La morte corre sul fiume (Night of the Hunter)
Charles Laughton – USA 19551h 30’
[versione RESTAURATA - originale con sottotitoli]

  Il predicatore Harry Powell (Mitchum) sposa e uccide una vedova (Winters), cercando il bottino di una rapina del marito, I due figlioletti (Chapin e Bruce) fuggono, trovando rifugio presso un'anziana signora (Gish) che ospita trovatelli, ma Powell è sulle loro tracce [...]
Sullo sfondo di un'America di provincia in cui tutti sono ossessionati dal puritanesimo (Powell si rifiuta di consumare le nozze), una fiaba nera girata con uno stile folgorante che non ha eguali nel cinema dell'epoca. Laughton sembra ricapitolare espressionismo (le luci taglienti del direttore della fotografia Stanley Cortez) e surrealismo (la morta sott'acqua, con i capelli che fluttuano come alghe; il bestiario notturno nella palude) in una sintesi personalissima, dove l'orrore e il meraviglioso sono due facce di una stessa medaglia. La logica narrativa del film avanza più per associazioni d'idee che per rigorosa consequenzialità, "privilegia i concatenamenti metaforici piuttosto che la progressione drammatica, la rima piuttosto che il ritmo, le assonanze e gli accordi armonici piuttosto che il crescendo drammatico" [...] Il personaggio di Mitchum porta tatuate sulle nocche le parole "Love" ed "Hate"...
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Dizionario dei Film (Paolo Mereghetti)

  "Uno dei film più agghiaccianti che mai siano stati fatti" (P.Kael), La morte corre sul fiume non ebbe alcun successo. Unico film diretto da Charles Laughton, fonde culture e generi diversi, in una storia di tipo fantastico che ha tutta l’apparenza di un incubo (un incubo infantile, vissuto dai due piccoli protagonisti e dominato dalla presenza dell’’orco’ Mitchum). Tra la favolistica nordeuropea (i fratelli Grimm, in particolare), l’espressionismo letterario, figurativo e cinematografico e le ossessioni puritane per il peccato e il denaro (Henry James non è estraneo all'operazione compiuta da Gubb nel romanzo), il neoregista si muove con scioltezza insospettabile, e con un gusto per l’inquietante – musica in carattere, fotografia di un tenebroso bianco e nero – che accrescono la suggestione di una storia emblematica: sul Bene e sul Male, e sui poteri ipnotici della macchina-cinema.

Dizionario Universale del cinema (Maurizio del Vecchio)

 



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Capolavoro segreto del cinema americano, fonte di ispirazione per Scorsese, Malick e mille altri, l’unica regia di Charles Laughton è una fiaba gotica vista dagli occhi di due bambini. Favola oscura, fotografata in un bianco e nero espressionista e visionario, che regala a Robert Mitchum uno dei più grandi personaggi della sua carriera, quello del sinistro predicatore che incombe come un orco sui due piccoli protagonisti indifesi. Un film unico e irripetibile, considerato tale fin dal suo apparire, come se fosse destino che lo stesso Laughton non avrebbe più osato sfidare tanta perfezione. Un film, che come nessun altro ha il passo dell’infanzia e in cui la cosa più straordinaria è proprio l’arcano, meraviglioso disegno dei personaggi. Fiaba e thriller, bianco e nero, luci ed ombre, il bene contro il male. Un film di opposti inconciliabili, come quelle parole – ‘love’, ‘hate’ (amore e odio) – che il predicatore ha tatuato sul dorso delle dita. Una delle (tante) immagini indimenticabili di questo capolavoro senza tempo.

LUX - rassegna Leggere & scrivere di cinema marzo/aprile 2000

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