Persepolis
Marjane Satrapi, Vincent Paronnaud  - Francia/USA 2007 - 1h 35'

premio della GIURIA

    Vent'anni di storia visti con gli occhi di una piccola iraniana che cresce, cambia, capisce, scopre la storia della propria famiglia e del proprio paese mentre il popolo insorge contro lo Scià, vede una rivoluzione e poi una guerra, soffre, emigra, ritorna nell'Iran degli ayatollah ormai adolescente, quindi scappa di nuovo, stavolta in Francia dove diventa una grande disegnatrice. E racconta tutto quel che ha vissuto in uno straordinario cartoon. Semplice e sofisticato (così sofisticato che sembra semplice), lineare e tumultuoso, pieno di fatti, di personaggi, di emozioni, di idee. Anche, anzi proprio perché non è un laborioso e iperrealistico film in 3 D, ma un cartoon tradizionale e in bianco e nero, dunque è duttile e potente, astratto e insieme preciso. L'ideale per questa cavalcata "in soggettiva" che partendo dal punto di vista di una bambina va al cuore delle cose alla loro verità profonda senza mai rinunciare alla complessità del mondo.
Tratto dall'autobiografia a fumetti in due volumi di Marjane Satrapi (pubblicata da Sperling & Kupfer), ma realizzato a quattro mani con Vincent Paronnaud,
Persepolis comunica il sentimento, raro, di una riuscita totale. E finisce per essere molte cose insieme: un'educazione sentimentale, un viaggio nella memoria collettiva, il trionfo di un'immaginazione così docile e sbrigliata che alla fine la vita della piccola Marjane diventa un pochino nostra. Anche se questa ragazzina di famiglia colta e benestante, due genitori che le dicono tutto, una nonna che adora e le dà consigli preziosi, va matta per Bruce Lee, i Bee Gees e più tardi per gli Iron Maiden, che compra al mercato nero già sotto il chador, ma cresce sentendo gli amici di famiglia raccontare le torture subite («sono degli scienziati, hanno imparato dalla Cia»), si vede arrestare e uccidere lo zio preferito. E prima di fuggire a Vienna per evitare i rigori della "rivoluzione" islamica, vive in un mondo dove le strade sono in mano a ragazzini col mitra, nelle case si fa il vino di nascosto, due centimetri di pelle sfuggiti al chador possono costare l'arresto, la Venere di Botticelli sui libri di scuola è tutta vestita, per non parlare del missile che abbatte la casa dei vicini. Ma accanto a queste esperienze solo sue, Marjane ne fa altre che appartengono a tutti, cresce, vede il suo corpo trasformarsi, litiga, si innamora, scopre a Vienna quanto può essere affascinante ma anche arido e ottuso l'Occidente (e vigliacchi i ragazzi...). Insomma si costruisce una identità complessa che il film riflette con l'immediatezza di uno stile dai tratti netti che usa tutti i mezzi del bianco e nero, sfondi, ombre, silhouettes, contrasto di materie e superfici, per dare vita a una girandola di emozioni diversissime con una leggerezza e una capacità di fondere, anche visivamente, le due culture da cui proviene, davvero invidiabili.

Fabio Ferzetti – Il Messaggero

    Verrebbe da dire che al cinema il fumetto Persepolis di Marjane Satrapi finisce addirittura per guadagnarci. E questo nonostante i quattro volumi avessero conquistato mezzo mondo (in Italia li ha pubblicati Sperling & Kupfer) raccontando, tavola dopo tavola, il processo di maturazione e poi di crescita di una piccola ma combattiva iraniana, non a caso fan di Bruce Lee. Si era giustamente parlato di intelligenza, umorismo, autoironia e passione, sottolineando come l' autrice riuscisse a concentrare in un solo disegno il suo messaggio e a renderlo immediatamente comprensibile. Senza dimenticare che il vero soggetto di Persepolis era la storia di uno Stato, l'Iran, dalla caduta dello scià alla democrazia teocratica degli ayatollah, non l'avventura più o meno fantastica di una bambina. E che si parlava di torture, esecuzioni, guerre, morti...
Come dire: un argomento non certo «nazional-popolare» che aveva conquistato il pubblico per forza di stile e di intelligenza. Portarlo al cinema poteva sembrare un'operazione rischiosa se non azzardata. E infatti l'autrice aveva rifiutato le proposte che volevano farne il soggetto di un film di finzione, magari con qualche grande star hollywoodiana. Ha accettato solo quando avrebbe potuto controllare totalmente il progetto, non snaturarne lo spirito e dirigerlo insieme al compagno con cui divide lo studio dove lavora, Vincent Paronnaud. E i risultati le hanno dato perfettamente ragione.
L'idea vincente è stata probabilmente quella di conservare anche per lo schermo la piacevole astrazione bidimensionale dei suoi disegni originali. In un cinema d' animazione dove tutti sembrano inseguire il più vero del vero con personaggi tridimensionali, facendo ricorso a tutte le più sofisticate invenzioni della creazione digitale,
Persepolis (film) rivendica il suo diritto a essere fatto di disegni ai limiti dell'astrazione, di mettere in campo un'animazione molto semplice e di scegliere il bianco e nero come universo cromatico di riferimento. Tutto quello, cioè, che potrebbe «irritare» lo spettatore e che invece si rivela l'arma vincente per catturarne mente e cuore.

Paolo Mereghetti – Il Corriere della Sera


promo

La sconvolgente educazione politica e sentimentale di una ragazzina iraniana. dalla Teheran del dispotico Scià (1978) all'illusione della libertà (presto sfiorita con la vittoria dei fondamentatisti), raccontata a cartoni animati. Partendo dall'autobiografia a fumetti di Marjane Satrapi, l'idea vincente è quella di conservare anche per lo schermo la piacevole astrazione bidimensionale dei disegni originali e un'animazione molto semplice con il bianco e nero come universo cromatico di riferimento. Il tutto si rivela l'arma vincente per catturare mente e cuore di ogni spettatore.

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