Molière in bicicletta (Alceste à bicyclette)
Philippe Le Guay - Francia 2013 - 1h 44'


   Nel delizioso Molière in bicicletta, Philippe Le Guay (l'autore di Le donne del 6° piano) si rifà a II misantropo, giocandone il testo fra vita e teatro nella ventosa cornice fuori stagione della bretone località di Ile de Ré, dove si è ritirato a vivere in solitudine il talentoso teatrante Fabrice Luchini. (...) Una regia elegante ed essenziale, due interpreti eccellenti per umorismo e finezza, una commedia che con leggiadria riafferma la severa morale molieriana: Alceste sarà pure un nevrotico ossessivo nel suo rifiuto estremo di accettare le regole del viver sociale; e tuttavia, oggi come allora, lo spettacolo «du siècle» è tale che è difficile dargli torto...

Alessandra Levantesi Kezich - La Stampa

   Le Guay, vedi il film condominiale sulle colf spagnole dove Luchini scappava dalla gabbia sociale, è abilissimo nella confezione di una commedia intelligente che nasconde un doppio fondo dove la storia di un'amicizia si trasforma in svendita di rancori covati sotto i riflettori. Sorvegliata da un dialogo sublime per speciale merito di Molière nostro contemporaneo, la storia intreccia banalità campagnole, case in affitto e nonne attente, giocando in forma divertente la cultura senza esser mai pedante. Annoda alto e basso, amore e odio, stima e disprezzo, parolacce e versi nel ritratto di un misantropo al quadrato e di un onesto eroe tv che Lambert Wilson tratteggia con nevrotica baldanza in un gioco delle parti che si diverte col teatro, e tutte le sue miserie e nobiltà, mentre nella colonna sonora vive una seconda giovinezza Il mondo di Jimmy Fontana.

Maurizio Porro - Il Corriere della Sera

   Se anziché in bici i protagonisti andassero a cavallo, Molière in bicicletta potrebbe essere un western, con i due eroi che si contendono i favori della bella del posto dando il meglio e soprattutto il peggio di sé. Ma il film di Le Guay, già regista di Le donne del 6° piano e di un'altra piccola gemma come Il costo della vita (entrambi con Luchini), non è un western. È una commedia amara quanto sottile (e di clamoroso successo in patria) che usa il Misantropo di Molière per tuffarci in quel groviglio di sentimenti e risentimenti, rimossi o taciuti, che chiamiamo carattere e che spesso avvelena le nostre vite, oggi come ai tempi di Molière. E lo fa contrapponendo due figure opposte in tutto. Luchini è il grande attore che, stufo di calcoli, fatuità e ipocrisie, si è autoesiliato nell'Ile de Ré, in Bretagna. Wilson il divo che tutti fermano per strada, forse di minor talento ma di sicuro fascino e grande successo (fa il neurochirurgo miracoloso in una serie tv, figuriamoci). (...) Un soggetto simile, nato quasi per caso dall'incontro fra Le Guay e Luchini, che ha eletto davvero l'Ile de Ré a buen retiro, poteva scivolare nella commedia di costume un po' facile. Magari giocando, brillantemente, sul contrasto fra i caratteri. Le Guay e i suoi eccellenti attori schivano il pericolo andando fino in fondo. Cioè affidandosi al testo di Molière, che con i suoi versi integra e commenta alla perfezione quanto accade. E non negandosi un pizzico di indispensabile crudeltà. C'è più coerenza, coraggio e nobiltà nella rinuncia (un po' gretta) di Luchini o nella consapevolezza (non priva di compiacimenti e opportunismo) di Wilson? Non saremo nel West, ma anche i versi possono ferire, e i personaggi fanno (e si fanno) male sul serio.

Fabio Ferzetti - Il Messaggero


promo

Serge Tanneur (Fabrice Luchini), attore un tempo famoso, si è ritirato dalle luci della ribalta. La troppa pressione lo ha spinto a smettere di recitare e a trasferirsi a vivere in solitudine sulla piccola isola del Ré, dove da tre anni trascorre le giornate a pedalare con la sua bicicletta. Un giorno Serge riceve la visita improvvisa di Gauthier Valience (Lambert Wilson), attore sulla cresta dell'onda che sta mettendo in piedi la sua personalissima versione del Misantropo di Molière. Gauthier offre a Serge il ruolo da protagonista e, di fronte al suo rifiuto, gli propone di provar insieme a lui il primo atto della commedia. Per cinque giorni i due attori si misurano rivaleggiando in furbizia e talento. Fino a quando non entrano in scena una giovane italiana divorziata e un'attrice di film porno... Una regia elegante ed essenziale, due interpreti eccellenti per umorismo e finezza, una commedia che con leggiadria riafferma la severa morale molieriana giocandone il testo fra vita e teatro.

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