Pensavo fosse amore invece era un calesse
Massimo Troisi - Italia 1991 - 1h 40'

  

"E' un film non d'amore ma sull'amore. Nei film che ho fatto finora c'erano storie d'amore come supporto ad altre situazioni e già da tre anni mi ero messo in testa di fare invece un film tutto sull'amore... Che è un film fantascientifico, perché non solo i protagonisti parlano di sentimenti, ma tutti gli altri, anche le comparse, anche chi passa per caso in un'inquadratura". Fino a quanto il sottile gioco amoroso di Massimo Troisi in Pensavo fosse amore invece era un calesse riesce a coinvolgere, oltre ai suoi caratteristi, anche il pubblico? Una volta tanto il cinema dell'autore napoletano si fa meno bozzettistico e dispersivo, anche se il film convince meno quando il gioco verbale non fa da mattatore. Per questo Troisi ha voluto accanto a sé un'attrice emergente come Francesca Neri che sa tenergli testa disinvolta e con la quale riesce ad instaurare un dialogo sentimentale sempre serrato e frizzante.
"Forse non c'è una definizione dell'amore, ma c'è l'amore. E' l'unica certezza, l'unica cosa provata è che la sofferenza d'amore prima o poi finisce. Ci vuole carattere, bisogna avere la pazienza di aspettare. Come dice Tommaso, non si muore per amore, si muore per impazienza". L'impazienza di Tommaso e Cecilia è quella di autenticare con il matrimonio il loro legame. La sofferenza nasce dalle improvvise, rispettive indecisioni: prima è lei a fare le bizze, sentendosi trascurata da un rapporto in cui un pizzico di gelosa galanteria non guasterebbe; poi, dopo i consigli dell'amico Angelo Orlando e la brillante rivalità amorosa di Marco Messeri, sarà la volta di Tommaso di esitare, preferendo una volta di più, alle formule del rito nuziale, l'"intimo" blaterare ad un tavolo da caffè. "Quando si smette di amare, ci vuole lo stesso impegno e la stessa intensità dell'inizio, far sentire alla persona lasciata tutto il bene che c'è stato: ci vuole amore per chiudere una storia. Aspettare un po' per non buttare via tutto ma recuperare quanto è possibile, ricreando un altro rapporto, un "dopoamore", fatto di complicità, qualcosa che può essere molto più forte dell'amicizia".

e.l. pieghevole LUX marzo-maggio 1992