Melbourne
Nima Javidi - Iran 2014 - 1h 31’

Venezia 71 - Settimana della Critica

   È tutto pronto, o quasi. Amir e Sara, giovane coppia, stanno per partire alla volta di Melbourne per continuare i loro studi. A poche ore dal volo, però, un tragico imprevisto li terrà imprigionati dentro quella casa. Che piano piano si svuota di mobili, parallelamente al continuo andirivieni di persone, traslocatori, vicini e parenti: restano solo Amir e Sara, il loro drammatico segreto e l'impossibilità di comprendere quale sia la cosa giusta da fare. Ammesso ne esista una... Il paragone con il cineasta iraniano più significativo dei nostri giorni, Asghar Farhadi, non è peregrino: l'esordiente Nima Javidi, classe 1980, sembra aver assorbito intimamente il cinema dell'affermato connazionale (Una separazione, Il passato) e la sua opera prima, Melbourne, richiama alla mente anche le cifre stilistiche ed emotive care a Roman Polanski: rinchiusi in un appartamento che, svuotandosi di cose, finirà per lasciarli sempre più soli con quel dramma inaspettato, i due protagonisti (Payman Maadi e Negar Javaherian) continuano a sognare un futuro altrove ma sono costretti a confrontarsi con un evento che, giocoforza, potrebbe costringerli a rimanere lì per sempre. Una metafora sull'immobilismo dell'Iran? Forse. Per farlo, Javidi sceglie le atmosfere di un thriller dell'anima, dove il tempo che scorre serve apparentemente a creare convinzioni che, solamente un attimo dopo, vengono stravolte dagli eventi. Fino all'acme di un finale tutt'altro che consolatorio. .

Valerio Sammarco - cinematografo.it

   Inquadrato tra l’arrivo e la partenza di un taxi, Melbourne di Nima Javidi è il primo film d’esordio presentato dalla Settimana della Critica. Le generazioni di cinema iraniano si susseguono, con la caratteristica di un livello sempre alto di realizzazione e questo non fa eccezione, anzi ci porta una visione nuova della realtà iraniana soprattutto perché il racconto si fa geometrico, astratto. Un calcolo di sceneggiatura abbastanza vicino allo stile del protagonista, un giovane ingegnere chiamato per un colloquio di lavoro a Melbourne, dove si sta trasferendo per alcuni mesi con la moglie Sara (Negar Javaherian). Lo interpreta Payam Maadi un attore ormai famoso anche internazionalmente dopo il premio Oscar a Una separazione, nato a New York da famiglia iraniana ed effettivamente laureato in ingegneria. Regalando alla figura di Amir quelle sfumature di apparente solidità, incertezza, pavidità, gentile irresolutezza e scoramento controllato che abbiamo già notato nei personaggi maschili di alcuni film della nuova generazione. I due hanno preparato le valigie, stanno aspettando il rigattiere perché venga a ritirare i mobili che gli hanno venduto, scherzano su skype con un amico. Solo fanno attenzione a non svegliare il neonato che la babysitter del vicino ha lasciato nella loro casa per un impegno urgente da sbrigare.Un quadretto familiare che promette novità piacevoli per la coppia. Ma già un indizio è seminato, con l’arrivo dell’addetta all’anagrafe che sta controllando gli abitanti del condominio, prima presenza esterna che si introduce nella loro vita, indizio di catalogazione. Come fosse un controcampo dei film iraniani ambientati perle strade qui tutto qui tutto avviene tra le mura dell'appartamento che si trasforma un po’ alla volta e sempre più convulsamente in una cittadella assediata, colpita come da proiettili dagli squilli dei cellulari, del telefono fisso, del videocitofono, dello schermo del computer, tutte «armi di distrazione di massa» moderne che qui giocano un ruolo chiave. Come dicono gli sceneggiatori, in un film deve esserci il «deragliamento del treno»: in questo caso il momento culminante è segnato dal fatto che Amir si accorge che il neonato che dormiva sul letto forse non respira più (...)
Entra in scena il thriller dotato di una interessante connotazione che unisce due tipici elementi cari al cinema iraniano: il senso di panico che deve crescere nello spettatore e la catalogazione della società.Poiché i personaggi sono chiusi in trappola nell’appartamento non riuscendo a prendere una decisione su come risolvere il drammatico evento, è la società intera ad affacciarsi via via alla porta, sotto forma di vicini, rigattieri e ragazzi di bottega, padroni di casa, madri, sorelle, nipotini. Sotto forma di squilli ossessivi di cellulari che incrociano e moltiplicano le visite. Protettivamente Amir fa in modo che la moglie resti il più possibile chiusa nella ca mera da letto per evitare di dover interagire con il padre del neonato (dietro cui si indovina una oscura storia parallela) ma poi non è in grado di prendere alcuna decisione in merito. Procrastina, depista. Che fare? Certo non sveleremo l’intreccio, possiamo solo dire che si tratta di un fantastico congegno, un esordio eccellente.

