Il mestiere delle armi
Ermanno Olmi
- Italia/Fra/Ger 2001 - 1h 40'

  

     Quali sono i segnali della nuova forza del cinema italiano? Indubbiamente l'eclatante successo commerciale che ha accompagnato i turbamenti post-adolescenziali del neo sposo Stefano Accorsi (L'ultimo bacio - 23 miliardi!) e lo sconvolgimento esistenziale di Margherita Buy nell'aura utopica del gay-power (Le fate ignoranti - oltre 10 miliardi), ma più significativo è certo il credito che il nostro cinema sta avendo all'estero. Se I cento passi, dopo aver fatto bella mostra di sé al Festival di Venezia, non è riuscito ad entrare tra i candidati all'oscar, ora la Palma d'oro a La stanza del figlio corrobora il quasi unanime apprezzamento al nuovo Moretti (ben piazzato anch'egli al botteghino: per ora 8 miliardi), ma il vero evento cinematografico made in Italy è il ritorno sul grande schermo di film precedente in archivio Ermanno Olmi film successivo in archivio con un film come Il mestiere delle armi che è una vera folgorazione di stile e, al contempo, un'opera ostica e refrattaria all'emozione superficiale (non per niente i francesi l'hanno snobbato!).
      È curioso che due autori come Avati e Olmi abbiano rivolto entrambi lo sguardo all'epica cavalleresca, ma mentre
I cavalieri che fecero l'impresa dipana un confuso e truculento fumettone sulla leggenda della Sacra Sindone, Il mestiere delle armi concentra il suo narrare sulla calata dei Lanzichenecchi su Roma (1526), ergendo a martire-eroe quel Joanni de' Medici che tutti abbiamo conosciuto nei libri di storia come Giovanni dalle Bande Nere (i suoi vessilli con la fascia scura, le armature dei suoi uomini brunite per i combattimenti notturni…).
Per Olmi la triste istoria di Giovanni è l'occasione per ripercorrere l'infida brutalità di un secolo in cui potere, religione e progresso si fronteggiavano con "storica" incoerenza, per dipingere scenari di battaglia e di morte su fondali di un autunno avanzato (freddo, nebbia, neve) che è specchio della mestizia dell'animo. Quadri statici di un'architettura che amalgama la strategia della natura e del combattimento (le brume del paesaggio irto delle lunghe lance), movimenti e tagli d'inquadratura che hanno il respiro possente di un cinema classico. I richiami vanno a Welles e Kurosawa, l'essenzialità assoluta, l'astrazione di un'umanità succube alle faide delle coscienze riporta a Rossellini, il peso, immobile, di un realtà enigmatica evoca Tarkovski e Bresson. Ma
Il mestiere delle armi è soprattutto Ermanno Olmi, un Olmi forse mai così lucido e rigoroso che esplora la coreografia emblematica delle scene di massa, che dà vita (corposa e nefasta) agli oggetti epocali della vicenda: le corazze e gli elmi di gelida maestosità, il crocefisso usato come legna da ardere, i falconetti (le nuove bombarde dei nemici), la cui forgiatura diventa greve presagio della fine di Joanni. Colpito ad una gamba da un micidiale proiettile, il capitano di ventura al servizio di Papa Clemente VII finisce i suoi giorni divorato dalla cancrena. Affidato alle cure impotenti dei medici (le sanguisughe rifiutano il sangue infetto, l'amputazione arriva quale rimedio tardivo), Giovanni dalle Bande Nere, immobilizzato nel suo letto di morte, alza lo sguardo ai lussureggianti affreschi che decorano la stanza, sogna la moglie e il figlio (e un'amante, per la quale Olmi si concede inediti flash di sobria sensualità), cede allo sfinimento del corpo e dello spirito senza un contraddittorio inquisitore come in Giovanna d'Arco, ma con lo stesso incombente spessore figurativo e metafisico. Il rito funebre, che apre e chiude il film, segna la fine di un eroe  a tutto tondo e di un'epoca bellica ancora austera nella ritualità dei gesti e leale nella veemenza degli scontri. La nobile arte della guerra diventa scienza di strage, la tragedia della morte violenta del singolo resta un delitto al cospetto di Dio e degli uomini.

ezio leoni - La Difesa Del Popolo  27 maggio 2001

  TORRESINO ALL'APERTO! giugno-agosto 2001

promo... Il vero capolavoro di questa stagione del cinema italiano: rigoroso ed enigmatico, maestoso e metafisico, di una spettacolarità possente e contenuta, di un ricchezza autoriale senza pari!