Mondo Grùa
Paulo Trapero - b/n Argentina 1999- 1h 30'
[opera prima]

Premio Settimana della Critica - Festival di Venezia 1999

Non è la prima volta che alla Settimana della Critica, tra tante opere prime sature di giovanilismi e di colore, vince un film in bianco e nero di "grigia", matura quotidianità. In Mondo Grùa la foto che Paulo Trapero dà della sua Argentina è fatta di occasioni perdute, di una classe operaia strapazzata nel suo ruolo sociale, ma non doma nell'ottimismo del singolo.
Com'è nato il personaggio di Rulo, questo operaio ex-bassista rock, ostinato nella ricerca di un lavoro, di una nuova serenità esistenziale? "Mondo Grùa non nasce come una trama eccitante, è giocato sull'atmosfera e in tal senso era importante che il punto di partenza fosse drammatico. La mancanza del posto di lavoro è certamente un dramma, ancor più per un uomo di cinquant'anni. Rulo è un ex-musicista e il suo passato pesa in ogni momento. Non si è sempre dedicato allo stesso lavoro e per un uomo della sua età non è facile accettare la mancanza di stabilità. Deve cominciare da zero, alla pari con il figlio venticinquenne ed è da tale confronto che in fondo la storia prende il via. E in questo si può leggere il senso del mio interesse come autore giovane per una storia matura".
In ogni caso anche l'approccio stilistico niente concede ai cliché commerciali. "Il taglio è quasi documentaristico. L'idea è stata quella di annullare la presenza manifesta del regista, degli attori. Ma di costruire qualcosa che non vorrei definire realistico, piuttosto come uno spezzone che sembri davvero reale. La vita che mettiamo in scena può continuare fuori dal film identica a quella che abbiamo visto. Quella che chiudo è la storia che ho raccontato, ma la vita del protagonista continua."
Argentino verace, corporatura massiccia, lunghi capelli corvini, sorriso aperto, Paulo Trapero non nasconde il buonumore per questo suo meritato riconoscimento veneziano. Ai diecimila dollari del premio, già si aggiungono alcune offerte per la distribuzione italiana. Ma nel panorama ancora del deprimente della produzione argentina anni'90 la sua unica preoccupazione è quella di "poter continuare a girare". E di continuare a costruire racconti di umana quotidianità dove l'esuberanza interiore non si fa soffocare dalle difficoltà e dove ogni immagine trattiene un briciolo di verità, dove ogni situazione, ogni oggetto dialoga narrativamente con i personaggi. "Rulo trova lavoro come operaio edile addetto alla manovra delle gru. Secondo me le gru meccaniche hanno due pregi. Da una parte c'è la questione visiva, che mi sembra molto forte. Sono come degli animali giganteschi che "gridano" provocando un sacco di rumore. Dall'altra parte sono come un termometro dello stato di una città. Sono un simbolo di progresso e, da questo punto di vista, il film contiene anche un paradosso. Il protagonista che va progressivamente perdendo tutto quello che ha, lavora in una macchina che rappresenta l'opposto di quello che gli sta capitando."

e.l. Il Mattino di Padova - 10 settembre 1999

 

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