Silvana Silvestri - Il Manifesto

   Amir e Sara sono una giovane coppia in procinto di lasciare l'Iran per la lontana Australia, per ragioni di studio. Il film entra in casa loro mentre inscatolano le ultime cose e si danno appuntamento con i parenti più stretti per i saluti all'aeroporto. È tutto pronto, il futuro è alle porte. Occorre solo che un vicino di casa passi a riprendere la sua bambina di pochi mesi, che la babysitter ha lasciato in custodia a Sara. Ma qualcosa non va: la bambina, che credevano addormentata, non dà segni di vita.
C'è la forza violenta dell'imprevedibilità alla base di questo racconto, piccolo nei mezzi ma non nelle ambizioni. Quella forza che viene a smantellare i piani degli esseri umani, a metterli alla prova per riscrivere loro la strada o per testare i limiti di quella stessa umanità. Come già in
Una separazione di Ashgar Farhadi, con il quale questo film instaura un colloquio così stretto che dal film di Farhadi si direbbe direttamente ispirato (ben al di là della presenza dello stesso attore), la generazione dei trenta-quarantenni iraniani di oggi viene inquadrata di fronte a una scelta morale da fare, a una responsabilità da assumere o da rifiutare(…) L'opera prima di Nima Javidi è estremamente ben architettata negli snodi narrativi e nella tempistica dell'andirivieni teatrale delle figure coinvolte e la bravura degli attori protagonisti, la modalità con la quale è tratteggiata la loro relazione, con lo stretto indispensabile, e la tensione del prologo fanno vibrare qualche corda; ma il sentimento è il grande escluso di questo film, che bada alla dinamica narrativa prima che a tutto il resto (ma come farsi andar bene, allora, tutte quelle piccole forzature?). I due possono solo immaginare le conseguenze dell'accaduto, ma è un sentire per procura, che fa il gioco del giallo e poco più. Così il dramma, nonostante l'altrove evocato nel titolo, resta cementato nella dinamica di coppia e nell'esercizio cinematografico in stile kammerspiel.

Marianna Cappi - mymovies.it




promo

Una giovane coppia sta per partire per Melbourne per motivi di studio-lavoro, ufficialmente per due-tre anni, ma potrebbe anche essere un trasferimento definitivo. Tutto è pronto, le tasse per l’espatrio sono state pagate, mancano solo otto ore al volo, il rigattiere sta per arrivare a portar via i mobili, le valigie sono fatte. Ma ecco l’imprevisto, qualcosa di molto grave succede in casa. Tutto rischia di sgretolarsi, marito e moglie si rinfacciano la colpa di quanto è successo, e dovranno trovare insieme una via d’uscita. Tutto in un interno. Un perfetto ménage coniugale che si rovescia in un inferno. Inganni e ipocrisie ben nascosti dietro la facciata perbene. Un’opera prima folgorante e glaciale (l’influenza di Una separazione di Farhadi si fa sentire - e il protagonista è lo stesso): Javidi sceglie le atmosfere di un thriller dell'anima, dove il tempo che scorre serve apparentemente a creare convinzioni che, solamente un attimo dopo, vengono stravolte dagli eventi. Fino all'acme di un finale tutt'altro che consolatorio.

film precedente presente sul sito

 LUX - novembre/dicembre 2014

film successivo presente sul sito