Le nevi del Kilimangiaro (Les neiges du Kilimandjaro)
Robert Guédiguian - Francia 2011 - 1h 30'

  La classe operaia va in purgatorio. Ma lo scopre quando è troppo tardi. Quando ormai ha passato la mezz'età e si è abituata ai suoi minuscoli privilegi da welfare, conquistati a duro prezzo. Senza accorgersi che all'inferno ormai ci stanno gli altri. I giovani, i precari, i sottoccupati cronici. Gente che la vecchia coscienza di classe non sa neanche cosa sia, ed è disposta a tutto. Anche a impugnare una pistola e rapinare i compagni. [...] Dignità, integrità, rispetto, solidarietà. Resi urgenti e addirittura palpabili dalle facce, i gesti, gli sguardi dei suoi personaggi. Non solo Michel, così allergico ai privilegi che quando deve tirare a sorte venti compagni da licenziare per una ristrutturazione mette anche il suo nome nel bussolotto. Ma gli altri, i reietti, i 'miserabili', per dirla con Victor Hugo, a un cui poema (Les pauvres gens) è ispirato questo film struggente come pochi. Il giovane ladro che picchia e rapina perché ha due fratellini da accudire. La madre degenere che vomita in faccia le sue «cattive» ragioni all'attonita Marie-Claire. O quell'amico di tutta una vita, che non ha nessuna pietà di quel ladro disperato, anzi gli augura quindici anni di lavori forzati, non di cella con bagno e tv. Finché nel commovente epilogo tutto torna a posto grazie a un gesto di enorme coraggio individuale, perché non c'è coscienza collettiva se prima non si fanno i conti con la propria. Dice Malraux, citato da Guédiguian: «Un film popolare è quello che rivela alla gente la grandezza che ha dentro». È esattamente quanto succede qui. E succede assai di rado.

Fabio Ferzetti - Il Messaggero

 Se il titolo è lo stesso di un vecchio film con Gregory Peck, adattato da un racconto di Hemingway, il nuovo film di film precedente in archivio Guédiguian s'ispira a tutt'altro: alla poesia I poveri di Victor Hugo e a una canzone anni 60. [...] Dopo il Kaurismäki di Miracolo a Le Havre, anche il regista marsigliese ci racconta una fiaba sociale che ricorda il cinema del 'realismo poetico' e del Front Populaire. Però ci mette dentro, oltre al rimpianto per le battaglie sociali perdute dalla classe operaia, anche una dose d'indignazione tutta contemporanea. Con qualche sovrappiù (veniale) di dialoghi didascalici, Guédiguian realizza uno tra i suoi film migliori degli ultimi anni. Lo circondano i formidabili attori-complici di sempre.

Roberto Nepoti - La Repubblica

   E due! Dopo il Miracolo a Le Havre di Aki Kaurismäki, anche il francese engagé Robert Guédiguian riaffila le armi della rivoluzione, passando dalla 'immaginazione al potere' al potere della favola. Titolo preso da una canzone di Pascal Danel, Victor Hugo (Les pauvres gens) e Jean Jaurès per padri ispiratori, Le nevi del Kilimangiaro condivide con Le Havre l'attore Pierre Darroussin e, soprattutto, la volontà di superare la débacle del proletariato nell'apologo degli ultimi, con la musica sacra a officiarne l'unione ritrovata. Pia illusione, perché invero è un nostalgico scoramento a segnare la storia di Michel (Darroussin), un sindacalista duro e puro che insieme alla moglie (Ariane Ascaride) viene rapinato da un collega fresco di licenziamento: corre a denunciarlo, ma se ne pentirà. Non si pente, viceversa, il buon Guédiguian, eppure non riesce a fare di necessità - crisi della coscienza di classe - virtù: 16 mm e messa in scena d'antan, i rimpianti sono tanti, ma il mondo va. E la neve si scioglie al sole della nostra (brutta) realtà.

Federico Pontiggia - Il Fatto Quotidiano

promo

Il dramma sociale del regista francese Guédiguian, da sempre cantore di un cinema impegnato a raccontare le realtà più disagiate e proletarie, porta sugli schermi un'opera sul confronto-scontro umano e generazionale.
Le nevi del Kilmangiaro si ispira alla poesia di Victor Hugo, La povera gente, e ci racconta come la serenità acquisita da un proletariato che si è fatto strada negli anni ‘70 e ‘80 con lacrime e sudore - per raggiungere l'agognato stato di ‘illusione borghese' nel quale ora vive - possa essere messa in discussione da un ragazzo qualunque, che di quello stesso proletariato fa ancora parte, e che nell'ingiustizia di aver perso il lavoro troverà il coraggio di rendersi egli stesso partigiano di ingiustizie.

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