assolutamente la pena vederlo: pur lontano dalle implicazioni geopolitiche con cui siamo soliti pensare quel paese, Meduse mette in scena personaggi che forse ci somigliano, di certo ci riguardano, con un tocco lieve ma ricco di senso.
Durante la sua festa di nozze, Karen ha un incidente nelle toilette e deve starsene a riposo coatto. Batya, in ambasce sentimentali, si vede comparire davanti una bambina misteriosa come uscita dall'acqua. La cameriera filippina Joy vorrebbe rivedere suo figlio, rimasto al paese, ma deve prendersi cura di una vecchia signora irascibile. Tre donne che, in apparenza, hanno in comune solo la festa di matrimonio con cui si apre il film; in realtà, fluttuano nei propri destini come le meduse del titolo. Il film fa loro condividere, a distanza, un momento di pausa, una sorta di messa in parentesi del quotidiano che rappresenta anche una possibilità di rigenerazione. Adagiato lungo il mare di Tel Aviv, un film poetico blu come il mare; un po' cronaca un po' favola urbana, un po' "sognato".

Robero Nepoti - La Repubblica

    Sei personaggi, tante piccole storie, una città di mare vista in una luce del tutto diversa dal solito (Tel Aviv), tante vite "bloccate" nell'apatia o nel risentimento che riprendono il loro corso grazie a qualcuno che spesso nemmeno è consapevole del suo ruolo.
Ci sono film che sembrano fatti della materia impalpabile delle emozioni, la materia cui danno forma con pochi tocchi leggeri e precisi impastando interno e esterno, vita e sogno, passato e presente. Diretto da una coppia di scrittori israeliani già molto affermati ma al debutto nel cinema, premiato con la Caméra d'or a Cannes,
Meduse è uno di questi piccoli film miracolosi che parlano di piccoli miracoli quotidiani con il pathos, lo humour, l'efficacia delle fiabe impastate con la nostra vita di tutti i giorni.
I protagonisti, che non si conoscono fra loro, sono una coppia di sposini freschi di nozze arenata in un brutto albergo che puzza di fogna. Una ragazza che ha appena perso fidanzato e lavoro. Una domestica filippina che tutti trattano come una serva (chiamandola "la filippina", come troppo spesso si fa anche in Italia), ma che finirà per esercitare un ruolo addirittura salvifico sulle persone per cui lavora.
Nessuno di loro saprebbe guardarsi dentro, capire chi ha vicino, ritrovare da solo il cammino. Ma ognuno di loro incontrerà, per caso o meno, un testimone inatteso, uno sguardo obliquo, un momento della verità dopo il quale nulla sarà più come prima. Il tutto seguendo non la via artificiosa e sentimentale dei copioni "ben strutturati" all'americana, ma restando sempre molto aderenti alle cose minute della vita, con tutte le loro imperfezioni. Che possono rovesciarsi a sorpresa nel loro opposto. Così una morte diventa un passaggio; una bimbetta con un salvagente venuta da chissà dove apre le porte del passato e del perdono; una scrittrice bella e misteriosa annuncia un cambiamento imprevedibile. Conforta sapere che in una società sotto tiro come Israele lavorino artisti dotati di tanta leggerezza. Capaci per giunta di passare con disinvoltura da un mezzo all'altro. Leggere per credere i folgoranti racconti di Etgar Keret pubblicati in Italia da e/o (
Le tette di una diciottenne, Pizzeria Kamikaze, Gaza Blues). Anche se Meduse lo ha scritto sua moglie e lo hanno girato insieme, montandolo poi mentre nasceva il loro primo figlio. Più fiaba di così.

Fabio Ferzetti - Il Messaggero

    Personaggi che, come da titolo, fluttuano nel mare della vita condotti dalla corrente della casualità (o dell'inconscio?): sono i protagonisti di Meduse, opera prima firmata dallo scrittore israeliano Etgar Ekert con la moglie sceneggiatrice Shira Geffen. E anche se il copione porta solo il nome di lei è facile ritrovare in questo bel film la grazia malinconica e la comicità surreale dei racconti brevi per cui Ekert è giustamente divenuto famoso. Sullo sfondo Tel Aviv, città di approdo di transfughi da tutto il mondo, e cornice di un frammentario teatrino umano imbastito su tre «non-storie» dove si sfiorano senza incrociarsi le esistenze di una giovane cameriera imbranata, di due sposini in luna di miele e di una badante filippina. Solitudine, incapacità di comunicare, traumi del passato che riemergono, in un girotondo esistenziale imbastito secondo un meccanismo narrativo molto in voga nel cinema da una decina di anni. Ma qui colpiscono la limpidezza dell'immagine e una complessità che si palesa con la semplicità di un sogno, prima che ci arrischiamo a interpretarlo.

Alessandra Levantesi - La Stampa

 

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Sei personaggi, tante piccole storie, una città di mare vista in una luce del tutto diversa dal solito (Tel Aviv): al suo matrimonio, mentre il marito e gli invitati sono occupati a divertirsi e si dimenticano temporaneamente di lei, Keren si rompe una gamba e il gesso che ne consegue fa saltare la luna di miele ai Caraibi. Batya, che fa la cameriera al ricevimento di nozze, la mattina successiva, incontra sulla spiaggia una strana bambina che sembra essere uscita dalle onde: tra le due nasce uno strano legame, che cambia la vita della ragazza in modo decisamente drastico. Anche Joy è, a suo modo, una cameriera; arriva in Israele dalle Filippine e tenta di non perdere i legami con la famiglia. Il lavoro per una vecchia signora severa le scalda finalmente il cuore...
Poetico, tristemente dolce, malinconico eppure colorato, Meduse non può che commuovere e affascinare sin dalle prime inquadrature. Le vie degli affetti sono infinite e il film ne rispecchia con emozionante precisione le traiettorie: ci si muove tutti come meduse, spinte da correnti sotterranee misteriose.

LUX - dicembre 2007

film del week-end precedente